LECCE – Forza Italia continua a puntare su due tavoli diversi: quello centrista del PPE è quello della coalizione di centrodestra, organizzato dal segretario provinciale forzista. “Non c’è niente di male a voler allargare” – minimizza Adriana Poli Bortone. “Con le imposizioni e i diktat non si costruiscono coalizioni vincenti – riflette Luigi Mazzei (AP) – La strada intrapresa di unire i partiti del PPE per poi confrontarsi con chi vorrà condividere idee e programmi resta l’unica alternativa valida al momento.
Cercheremo il dialogo e valuteremo la possibilità di stringere un ‘patto per Lecce’ lunedi prossimo nell’incontro che si terra tra noi UDC e Forza Italia”. La questione non è chiara: al Tiziano i forzisti spiegano che nel primo incontro con i centristi stavano provando a tirare dentro AP, che il tavolo era solo un episodio isolato, e ora sono di nuovo a quel tavolo per siglare un patto?
“Un patto chiaro che contenga quattro proposte irrinunciabili – chiosa il segretario AP, che lancia un assist ai forzisti, evidenziando incongruenze dei suoi ex compagni di partito – Il no alle primarie, la pari dignità tra i partiti della coalizione, il progetto per la città condiviso e la proposta di una rosa di nomi autorevoli da sottoporre al vaglio delle altre liste e dei partiti che vorranno far parte della coalizione. Il modello Milano ci pare quello più adattabile alla città di Lecce.
Le primarie non regolamentate per legge si sono spesso rilevate un bluff, e non possono essere sbandierate a convenienza. Potevano essere tenute a Maglie, ad esempio, dove il candidato è stato imposto e non condiviso e non si sono tenute. Non comprendo perché a Lecce ora vengano proposte”.
Eppure, nella coalizione di centrodestra, c’è chi accusa Forza Italia di palese ambiguità (Noi con Salvini e Lecce 2017). Luigi Mazzei difende indirettamente i forzisti, attaccando i salviniani: “Resto convinto della necessità di ricercare un dialogo, ma non a tutti i costi. Se non c’è rispetto o peggio si usano altri partiti, come fa qualche personaggio noto attraverso noi per Salvini, per tentare di sgretolare con veti insulsi l’unione dei Partiti di centro, indispensabile per formare una coalizione credibile e vincente, allora meglio andare da soli! La contraddizione sta che nella constatazione che in Lombardia dove la Lega è fortemente presente non fa a meno del PPE, a Lecce dove è un eresia dirsi leghista, un partito inesistente si pone in alternativa al PPE.
Evidentemente non si ha la giusta percezione della richiesta di cambiamento nei metodi e nelle persone che i cittadini di Lecce lanciano ogni giorno. Le imposizioni dei nomi, come sta tentando di fare il PD senza condivisione e partecipazione, porta inevitabilmente alla rottura di una coalizione. Lunedì cercheremo di fare un altro passo avanti verso l’unità del PPE, convinto che sia l’arma vincente per Lecce, chiedendo un atto di coraggio agli alleati naturali che farà crescere le possibilità di vittoria e il rispetto per tutti”.
Se i centristi di AP vedono la mossa della candidatura di Prete a sinistra come un’imposizione, non la pensano così i forzisti. “Prete è una buona idea. Vista la situazione: un candidato della società civile sarebbe l’ideale” – spiega al telefono Adriana Poli Bortone. Forza Italia, del resto, cerca un nome “politicamente vergine” da tempo. Il Pd, se chiuderà l’accordo con l’attuale presidente della Camera di Commercio, potrebbe diventare una tentazione per alcuni forzisti e centristi, essendo un candidato non militante. Sappiamo che da qui alla prossima primavera i colpi di scena di affastelleranno e, nel perdurare della stasi sul tavolo del centrodestra, Forza Italia si tiene aperte due strade (anche quella eventuale di seguire i centristi in una scelta non propriamente di centrodestra o, addirittura, di centrosinistra con un candidato esterno ai partiti). I CoR restano fermi a osservare per poi fare l’ultima mossa, ma questo atteggiamento non sempre li ha premiati.
Tra ambiguità, tentennamenti, doppi giochi e assi nella manica, entriamo nel vivo di un autunno politicamente scottante in cui in molti si giocano il futuro politico. I cinque nomi fatti da Perrone al tavolo del centrodestra restano in campo: il vicesindaco Messuti, il deputato Marti, gli assessori Monosi o Delli Noci e, infine, il consigliere regionale Saverio Congedo. Quest’ultimo nome è un vero problema per i fittiani: sarebbe un buon candidato, ma lascerebbe il posto a Mino Frasca, colui che alle elezioni neretine ha voltato le spalle a Fitto, quindi, uno che è quasi fuori dai COR. Una parte del partito non si fida più dell’attuale presidente SGM: eviteranno che Congedo gli lasci il posto. Quindi, quattro nomi sicuramente sono in campo e, se Forza Italia dovesse sceglierne uno, tutto potrebbe risolversi, ma i forzisti hanno la testa su tante opzioni: la storia è ancora lunga.
Gaetano Gorgoni