LECCE – Nulla da fare per i 49 milioni dell’edilizia universitaria: nemmeno l’intervento di Rocco Palese riesce a scongiurare la disfatta. Il governo non è intenzionato a chiudere un occhio sui ritardi che hanno impedito a diverse pubbliche amministrazioni di spendere soldi che il CIPE aveva messo a disposizione. Nel decreto per il sud, alla Camera, non viene inserita alcuna proroga. Tramonta la possibilità di intervenire sulle strutture esistenti dell’Università del Salento per la manutenzione necessaria e di edificare importanti laboratori. Uno schiaffo anche all’economia locale: per l’edilizia sarebbe stata una grande occasione. Come promesso, il deputato fittiano Rocco Palese ha avanzato in Parlamento la richiesta di “proroga di termini, rispetto all’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti, di fondi assegnati relativi al Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013, fondi CIPE” (così leggiamo nel resoconto dell’Assemblea che si è tenuta mercoledì 8 febbraio, pubblicato sul sito della Camera).
Palese ha sostenuto la causa delle “università a cui sono state assegnate queste risorse, che per loro negligenze o disfunzioni e anche perché c’è stato l’intervento del nuovo codice degli appalti” non sono riuscite a chiudere nei tempi previsti. Il deputato ha chiesto una proroga “anche perché molte di queste amministrazioni non hanno avuto, nei tempi giusti, il nulla osta paesaggistico; non hanno avuto, a causa di tutte queste gabbie che ci sono state, il nulla osta della Sovrintendenza; non hanno avuto la valutazione d’impatto ambientale; non hanno avuto tutti questi processi e non sono riuscite a concludere”. “È un peccato mortale”- ha concluso il deputato. Pur avendo ammesso la negligenza o disfunzioni locali, il deputato chiede una proroga che il Parlamento respinge. Il governo, infatti, ha orientato il voto sfavorevole, proprio perché sicuro che non bisogna dare cattivo esempio: concedere la proroga sarebbe stato un segnale di debolezza. Le risorse devono essere spese nei tempi previsti.
Al termine dell’intervento di Palese ha preso, infatti, la parola il ministro De Vincenti, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, il quale ha dichiarato che una proroga c’è già stata per “quelle situazioni in cui al 31 dicembre 2016 è stata rilasciata la VIA o la VAS”. “Sappiamo che le procedure di VIA e di VAS alle volte sono complesse e, quindi, abbiamo puntato a fare in modo che gli enti locali, le amministrazioni, i soggetti che dovevano prendere obbligazioni giuridicamente vincolanti e che non le hanno potute prendere in attesa del completamento delle procedure, adesso possano prenderle e, quindi, il ritardo non è dovuto a loro, ma alla complessità della procedura di VIA e VAS – ha spiegato il ministro – Se lo estendiamo a tutti, e questo è il motivo che ho già esposto in Commissione, in risposta all’onorevole Palese, noi finiamo per premiare amministrazioni che, in realtà, sono in ritardo per loro responsabilità. Ora, questo non è quanto serve alle politiche di coesione, perché alle politiche di coesione serve dare un segnale molto chiaro a tutte le amministrazioni che i fondi si spendono, si spendono rapidamente e si spendono bene”
Il ministro è inflessibile: “Questo significa che non possiamo avallare, ex post, ritardi di questo genere, altrimenti questa essenziale caratteristica delle politiche di coesione diventa, i deputati mi perdonino la battuta, la linea dell’orizzonte, ogni volta viene rinviata, e le amministrazioni non colgono che le obbligazioni giuridicamente vincolanti devono essere contratte nei tempi dovuti”. Insomma, De Vincenti è stato chiaro: non siete stati in grado di spenderli e spenderli bene entro i tempi previsti (anche perché il nuovo Codice degli Appalti a cui si cerca di attribuire responsabilità, in realtà semplifica le procedure). L’onorevole Palese non si dà per vinto: “Sicuramente ci sono delle negligenze dell’amministrazione e dei ritardi, su questo non c’è dubbio, però visto che si faceva la deroga, per un intervento in tutta Italia, uno solo, l’ospedale di Fasano, poi vedremo quanti altri ce ne sono, tanto valeva farla anche per altri. Infatti, ci sono delle università che perdono milioni e milioni di euro per loro negligenze, perché c’è il codice degli appalti e perché le pubbliche amministrazioni non funzionano, quindi, davanti a una situazione del genere, se la mia proposta emendativa non viene accolta”. Il deputato salentino non ritira il punto che pure aveva ricevuto “il parere contrario di Commissione e Governo”. Anche la Camera respinge con 259 contrari, 88 astenuti e 77 favorevoli.
È un momento drammatico per l’Università del Salento. I 49 milioni dell’edilizia universitaria sono perduti, salvo miracoli dell’ultima ora: Palese nel suo intervento parla di negligenze o disfunzioni delle amministrazioni. Sono parole taglienti. Rimane, tuttavia, un ultimo interrogativo: nel Consiglio di amministrazione Unisalento di ieri si è discusso di questo guaio? Il rettore ci dice di sì, anche se ancora non si conosceva l’esito della richiesta del deputato. “No, non lo sapevamo, ma ieri ne abbiamo discusso comunque in cda – spiega il rettore – Ci sono altre possibilità, oltre all’emendamento di Palese. Affronteremo pubblicamente la questione edilizia in una conferenza di Ateneo aperta a tutti”. Non vediamo l’ora: il nostro giornale ha seguito con una lunga inchiesta la questione dei fondi per l’edilizia universitaria.
IL PIANO B DEL RETTORE
Il magnifico Vincenzo Zara ha preparato un piano B: è Rocco Palese a spiegarcelo. “Siccome i fondi non spesi sono fondi nazionali e non europei, mi auguro che il CIPE nel riprogrammare le risorse le riassegni all’Unisalento. Perché verranno riprogrammate per interventi sulla scuola e università“. Questa è l’ultima speranza. Intanto, i soldi di quella programmazione sono perduti: sarebbero già dovuti partire i cantieri. Partita non persa completamente, dunque, secondo il rettore: certo, è sotto di molti goal. Il CIPE nel 2016 ha deciso che verranno riassegnate le risorse. La speranza è l’ultima a morire. Ci piacerebbe capire come mai si è arrivati a lottare per una proroga e a perdere, quando era tutto già predisposto per usufruire di un’occasione che avrebbe dato ossigeno a tutto l’indotto, oltre a rimettere in sesto tante strutture. Gaetano Gorgoni