MELENDUGNO (Lecce) – Pene, in alcuni casi, più alte delle stesse richieste invocate dall’Antimafia. Si chiude con oltre 50 anni di carcere il processo a carico di 12 imputati coinvolti nel processo scaturito dall’operazione antidroga in codice “Genesi” con cui i finanzieri arrestarono sei persone l’1 marzo del 2016 con un carico di droga alla periferia di Merine. Il gup Simona Panzera, nel processo in abbreviato, ha condannato Pasquale Giannone, 32, di Borgagne, a 10 anni di reclusione (a fronte di una richiesta del sostituto procuratore della Dda Guglielmo Cataldi di 8 anni); 7 anni e 10 mesi per Albino Volpe, 58, di Borgagne, (7 anni); 7 anni e 8 mesi ad Antonio Leo, 37, di Melendugno (9 anni); 6 anni e 2 mesi a Bastri Caushaj, 54, di Merine, (4 anni); 4 anni per Gregorio Leo, 52, di Vernole (6 anni) e Dorjan Pashaj, 31 anni, residente a Lecce, (4 anni); 3 anni e 4 mesi a Leonida Lapaj, di 37, entrambi di orgini albanesi, (3 anni) così come a Romarjo Demaj (3 anni).
Infine: 2 anni per Filippo Costanzo, di 60, residente a Corsano (1 anno e 5 mesi); 2 anni per Shkelzen Pronjaj, 31, residente a Lizzanello, (a fronte di una richiesta di 1 anno); 1 anno e 6 mesi ad Antonio Pasquale Brigante, 33, di Borgagne (frazione di Melendugno); 1 anno per Alessio Mero, 24, di Vernole (2 anni e 6 mesi); Le accuse, a vario titolo, contestate agli imputati sono quelle di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione aggravata e tentata rapina aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa.
L’inchiesta è stata condotta dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Guglielmo Cataldi. Gli arresti sono stati eseguiti dai militari del Gico del Nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza, agli ordini del colonnello Bruno Salsano e del tenente colonnello Nicola De Santis. Le indagini sono scattate a febbraio, quando un finanziere, fingendosi interessato all’acquisto di una partita di droga, ha avviato contatti con Giannone. La trattativa, con il coinvolgimento del patrigno Volpe, è andata avanti per diversi mesi. La consegna dello stupefacente avvenne in una campagna di Merine.
Al momento dello scambio della marijuana, portata da un cittadino albanese e caricata su un camion condotto da un militare, i finanzieri sono usciti allo scoperto e arrestato sei persone: Albino Volpe, Bastri Caushaj, Dorjan Pashaj, Leonidha Lapaj, Antonio Leo e Pasquale Giannone. Il prezzo pattuito era di 150mila euro. L’indagine si è poi allargata chiudendo il cerchio sui presunti componenti del sodalizio. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Antonio Savoia, Giuseppe De Luca, Stefano Prontera, Elvia Belmonte, Pantaleo Cannoletta, Maurizio Scardia, Pietro Ripa, Andrea Starace, Donata Perrone, Fabio Corvino, Tommaso Stefanizzo e Luciano De Francesco. Il deposito delle motivazioni è previsto per i prossimi 90 giorni. Subito dopo, gli avvocati impugneranno la sentenza in Appello.
F.Oli.