Film scritto e diretto da Edoardo Winspeare del 1996 che ha portato sul grande schermo un complesso fenomeno socio culturale che appartiene al Salento e che ha attirato l’attenzione di molti studiosi ed etnologi: la Pizzica. La Pizzica è un ballo che sembra avere origini antichissime ricollegabili ai culti in onore del dio Dionisio, provenienti dall’antica Grecia e assorbiti dalle popolazioni salentine. Durante i festeggiamenti le popolazioni disinibite dall’azione del vino di cui Dionisio era il dio, si lasciavano andare pubblicamente a balli e comportamenti sfrenati. Col passare del tempo al dio Dionisio furono attribuite anche le proprietà di dare benessere, gioia e guarire i mali.
Per comprendere la relazione tra la pizzica ed il dio Dionisio bisogna attingere ai racconti del passato: spesso le persone che lavoravano nei campi, venivano morse dalla taranta che altro non era che un ragno velenoso che portava il soggetto in uno stato di trance da cui solo la musica poteva risvegliarlo. Il tarantato ballava fino a quando la musica suonata da musicisti specializzati soprattutto tamburellisti, non annullava l’effetto del veleno. Questo era un importante momento di aggregazione a cui tutti partecipavano, estraniandosi dalle costrizioni e dalle regole, un momento di liberazione e catarsi. Con l’avvento del cristianesimo all’azione della musica e del ballo si aggiunse la figura terapeutica di San Paolo. In seguito i riti che inizialmente avvenivano tra le mura domestiche furono eseguiti per volere della Chiesa, presso la cappella di San Paolo a Galatina. Col trascorrere del tempo le danze si sono svincolate dai culti di Dionisio e dalla venerazione di San Paolo, restando patrimonio della cultura contadina.
Oltre alla “pizzica taranta” c’è la “pizzica pizzica” che un ballo di coppia molto veloce ed incalzante legato al senso di circolarità e alla piazza che diviene lo spazio per eccellenza, la “pizzica scherma” che è un ballo tra uomini che affonda le sue radici nella competizione amorosa in cui il ballo diviene momento di sfida, di competizione fisica e di creatività. Da alcuni anni ormai, ad opera di suonatori e ballerini salentini è stata diffusa una “neopizzica” sostanzialmente diversa da quella tradizionale e che ha avuto grande successo soprattutto tra i giovani, costituendo un momento di sfogo e liberazione nonché di corteggiamento, schermaglia amorosa e danza sensuale in cui la donna esprime la propria femminilità indossando ampie gonne, foulard e tenendo i capelli sciolti. Infatti, come afferma lo stesso regista per quella che è la sua esperienza personale “la pizzica come momento di sofferenza non esiste più ma la taranta vive…. Vive come urlo di gioia, come grido anarchico di libertà, come festa, come comunione, come sballo, trance naturale, senza bisogno di pastiglie e droghe varie e tutto questo è solo positivo”. La pizzica costituisce una riappropriazione dell’identità e coscienza delle nostre tradizioni.
Il regista ha voluto ambientare la storia del suo film negli anni ‘40, verso la fine della seconda Guerra Mondiale in cui tutto era più difficile, in particolare la condizione della donna ed era forte il contrasto tra i ricchi e i poveri, soprattutto nel mondo contadino, scegliendo come location Botrugno, Depressa, Presicce e Galatina. Tony Marciano (Fabio Frascaro) un giovane pilota americano di origine italiana, viene abbattuto con il suo aereo dalla contraerea tedesca, si lancia col paracadute e va finire tra gli alberi di un campo coltivato. Un agricoltore Carmine Pantaleo (Cosimo Cinieri) lo soccorre e lo ospita nella sua casa. Una delle sue figliole Cosima (Chiara Torelli), a sua insaputa già promessa sposa ad un ricco signorotto, Pasquale (Paolo Massafra), si innamora del giovane e ne è ricambiata.
Una sera durante una “Pizzicata”, ballo in cui viene mimato sia l’amore tra uomo e donna, sia il duello a coltellate fra uomini, rivali, sia il ritmo convulso della “tarantola”, eseguito in onore del ritorno del figlio di Carmine dalla guerra, i due giovani si appartano per qualche minuto, ignari di essere spiati da Pasquale. Mentre Cosima ritorna alla festa, Tony viene pestato a morte dal suo rivale. Successivamente la ragazza verrà morsa dalla taranta che facendole perdere la coscienza, le consentirà almeno per qualche giorno di sfuggire alla triste realtà. Al suo risveglio ancora inebetita la donna, sottomessa al volere del padre padrone che l’aveva sempre educata alla rassegnazione e sottomissione dicendole “Figlia mia nella vita tutto si impara anche il matrimonio”, sognerà il suo amore impossibile.
Francesco Stomeo