di Gaetano Gorgoni
GALATINA – Ieri, nel Consiglio comunale si è discusso della costituzione del Duc (in cui partecipano Comune, Confesercenti e Confcommercio): l’assessore Nico Mauro non ha fatto alcun riferimento agli studi già finanziati dalla Camera di Commercio. Peppino Spoti, consigliere di opposizione del partito socialista (che a Galatina è il primo partito della città), però, ha voluto approfondire la vicenda degli studi finanziati. Sembra che il documento dei C.A.T. (che non sarebbe ancora stato pubblicato su internet) sostenga che il commercio esiste solo nel centro cittadino e non all’esterno della città e che la parte vecchia non attrae i commercianti come la parte nuova. “C’era bisogno di pagare gli esperti per dirci cose che sapevamo tutti? – tuona Spoti in Consiglio – Bastava riunire i commercianti per avere un quadro chiaro, costruendo un’associazione e un dialogo. Come spiega il sindaco di Maglie, ogni amministratore conosce i problemi del commercio e dialoga costantemente con gli operatori”.
Le domande di Spoti si affastellano: “A cosa serve uno studio da 43 mila euro che giunge a conclusioni scontate sullo sviluppo commerciale, con dati che sono già in possesso del Comune e della Camera di Commercio? E perché affidare lo studio preliminare ai Cat leccesi con un accordo e senza bando? Camera di Commercio e Comuni non hanno già quei dati?”. L’opposizione comincia a farsi delle domande sulla vicenda dello studio del commercio, che dovrà essere aggiornato dal punto di vista numerico, e le porta in Consiglio Comunale. Ma, soprattutto, quello che non convince è che negli altri paesi, come Nardò o Maglie, le cose sono andate diversamente. Il consigliere ha citato le parole del sindaco Toma: “Noi sindaci abbiamo già un’idea della città e possiamo avvalerci dei tecnici comunali per capire in quale zona perimetrare un distretto urbano del commercio”.
Lo studio preliminare affidato ai Centri Assistenza Tecnica Confcommercio e Confesercenti è una fotografia della situazione, che giunge a una ipotesi scontata, secondo il consigliere, che chiaramente non mette in dubbio la validità dei professionisti che ci hanno lavorato. Tuttavia rileva la “superfluità” di un lavoro simile. La deliberazione di giunta numero 331 del 2014, approvata dall’amministrazione Montagna, dà il via libera a un “accordo per la realizzazione di uno studio conoscitivo finalizzato alla realizzazione del distretto urbano del commercio”. La dinamica è più o meno la stessa dello studio leccese che ha portato 100 mila euro nelle casse dei Cat leccesi. A Galatina ne arrivano 43 mila euro, probabilmente perché il territorio da studiare è meno esteso. Anche in questo documento si cita sempre il regolamento regionale n.15 del 2011, che però non parla mai esplicitamente di studi preliminari da affidare ai Cat per migliaia di euro, ma solo di una necessaria collaborazione al progetto delle principali associazioni di categoria.
“Ai fini della sottoscrizione dell’accordo gli operatori commerciali vengono rappresentati: da almeno un’associazione di categoria del commercio di cui all’art. 2 comma 2 della l.r. n. 11/2003 e successive modifiche” – si legge all’articolo 5. Il distretto urbano del commercio viene definito dal regolamento regionale un “organismo che persegue politiche organiche di riqualificazione del commercio per ottimizzare la funzione commerciale e dei servizi al cittadino”. Inoltre, il regolamento dice:”i distretti urbani del commercio possono essere promossi dai seguenti soggetti: a) dalle amministrazioni comunali in forma singola o associata; b) dalle associazioni di operatori commerciali. 2) Condizione necessaria per l’attivazione del distretto è un accordo stipulato tra l’Amministrazione comunale, o le Amministrazioni comunali, e gli operatori commerciali dell’area“.
Ma non si rinviene nel regolamento nessun chiaro riferimento alla necessità di uno studio da affidare ai Cat, piuttosto che alla Camera di Commercio o all’Università. Sempre nel regolamento si spiega che “l’accordo, che fa seguito ad una analisi delle problematiche del commercio dell’area” deve contenere degli elementi minimi, come indicazione dell’area di intervento (perimetrazione), obiettivi, e altro. Quindi, l’accordo di distretto fa seguito all’analisi delle problematiche del commercio in quella specifica area, ma nel regolamento nulla si dice in maniera chiara sullo studio preliminare, per il quale Lecce e Galatina spendono 143 mila euro totali. All’articolo 8 si legge che la Regione può finanziare “studi, ricerche e consulenze volte all’analisi dei contesti commerciali e alla individuazione di strategie e piani di marketing e alla realizzazione degli strumenti di programmazione di cui all’art. 7″. La Regione monitorerà i distretti e le azioni intraprese.
In una determina dirigenziale del 2015 si ricostruisce la vicenda: l’Amministrazione Comunale ha affidato l’incarico, per la realizzazione dello studio conoscitivo finalizzato alla realizzazione delDistretto Urbano del Commercio (DUC), al C.A.T. Confcommercio Lecce e dal C.A.T. Confesercenti di Lecce (che sono srl private), condizionandolo all’erogazione di un contributo concesso dalla C.C.I.A.A. di Lecce. Quindi, nel 2015, il dirigente Orefice Antonio Claudio “determina di liquidare e pagare, per i motivi indicati in narrativa, al C.A.T. Confcommercio Lecce srl, la somma di € 21.875,00, Iva compresa ed al C.A.T Confesercenti Lecce la somma di € 21.875,00, Iva compresa”. Siamo ancora allo studio preventivo, che viene affidato con un accordo. Ora in Consiglio qualcuno si chiede se era proprio necessario spendere in questo modo le risorse pubbliche e se non era il caso (se fosse stato possibile) di fare un bando per coinvolgere più soggetti.
Nella delibera del 2014 del Comune di Galatina spicca una condizione: si affida, in caso di accoglimento della richiesta di contributo, lo studio ai due C.A.T. leccesi. Ora l’opposizione vuole vederci chiaro: perché in altri comuni non si spendono soldi per uno studio preliminare e a Galatina, invece, se ne sente tanto il bisogno? “Ora il Comune di Galatina ha ricevuto 55 mila euro per la costituzione del Duc, non è che continueremo a spendere ancora soldi in studi?” – si chiede Spoti.