Con i faccioni sorridenti e rassicuranti dei candidati che già tappezzano la città, siamo ormai negli ultimi quindici giorni prima della presentazione delle liste per le comunali del 6 e 7 maggio. Due settimane, in cui magari si cercherà di convincere il noto professionista o il “volto nuovo” della politica a scendere ufficialmente in campo.
Perché come conferma – se ce ne fosse bisogno – l’ultimo sondaggio reso pubblico da Loredana Capone – la fetta di indecisi e non votanti resta parecchio consistente. E con gli ultimi scandali di corruzione politica distribuita in maniera bipartisan in Italia (da Bari a Milano, passando per Roma e Firenze) c’è solo da immaginare che la percentuale di chi non intende esprimere la propria preferenza alle urne è destinata a lievitare. Alle ultime due tornate di Comunali leccesi (del 2002 e del 2007) l’astensionismo si è attestato su quasi il 20 per cento dell’elettorato complessivo. Il che significa che su oltre 78mila aventi diritto al voto ce ne sono 15-16mila che neppure si recano ai seggi, muniti di certificato elettorale e documento di riconoscimento. Trattandosi di un dato consolidato un po’ ovunque, è prevedibile che neppure stavolta si riesca a scalfire quel consistente e convinto partito del non voto. E, quindi, non ci dovrebbero riuscire neppure l’uscente Paolo Perrone, ricandidato per il centrodestra, e gli altri quattro aspiranti alla sua successione: Loredana Capone per centrosinistra, Luigi Melica per i centristi, Maurizio Buccarella per il movimento “5 Stelle” e Antonio Capone con la civica “Verso Lecce”.
Più che altro c’è da convincere un altro buon 10 per cento di incerti-indecisi. E poiché in una piccola città come Lecce ci si conosce un po’ tutti, un parente-amico-vicino di casa-amico dell’amico-collega di lavoro te lo ritrovi di sicuro in qualcuna delle tante liste in campo. L’obiettivo è quindi l’arruolamento di chi potrà garantire, al di là dell’elettorato già schierato, il classico valore aggiunto.