F.Oli.
LECCE – Danni d’immagine e patrimoniali, perdita di prestigio per la città che aveva affidato all’associazione una sede di pregio per l’esercizio della propria attività. Con queste motivazioni il Comune di Lecce ha chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile nel processo sulla presunta truffa con i fondi Antiracket. L’ammissione, depositata nella scorsa udienza dall’avvocato Stefano Maggio, è stata accolta dai giudici della seconda sezione collegiale. Sui banchi dell’accusa siederanno anche l’associazione antiracket Tanas di Taranto (con l’avvocato Cristina Calò); l’associazione antiracket di Lecce, (rappresentata dall’avvocato Raffaele Colluto); le tre collaboratrici degli sportelli con gli avvocati Viviana Rago e Matteo Abate oltre alla Regione Puglia con l’avvocato Antonella Loffredo. E’ stata invece rigettata la richiesta avanzata in giornata dall’associazione Acea (Associazione calimerese esercenti artigiani).
Nel contempo sono state affrontate alcune questioni preliminari in particolare relative all’incompetenza territoriale. Secondo gli avvocati difensori, i pagamenti delle presunte truffe sarebbero avvenuti a Milano. Sulla questione ha replicato anche la Procura in aula. I giudici hanno rinviato ogni decisione al prossimo 6 aprile sempre nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola dove questa mattina si è registrato qualche disagio. Per un difetto di comunicazione l’inizio del processo è stato rinviato di alcune ore e quando alcuni avvocati si sono presentati all’orario prestabilito sono stati costretti a tornare indietro con evidente disappunto e malumori per i ritardi e i contrattempi.
Alla sbarra compaiono i principali imputati, tra cui, Maria Antonietta Gualtieri, 63 anni, di Lecce, Presidente dell’Associazione Antiracket e Usura di Lecce; Pasquale Gorgoni, 52 anni, di Lecce, in veste di funzionario dell’Ufficio Patrimonio del Comune di Lecce e Giuseppe Naccarelli, ex funzionario dell’Ufficio Ragioneria e l’ex assessore al bilancio Attilio Monosi, 47, di Lecce. Le indagini dei militari, agli ordini del colonnello Nicola De Santis, hanno svelato l’esistenza di una presunta cricca. Il ruolo di vertice sarebbe stato ricoperto proprio dalla presidente dell’Associazione Antiracket.
La Gualtieri (ai domiciliari dopo quattro mesi e mezzo in carcere) insieme ai suoi presunti sodali avrebbe avuto accesso ai finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e destinati alla realizzazione di tre Sportelli Antiracket e Usura nei tre capoluoghi del Salento: Lecce, Brindisi e Taranto. Sportelli che avrebbero dovuto prestare assistenza alle vittime del racket e dell’usura e favorire l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà. Gli accertamenti dei finanzieri, tuttavia, avrebbero accertato come l’Associazione ed i relativi Sportelli non sarebbero mai stati accessibili. Per ottenere i contributi, la presidente dell’Associazione avrebbe stipulato contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste paga e ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti. Le somme indebitamente percepite dai collaboratori “fantasma”, sarebbero state successivamente restituite in contanti alla stessa Presidente dell’Associazione.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luigi Rella, Luigi Covella, Riccardo Giannuzzi, Amilcare Tana, Francesco De Iaco, Viola Messa, Paolo Spalluto, Anna Grazia Maraschio, Francesco Spagnolo, Francesca Conte, Giuseppe Romano, Carlo Sariconi, Roberto De Mitri Aymone, Stefano De Francesco, Paolo Pagliara, Andrea Conte, Daniela Colella, Giuseppe Milli, Cesare Del Cuore, Francesco Vergine, Andrea Sambati, Carlo Congedo, Riccardo Rodelli, Romeo Russo, Alessandro Troso, Francesco Galluccio Mezio, Paolo D’Amico.