ROMA – Quando la scorpacciata di poltrone governative del Nuovo Centro Destra sarà finita, bisognerà inventarsi qualcosa. Il partito fondato da Angelino Alfano ha perso molti pezzi: nella provincia di Lecce tutto era iniziato sotto i migliori auspici e poi è diventato un ectoplasma. C’è chi nella Capitale si è messo in testa di unire a tutti i costi i centristi: la fusione, tanto annunciata e mai avvenuta (che è stata un vero flop in Puglia), potrebbe aver luogo nel periodo di preparazione alle politiche. I vertici Udc ed Ncd (anche se non tutti concordi) sono pronti ad unirsi in un unico partito e ci sarebbe anche Flavio Tosi. Ci penserà Casini, il vecchio amico, a convincere Raffaele Fitto ad aderire, perché, secondo i centristi, «se non opta per questa soluzione, finirà isolato a mendicare un posto in Parlamento a Berlusconi».
La nuova legge elettorale complica le cose: le «postazioni utili» sono sempre di meno, soprattutto per gli uomini. In provincia di Lecce, ad esempio, nel centrodestra si sa che potrebbero scendere in campo due donne, due ex assessori provinciali D’Antini (FI) e Manca (CoR). Ma tra gli uomini sarà una guerra fratricida. Allora si immaginano nuove geometrie, nuove alleanze. Movimenti dello zero virgola che si uniscono ad altri zero virgola, che si agganciano a partiti più forti sulla scena nazionale: un tripudio di trattative frenetiche, che a Roma andranno avanti fino alle prossime elezioni politiche. C’è da dire che saranno determinanti, per avere più peso nelle trattative, i risultati delle amministrative di primavera. Non è chiaro, però, quanto una fusione tra Udc ed Ncd, con Tosi e Fitto dentro, che tanto piace a Ferrarese e Cassano, possa essere gradita in Puglia dai generali centristi Ruggeri e Negro.
Sopravvivere politicamente è il motto, in una tempesta che ha frammentato irreversibilmente il centrodestra. Poi, ci sono le domande di carattere «esistenziale-politico». Che fine faranno Palese, Marti, Bruni e tutti i fittiani che ora sono in Parlamento? Per non parlare, poi, dei forzisti pugliesi. Domande retoriche, forse. Non sono chiari, del resto, nemmeno i rapporti tra Forza Italia e Conservatori e Riformisti. In Puglia l’accordo regionale tra fittiani e berlusconiani non è durato una settimana, subito smentito dalle trattative locali per le amministrative 2016. A Nardò, il centro più popoloso dopo Lecce, Forza Italia sostiene un candidato sindaco Udc, mentre i Conservatori e Riformisti sostengono un ex sindaco del Pd, Antonio Vaglio. Per non parlare di Lecce, dove anche il gruppo forzista rischia di sfasciarsi tra collaborazionisti di Perrone e oppositori: nonostante abbiano vinto quelli che hanno sempre chiesto l’alleanza con il sindaco (Nunzia Brandi, infatti, entrerà in giunta). Insomma, se a Bari si fanno dei conti, a Lecce non si trova la quadra.
Fitto, intanto, che a livello nazionale ha provato ad allearsi ufficialmente con Tosi, non è riuscito a portare a casa grandi risultati, per ora: potrebbe essere costretto a mediare con Berlusconi, col quale si punzecchia un giorno sì e uno no, o a cedere alla lusinghe di Pierferdinando Casini. Nel Salento sono tutti già al lavoro per le prossime politiche: Fitto vorrà il suo posto in Parlamento, ma anche Perrone, Marti e altri. Molti resteranno delusi. L’ex leader di Maglie deve ponderare bene: il suo movimento di ispirazione anglosassone, a livello nazionale, è isolato e molti dei suoi sono pronti a voltargli le spalle, se non dovessero trovare più «postazioni libere».
Gaetano Gorgoni