di Gaetano Gorgoni
LECCE – Niente Da fare, Salvatore Ruggeri non è rottamabile: questo è il messaggio che il leader Udc ha voluto mandare a tutti quelli che stavano cercando di costruire una corrente interna d'”ispirazione fittiana”. L’idillio, se mai c’è stato, tra Raffaele Fitto e i centristi finisce il giorno dopo le politiche: addio a Noi con L’Italia, lo scudocrociato andrà avanti da solo. Anche Cesa è d’accordo. Quell’unione, che nelle dichiarazioni da campagna elettorale doveva portare a grandi sviluppi, si è spezzata dietro la soglia dell’uno per cento: adesso ognuno va per la sua strada. Corre ai ripari anche Salvatore Ruggeri, che in Puglia ha mantenuto la sua linea di amicizia con Emiliano e Salvemini. Tanto per cominciare parte il giro di vite dei vertici Udc: l’operazione Raone, con D’Autilia e altri, quella di formare una nuova corrente interna (di questo retroscena ve ne abbiamo parlato in un precedente articolo), con incontri e raduni non accettati da Ruggeri, viene bloccata sul nascere. Scatta il primo commissariamento: a Lecce salta la testa di Paola Bruno.
Al posto della segretaria cittadina leccese, da sempre vicina a D’Autilia, arriva l’avvocato Gianluca De Leo. “Caro Gianluca, l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo richiede un’approfondita riflessione per individuare la strada che l’Udc deve percorrere nella città di Lecce, al fine di aggregare i tanti moderati che non hanno più un riferimento politico – scrive Totò Ruggeri nella lettera di conferimento dell’incarico – C’è necessità di rilanciarne l’azione che non può prescindere dal coinvolgimento di quanti si riconoscono nelle nostre idee e valori. Pertanto, questo compito lo affido a te non solo per le tua qualità umane e capacità professionali, ma soprattutto perché in ogni circostanza politica non sono venuti mai meno il tuo impegno e la tua appartenenza al partito”. Il leader maximo si blinda con uomini di fiducia: Mario e Massimo Romano, Mignone, Nuzzaci, De Leo e altri fanno quadrato per proteggere il loro punto di riferimento a capo del partito.
Paola Bruno non fa una grinza: “Leggo con non poco stupore – ma ormai capita anche troppo spesso – il taglio che si è’ voluto dare alla recente nomina del nuovo commissario cittadino Udc, come se fosse una sostituzione della sottoscritta. Era noto già dallo scorso agosto, in una riunione presieduta dall’autorevole Prof. Melica, come le recenti nomine fossero decadute. Inclusa la mia. Per questo non esisteva necessità, da parte mia, di rassegnare le dimissioni. Allo stesso modo, oggi, non ha senso parlare di sostituzioni. Ho saputo della nomina dell’avvocato De Leo al ruolo di commissario cittadino solo poche ore prima di leggerlo sulla stampa e gli ho trasmesso i miei auguri per l’incarico e per il difficile compito che lo attende. Sotto la mia guida, il partito ha conseguito un eccellente risultato nelle ultime amministrative a Lecce e può contare oggi su un consigliere ed un assessore in giunta con il Sindaco Salvemini. Anche il mio risultato personale e’ stato di tutto rispetto. Nell’augurare ai nuovi protagonisti delle vicende locali uguale o migliore traguardo, mi riservo di valutare lo scenario politico che emerge dal risultato del voto del 4 marzo, per poter eventualmente ancora portare il mio contributo in futuro”.
Eppure, se le cose sono così tranquille, perché il segretario regionale ha deciso di non riconfermare la segretaria cittadina? Lei spiega che non ha mai chiesto di essere riconfermata. Eppure, in questo periodo, saltano i sospettati di intelligenza con il nemico. Probabilmente perché, dopo una breve corsa per le parlamentari, Fitto è tornato a essere il nemico di sempre per lo scudocrociato leccese. E’ il tempo degli addii da Roma a Lecce.