Si inaugura, nel cuore della città di Campi Salentina, nell’antica Casa Prato Calabrese, sabato 16 giugno alle ore 19:30 “Talismani e fuoco”, la personale dell’artista Fabio Cappello che resterà aperta al pubblico fino al 23 giugno 2012.
Sono 28 le opere in rassegna con le quali l’artista prova a narrare il mistero dell’universo e dell’esistenza umana e che segnano il risultato di un percorso dal quale emerge una piena maturità espressiva e un cosciente possesso di equilibri cromatici e spaziali, nei quali
egli pone fiducia.
Fabio Cappello nasce a Salice, vive e opera a Campi Salentina.
Non possiede una formazione accademica, ma porta con sè un ricco bagaglio di esperienze artistiche vissute, fin dalla giovane età, con l’arte artigiana, coltivata nell’ambito familiare, scoprendo una passione innata che non lo ha mai abbandonato.
Ha partecipato a molte rassegne in Italia e all’estero ottenendo significativi e importanti consensi e riconoscimenti.
Al vernissage interverrà il sindaco di Campi Salentina arch. Roberto Palasciano e la vice-sindaco prof.ssa Rita Calliari.
Durante la serata Pompea Vergaro, critico d’arte, traccerà un viaggio sentimentale lungo le opere in rassegna per esplorare, insieme agli spettatori, il “confine inesistente” che corre tra la realtà e l’opera d’arte.Lo scrittore Mauro Ragosta proporrà letture di testi letterari.
L’Arte, essenza dell’Universo, sembra giungere da mondi lontani, tocca la nostra terra e sparge i suoi semi, spetta all’uomo coltivarli e aiutarli a crescere. Fabio Cappello è tra i fortunati, ha saputo curare questi semi e se oggi è tutto questo è perchè nel corso della sua vita ha tenuto fede all’Arte, affrontando, anche, difficoltà e vicende dolorose.
La sua arte si configura chiaramente nell’ espressionismo astratto fondato sul potere creativo del gesto risalente all’ “action painting” di Robert Rauschenberg e Mario Schifano anche se il suo stile percorre le strade della propria contemporaneità.
E per giungere ai “cromatismi astratti” ne ha fatta di strada!
Egli inizia il suo percorso come paesaggista e figurativo con tratteggi che si manifestano fin dapprincipio, con uno stile del tutto personali reinterpretando i luoghi cittadini o che appartengono alla sua infanzia e ai suoi respiri: campi di girasoli e piane sassose e prati fioriti, scavando nelle luci e nei tramonti per catturare non quella luce accecante, tutta salentina, ma quella morbida e accogliente.
Egli cerca e sperimenta, ininterrottamente , così, la sua spatola sia avvia dapprima verso l’informale per poi giungere alla purezza cromatica astratta.
La tela è il suo campo d’azione che spesso scende dal cavalletto per posarsi per terra: qui colore e gesto si coalizzano o lottano l’uno contro l’altro in una serie di combinazioni mutevoli e non premeditate.
La natura si offre all’artista in tutta la sua potenza dove l’elemento fuoco contribuisce a innestare astrattismi cromatici che emergono da esperienze lontane: talismani e fuoco, due elementi distinti che giungono da medesime esperienze ancestrali, cosmiche e terrestri, che l’artista risolve in ritmi ben modulati e ben costruiti.
Il fuoco secondo il mito greco fu rubato da Prometeo agli Dei per donarlo agli uomini; simboleggia la ragione umana contro il dispotismo autoritario, la purificazione e la trasformazione. È uno dei quattro elementi della filosofia greca antica e Fabio Cappello, del fuoco ne fa il suo agire artististico.
Perchè la vita è un vortice, un magma!
Egli coltiva la passione per le pietre preziose per scavare nella loro essenza, coniugando archeologie, mistero e simbologia. Esse giungono dalle viscere della terra, hanno percorso chilometri e chilometri, per millenni, che si perdono nel tempo e nello spazio, o dalle profondità marine per giungere sulla crosta terreste.
E l’artista cerca la bellezza, il divino, il segreto della vita, là nelle radici…
Le tonalità preziose del rosso diaspro e del corallo, il giallo oro dell’ ambra, il blu sodalite e il verde smeraldo, profondamente dinamici, divengono strumenti pittorici dalle cui essenze cromatiche l’artista campiense attinge per agire su una pittura che è azione, dinamismo, improvvisazione e scoperta inattesa e raggiungere, a volte, sulla tela, l’intensità espressiva di un bassorilievo.
Da esse trae nutrimento attraverso le quali il colore, audacemente, prende vita e si impossessa di spatola e tela conducendo la mano dell’artista nelle più intime pulsioni.
I colori nell’arte di Fabio Cappello posano lo sguardo sulla vita e divengono una chiave per entrare nell’imponderabile, divenendo un varco nell’infinito.
Ma prima che questo accada, il tutto si gioca in una energica gestualità apparentemente istintiva: sparge e versa larghe fasce cromatiche, ne aggiunge altre, il colore si fa massa fluida traboccando dalla tela come una massa lavica che esplode dalla bocca di un vulcano per scivolare lungo il suo crinale. Poi si cimenta in sottili tratteggi e schizzi apparentemente casuali che esplodono verso l’alto.
Aggiunge e toglie, amalgama e distribuisce introducendo anche elementi materici e oggetti, e intanto… il tempo non esiste.
Ad opera terminata posando lo sguardo sulla tela sembra quasi che le sue mani siano state guidate da un pensiero Superiore. Egli in realtà cerca il divino, lo cerca nell’uomo, nel mondo terreno attingendo i colori smaglianti che la natura può offrire: dalle sue viscere o dal globo terracqueo, ma anche da quelle proprietà e simbolismo che possono rappresentare.
Senza mai smettere di porsi delle domande sul misterioso Universo, nel continuo legame tra macrocosmo e microcosmo, per offrire allo spettatore, un tracciato dell’anima che non sempre, facilmente, si palesa.
Vi è un percorso dell’artista dedicato a “campo di pane” al quale egli giunge da esperienze personali e quotidiane legati alla terra, alla sua fatica e generosità per poi staccarsene.
Fabio Cappello non ha scelta: si affida all’Arte, perchè vorrebbe perfezionare la vita, mantenendo, tra le due, una linea fluida e la più “indistinta possibile”. Egli evoca inquietitudini esplorati con lucida consapevolezza.
Nel mondo dell’artista le storie si aggrovigliano tragiche e misteriose alla ricerca di una libertà di pensiero ardente e capaci di mettere le ali alle sue idee.
La passione per le potenzialità espressive del colore rendono prezioso ed elegante il suo lavoro, il cui fare arte ben si addice a un pensiero di Ernesto Treccani; “… Di qui si deve partire/ servirsi dei colori/ con gioia seguendo il ritmo della vita/. La vita si perde nel tempo/ l’attimo del colore / la ripercorre e la riempie”.”