La contro – conferenza è arrivata nel pomeriggio, alle 17,30. Paolo Perrone non ha gradito gli attacchi e ha scelto di non partecipare alla conferenza dell’Us Lecce, dove era stato invitato. Savino Tesoro è un fiume in piena e non ha smesso di lanciare strali nei confronti del primo cittadino, nemmeno dopo la sua conferenza; anzi, quando ha saputo che Perrone aveva convocato una conferenza senza invitarlo, ha lanciato la sua provocazione: «Ha paura di invitarmi? Io l’ho invitato. La verità è che fanno solo chiacchiere e non mantengono gli impegni, come i classici politici». Subito dopo la scena è stata del sindaco: «È tutta una speculazione, ci mostri le carte e poi procederemo ai pagamenti». Rispedite al mittente tutte le accuse, Perrone promette di non voler più parlare di questa brutta storia, dopo la conferenza. La guerra scatenata dal necessario ripristino del manto erboso, dopo il concerto dei Negramaro, sta raggiungendo toni che nessuno avrebbe mai immaginato.
Perrone si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, criticando apertamente la gestione Tesoro, i tre anni passati in una categoria dove il Lecce non era rimasto mai troppo a lungo negli ultimi decenni. «Auguro a Lecce una sorte migliore di quella che è toccata alle società gestite dai Tesoro»- ha dichiarato il sindaco. Perrone ha spiegato che le carte parlano chiaro: il manto erboso necessitava già di un intervento straordinario, come affermato in una lettera del marzo 2014 la società giallorossa. Quindi, il Comune di Lecce aveva commissionato una perizia che quantificava il dovuto alla società leccese in 35 mila euro. Per quanto riguarda i danni straordinari causati dal concerto: c’è la copertura assicurativa della società che organizza l’evento. «Abbiamo pagato 20 mila euro in anticipo, anche se in genere non lo facciamo mai»-ha spiegato Perrone. Tesoro dice che di quei 20 mila euro non ne sa nulla e che l’amministrazione voleva imporre la chiusura per quella cifra, quando chi ha lavorato al ripristino del manto erboso ha chiesto una cifra diversa. La guerra continua.