E così “la madre di tutte le partite” finisce con il risultato più scontato che, guarda il caso, fa più comodo al Lecce! Chi ha avuto l’occasione di seguire la trasmissione che noi “diversamente anziani” facciamo il giovedì, ricorderà che, essendoci accorti di quanto il Lecce fosse sotto tensione, abbiamo suggerito il massimo della tranquillità invitando la squadra a dimenticare che a Catania si fosse giocato e che la partita in casa non avrebbe dovuto essere una caccia alla rivincita a tutti i costi ma, piuttosto, una gara intelligente che avrebbe dovuto far esporre il Catania alle nostre eventuali scorribande ma, per far questo, sarebbe stato necessario avere una spiccata personalità in grado di tenere questo atteggiamento per l’intera partita.
Purtroppo non è andata così, se non nei primi minuti di gioco, ed il Lecce è stato costretto a rincorrere, facendo l’arrembante al punto che il pareggio, a post, è stato considerato un risultato estremamente positivo che, comunque, lascia il Catania indietro di quattro punti ad inseguire e, spesso, l’inseguimento può essere anche molto logorante. Il deterioramento della prestazione mi è sembrato, infatti, frutto di una personalità non sufficientemente accentuata in coloro che sono considerati i giocatori più esperti che non hanno retto, almeno sul campo, alla grande pressione ambientale che “imponeva” la rivincita decisiva per il prosieguo del campionato.
Questo, e non si può negarlo, si è evidenziato quando il Catania è andato in vantaggio, sia pure per i malaccorti interventi di Perucchini e Di Matteo. Da quel momento in poi il Lecce ha cominciato a caricare come un toro infuriato, perdendo lucidità ed esponendosi ai contropiedi. del Catania e menomale che un fresco Di Piazza, certamente il più lucido di tutti, ha rimesso le cose a posto. Spero, a questo punto del campionato, che buona parte della tifoseria si sia resa conto di quanto possa essere pericoloso esasperare i toni per alzare a tutti i costi l’asticella dei risultati. Mi corre l’obbligo ricordare, a tal proposito, che il Catania ha un notevolissimo rendimento esterno che, nonostante le cinque sconfitte rimediate, lo pone a soli due punti di distacco in media inglese.
Certo, nel pareggio, ci sono anche tanti elementi da valutare sia positivi che negativi. Il mio amico Gavino li ha individuati e sintetizzati in “cuore, anima, voglia”, che condivido ed a cui do il voto massimo, cioè 10, e con la sua ormai nota ed immaginifica capacità di sintesi, in “Arrigoni orfano del suo reparto” che la dice lunga sul tipo di giocatore che potrebbe farci fare il salto di qualità. Mi è stato chiesto quali giocatori del Catania avrei voluto nel Lecce ed ho risposto asserendo che me ne basterebbe uno che si chiama Lodi. Può darsi che mi sbagli ma il mercato dovrebbe spingerci verso uno come Lodi o come il Liverani calciatore. L’ambiente dovrebbe favorire in tal senso le scelte societarie tese alla ricerca di questa benedetta promozione e, quindi, dovrebbe aiutare e non condizionare gli aventi causa.
Non mi stancherò mai di sollecitare i dirigenti per “imporre” una certa serenità e tranquillità e, se possibile, far vedere qualche partita al D.S. Meluso dalla tribuna, luogo per lui più istituzionale della panchina, visto che da essa viene espulso con una certa frequenza. Ribadisco che chi ha responsabilità di comando, e Meluso le ha, deve comportarsi in maniera istituzionale anche se questo, qualche volta, contrasta con i fatti sul campo. Adesso il Catania non si incontrerà più, cerchiamo di dimenticarlo e con lui Lo Monaco ed altri, concentriamoci sulla sorpresa Rende, cui renderemo visita domenica. Attenzione perché si tratta di una partita difficile e piena di insidie, ma il Lecce ha mezzi, qualità e, speriamo, personalità per farcela.