LECCE – Si è svolta sabato 28 Febbraio SCORSO la serata inaugurale della mostra “Libera Interpretazione de La Divina Commedia”, personale di Giovanni Rollo, allestita nelle sale del Castello Carlo V fino al prossimo 8 Aprile.
La mostra è organizzata dal Raggruppamento Temporaneo di Impresa: Theutra, Oasimed e Novamusa, con il patrocinio del Comune di Lecce.
Le opere sono dislocate lungo un percorso che attraversa ben cinque sale e coinvolge il visitatore in un ideale viaggio artistico e morale, che parte dall’Inferno e termina nel Paradiso. Bassorilievi, disegni e installazioni arricchiscono il percorso, come la bellissima vetrata raffigurante la crocifissione e l’installazione mobile dell’uomo con la valigia: Emigrante
Il critico d’arte Pompea Vergaro, curatrice della mostra, ha guidato i visitatori lungo il percorso offrendo illuminanti interpretazioni delle opere esposte e dialogando con lo scultore che ha aggiunto particolari inediti e personali. Un omaggio a Dante Alighieri e alla sua opera che coincide con il 750° anno della nascita del Sommo Poeta.
Al termine della serata, Giovanni Rollo ha accettato di ripercorrere la sua carriera rispondendo ad alcune domande. Ne è venuto fuori il ritratto di un uomo di grande spessore umano, un artista che ha molto da offrire al panorama italiano e mondiale.
Nella prima sala, veniamo accolti da una famiglia moderna realizzata in ferro battuto, cosa ha a che vedere questa installazione così moderna con La Divina Commedia?
Il senso di responsabilità è una costante nella mia vita ed è un messaggio che vorrei trasmettere attraverso questa installazione: una famiglia moderna formata da un papà, una mamma e un bambino col cane che sono arrivati per caso in questa galleria e hanno deciso di fermarsi per accogliere i visitatori e dire loro che è importante far conoscere l’arte anche ai bambini, farli appassionare alla cultura, aiutarli ad essere curiosi affinché diventino adulti equilibrati e felici. Noi tutti abbiamo una forte responsabilità nei confronti dei giovani.
In questa primasala sono esposti anche alcuni bozzetti, è da qui che è iniziato il suo percorso di ricerca su La Divina Commedia?
A La Divina Commedia mi sono avvicinato nel lontano 1971, anno in cui insegnavo a Brindisi e l’Associazione Culturale Dante Alighieri mi chiese di realizzare i quattro bozzetti qui esposti per una rivista.
Vent’anni dopo, riordinando le mie carte, mi ricapitarono tra le mani quei bozzetti e decisi di approfondire l’argomento per proporre una mia personale interpretazione dell’opera. Nel mio personale viaggio, Dante è il pellegrino che rappresenta tutto il genere umano alla ricerca della luce e della verità. Virgilio è il suo accompagnatore, portatore di sapienza e saggezza. Beatrice è la donna amata da Dante, segno di purezza e femminilità, assimilabile a Maria.
Nella seconda sala veniamo accolti da un’altra scultura in ferro: Un tuffo indietro. Pompea Vergaro ha fornito un’interessante spiegazione del suo significato artistico asserendo che il visitatore entra nel Poema dantesco facendo appunto, un salto indietro nel tempo, ma questa scultura si fa portatrice anche di un messaggio più intimo, vero?
Per spiegare questa opera, faccio sempre un esempio: davanti a noi c’è il futuro, dietro c’è il passato. Noi siamo nel presente e dobbiamo mantenerci in equilibrio tra queste due realtà imparando dal passato e avendo cura di vivere bene il presente per prepararci ad affrontare dignitosamente il futuro.
Perché Beatrice è rappresentata senza volto?
Perché non sappiamo quali fossero effettivamente i lineamenti di Beatrice, quindi ogni donna può immedesimarsi e riconoscersi in lei.
Stesso discorso vale anche per l’altra opera: Beatrice uno specchio per volto, perché ogni donna può specchiarsi e sentirsi una novella Beatrice; il gioco che propongo ai visitatori è quello di interagire con l’opera fotografandosi mentre ci si specchia.
Con la terza sala si entraa tutti gli effettinell’opera.Colpisce di questa sala la grande porta d’ingresso, gli specchi, i materiali utilizzati, come il ferro e il rame. Cosa accade in questa cantica?
Ho cercato di coinvolgere lo spettatore nel viaggio attraverso l’uso degli specchi. Posto dinanzi agli specchi, lo spettatore si può interrogare su se stesso, sulla sua natura e sul suo effettivo valore. La mia speranza è quella di riuscire a dare l’imput per un percorso di introspezione e autocritica.
La porta è una sintesi dell’inferno: Dante e Virgilio sono due spettatori protetti da una bolla, mentre le anime precipitano nelle fiamme accolte dal demonio.
Lo specchio è un monito: guardiamo il nostro volto riflesso nello specchio e realizziamo che potremmo essere noi quelli che precipitano tra le fiamme dell’inferno.
Tengo molto ad un’opera custodita in questa sala, che è La Bestia: una bestia si avventa contro Dante. La composizione non è casuale, perché tra l’uomo e la bestia c’è la cultura l’intelligenza e l’amore, fondamentali per affrontare la bestia che è in noi.
Vedo che sono tutti libri aperti realizzati con la tecnica del bassorilievo. Quanto tempo impiega per realizzare ogni singola opera?
Mesi, a volte anni, ma a volte pochi giorni. In alcuni casi il risultato non mi soddisfa e quindi abbandono l’opera per dedicarmi ad un’altra e poi torno sui miei passi.
Prima di realizzare le mie opere faccio un importante lavoro su me stesso a sulla mia psiche, mi pongo molte domande e cerco le risposte perché voglio che attraverso la mia esperienza e la mia arte, lo spettatore si renda conto che il Paradiso non è irraggiungibile, ma prima dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro e affrontare il male che è in noi.
Proseguiamoilnostroviaggio verso la luce passando per il Purgatorio, nella quarta sala. Cosa dobbiamo aspettarci nel Purgatorio?
Il Purgatorio è sinonimo di speranza, una volta riconosciuti ed espiati i nostri peccati, possiamo aspirare al Paradiso, alla perfezione e alla serenità. Dante viene accompagnato anche da un angelo, l’atmosfera cambia, come cambia il materiale utilizzato, infatti prevale il legno.
Nel Purgatorio si affronta un momento difficilissimo: il riconoscimento dei propri errori e l’espiazione dei peccati. Un dolore forte, ma necessario.
E arriviamo finalmente nel Paradiso. L’atmosfera cambia completamente. Il viaggio è finito?
Il viaggio è finito, cambiano nuovamente i materiali: legno, ottone, onice. Le immagini sono angeliche e le forme sferiche. La luce avvolge tutto.
Dante è solo, la presenza di Virgilio è inutile perchè ormai abbiamo superato i nostri limiti lasciandoli nel Purgatorio e nell’Inferno. Finalmente incontriamo Beatrice.
In Paradiso non serve cultura, non serve il denaro, non servono i beni materiali. Se siamo arrivati in Paradiso è perché abbiamo affrontato e sconfitto la bestia che è in noi. Con la opere presenti in questa sala, cerco di trasmettere un messaggio ben chiaro: l’uomo è su una barca sospinta dal vento. Sta a noi scegliere se rimanere immobili sperando che le cose cambino, oppure iniziare a fare qualcosa per migliorare la nostra vita, perché solo noi siamo responsabili del nostro destino.
Claudia Forcignanò