MELENDUGNO (Lecce) – Che c’azzeccano i tarantolati, i riti, le danze e le liturgie annesse con un grosso tubo del diametro di un metro mezzo che sparerà gas azero? Non è l’ultima attrazione dell’imminente festa di San Pietro e Paolo a Galatina, ma l’ingresso, nemmeno tanto celato, di una multinazionale del gas, TAP, in una delle più antiche e popolari tradizioni del territorio.
Sponsorizzazioni che anche il più mediocre esperto di marketing boccerebbe poiché l’investimento risulterebbe poco pertinente all’evento. A meno che uno sciame di vecchiette in processione e ballerine, forse per effetto del morso del ragno, non si dimostrino improvvisamente interessate alle dinamiche del gas fra Italia e Azerbaigian. Né tantomeno i visitatori, turisti, antropologi e amanti della cultura popolare saranno colpiti da quel logo apparso in fondo al sei per tre, proprio sotto all’immagine dei Santi.
Nulla di tutto ciò, è ovvio. Pertanto ci si chiede, perché mai una scelta simile? Una ricca compagine industriale non può permettersi un bravo direttore marketing in grado di valutare l’opportunità di sprecare denaro senza avere alcun ritorno economico? Forse c’è, ma non è evidente. Probabilmente è oscuro ai più. Forse si cerca di rendere familiare quel nome, quella parolina che accompagna anche altri eventi importanti in tutta la Puglia. Avvicinarla al concetto di amicizia, musica, svago, aggregazione sociale e divertimento. Qualcosa che fa bene a tutti, grandi e piccini, bianchi e neri, salentini e forestieri.
Una parolina che non dovrà più evocare immagini negative, di interessi economici, di ambiente compromesso e di un territorio che viene svenduto dai suoi altissimi politicanti. No, nulla di tutto questo. D’ora in poi quando si legge quella parola è obbligatorio pensare a gente in festa, cappellini, fischietti e taburelli, vino frise e fantasia, tanta fantasia!
Christian Petrelli