LECCE – Mentre le elezioni amministrative leccesi si avvicinano, la tempesta silenziosa nel centrodestra non si è placata, a sinistra invece la “bomba Blasi” non è stata disinnescata dalla segreteria Pd. L’Udc prova a lanciare una proposta che metta insieme i seguaci dei Popolari europei e trova chi la accoglie con entusiasmo: Area Popolare di Luigi Mazzei. “Chiamiamo a raccolta tutti gli alleati che come noi si riconoscono nell’area moderata del Partito Popolare Europeo e proviamo a delineare programmi condivisi e condivisibili – annuncia Carmelo Isola, dopo una riunione con Salvatore Ruggeri in cui si è riflettuto sull’appuntamento elettorale leccese – Alcuni potenziali alleati sono pronti a stringere questo patto, altri sicuramente ne valuteranno la bontà dell’iniziativa, spetta a noi creare le giuste basi di confronto e di programmazione seria per la nostra città. Stiliamo insieme un patto programmatico per Lecce 2017. Un patto – programma per la città basato su cinque o sei punti fondamentali per lo sviluppo della città. Già nei giorni scorsi il Coordinatore Provinciale di Area Popolare NCD, Luigi Mazzei, auspicava un percorso comune e la convocazione di un tavolo con le forze politiche di area popolare riconducibili al Partito Popolare Europeo”.
Nel centrodestra i quattro candidati in campo rischiano di far scoppiare la coalizione: l’imposizione di Marti o Congedo da parte di Perrone, senza primarie, potrebbe far esplodere un conflitto fratricida. C’è da mettere in conto che la candidatura del vicesindaco Cor, Gaetano Messuti, potrebbe avere il placet dell’alleato forzista: questo potrebbe fare la differenza. Ma c’è chi, come Attilio Monosi, chiede coerenza al partito a cui appartiene e vuole le primarie ad ogni costo. Poi, ci sono i forzisti, anche loro dilaniati da conflitti interni tra correnti. Forza Italia si riunirà giovedì prossimo per fare il punto della situazione, ma è sicuro che non sarà facile nemmeno per i berlusconiani fare una sintesi delle diverse visioni e idee.
La visione dei centristi sui possibili alleati è negativa: “Nel centrodestra, si gioca a sfogliare la margherita sui cui tanti petali ci sono scritti i tanti possibili nomi di candidati a sindaco, senza alcuna convergenza, programma o strategia politica. Probabilmente si ritiene, presuntuosamente, di vincere senza se e senza ma e che l’unico aspetto da definire sia il nome e cognome del candidato. Un susseguirsi di nomi, ed autocandidature, collegate alle varie correnti che rischia di far saltare il banco con la conseguente presenza di più candidati e di una pericolosa spaccatura. Nel centrosinistra, la Segreteria del Partito Democratico è alle prese con tanti nodi interni (primarie sì/ primarie no; primarie di partito o di coalizione; candidato deciso dalla segreteria o in accordo con gli alleati; uomo di partito o personalità della società civile). Si è tentato di ripetere il successo alle regionali, riunendo lo stesso cartello elettorale, ed alla quale ha partecipato anche una rappresentanza dell’UDC, ma tutto si è ben presto arenato e non c’è stato alcun seguito, a testimonianza dell’attuale confusione che regna nel Partito Democratico”.
Insomma, l’Udc prova a smuovere i principali partiti con l’idea del PPE, che però in Italia è solo una sigla vuota e in Europa è un posto dove convergono fautori e avversari dell’austerità: insomma, un luogo dove metterci dentro i moderati europei, certamente, ma anche tanto altro. Anche questa idea, destinata a dare risalto nel dibattito leccese ai centristi, è probabilmente avviata a dissolversi davanti alle inevitabili lotte di potere e rese dei conti che si affastelleranno, da qui alla primavera prossima. L’Udc, del resto, alza la posta con gli alleati del centrosinistra (è al governo con Renzi e in Regione è con Emiliano, partecipando anche in giunta): come potrebbe giustificare un accordo col centrodestra in una città importante come Lecce? È chiaro che se il candidato sarà Stefano l’Udc starà col Pd: il problema è Blasi, che alle primarie potrebbe riservare grandi sorprese. Più facile che, in caso di vittoria del consigliere regionale “ribelle”, i centristi corrano da soli, come cinque anni fa. Per ora l’idea del PPE è un diversivo per mettere al centro le idee: alle comunali, però, non basterà questo per unire appetiti e interessi troppo eterogenei.
Gaetano Gorgoni