Pesanti condanne sono state invocate per i 19 imputati considerati i presunti componenti di una banda specializzata in rapine e nel traffico di droga smantellata nel gennaio scorso con un blitz compiuto dai carabinieri della Compagnia di Maglie. queste alcune delle richieste. Il sostituto procuratore Francesca Miglietta, nel processo in abbreviato dinanzi al gup Antonia Martalò, ha chiesto 18 anni ai fratelli Giuseppe e Martino Stasi, rispettivamente di 26 e 24 anni; 14 anni e 6 mesi per Vito William Gravante, 32 anni, di Ruffano; 2 anni ed 8 mesi per Mirko Castelluzzo e Giuseppe Castelluzzo, di 35 e 32 anni, di Lecce e 16 mila euro di multa; 12 anni per Toni Leonardo D’Acquino, 44, di Casarano; 10 anni ad Antonio Rollo, 25, di Ruffano; 14 anni a Daniele Podo, 28, di Lecce; Marco Sabato, 8 anni, di Ruffano; 12 anni a Cristian Lato, 26, di Ruffano; 12 anni Carlo Chiarillo, 26, di Gagliano del Capo; 8 anni per Roberto Panico, 19 anni, di Ruffano; 12 anni per Daniele Vergaro. Subito dopo sono iniziate le arringhe degli avvocati difensori mentre la sentenza è prevista per il prossimo 7 luglio. Il gruppo, secondo le indagini, in poco tempo, avrebbe allargato il proprio raggio d’azione imbastendo un florido business attraverso lo spaccio di stupefacenti e avrebbe covato propositi di vendetta contro chi, nel tempo, decideva di sfilarsi la casacca del gruppo perché “passato dall’altra parte”.
La specialità del sodalizio sarebbe stata rappresentata, almeno all’inizio, dalle rapine; assalti con armi spianate contro i gestori ed i clienti di tabaccherie e supermercati, imbracciando persino armi da guerra, come in occasione del raid, poi sfumato, ai danni del furgone portavalori in arrivo all’ufficio postale di Carpignano Salentino il 2 aprile scorso, nelle cui fasi preliminari, il presunto capo, Giuseppe Stasi, di Ruffano, non avrebbe avuto remore ad aprire il fuoco contro i carabinieri se non avesse trovato in tempo una via di fuga. Sarebbe stato proprio lui, la mente e il braccio armato che, per via di uno spessore criminale già acquisito, avrebbe serrato le fila dello zoccolo duro del gruppo, (composto da giovani di Ruffano), anche dopo il suo arresto. Al fratello più giovane, infatti, in carcere, avrebbe confidato i progetti di pianificare altre rapine in banca, propositi di rappresaglia contro i suoi ex- compagni e il terrore di comparire nei filmati di altre rapine.
Gli introiti accumulati con gli assalti, poi, avrebbero consentito al sodalizio di reinvestire denaro “pulito” per avviare il business dello spaccio grazie ad una corsia preferenziale avviata sull’asse Ruffano-Lecce. Dopo una serie di rapine, infatti, Martino Stasi riferì al fratello Giuseppe nel corso di una visita in carcere: “Ora sto spacciando alla grande”.
Associazione a delinquere finalizzata alle rapine, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio, detenzione di armi e l’incendio di due mezzi, sono le accuse su cui batte la Procura e che convinsero l’allora gip Ines Casciaro ad accogliere il lavoro d’indagine dei carabinieri della Compagnia di Maglie, (guidati dall’allora maggiore Andrea Azzolini) e a spiccare nove ordinanze di custodia cautelare in carcere per stroncare sul nascere la carriera di giovani banditi che si muovevano come gangster e ragionavano con la tracotanza di criminali scafati.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Benedetto Scippa, Giuseppe De Luca, Mario Ciardo, Cosimo Rampino, Mario Coppola, Silvio Caroli, Giuseppe Castelluzzo, Pantaleo Cannoletta, Giancarlo Zompì, Simone Viva e Roberto Bray.
F.Oli.