Raccontare la Passione di Gesù Cristo e il ‘Mistero Pasquale’ risulta affascinante, suggestivo, ma, al tempo stesso, arduo e complicato. La parola riscopre la sua inadeguatezza in ogni tentativo di spiegare ‘un evento’ che la ragione umana non può possedere nella sua totalità, nella sua essenza.
Possedere, comprendere, spiegare, definire, sono verbi attraverso i quali la contemporaneità tenta di imbrigliare la ‘conoscenza’ in formule e definizioni.
Ma quando si sente parlare di Cristo non ci sono mappe concettuali, schemi di sintesi, ‘bignami’, che, per quanto professionali, possano racchiudere una storia, questa storia e il suo ‘Mistero’.
Sì, Gesù di Nazareth è un uomo che ha attraversato un tempo storico, ha vissuto in un determinato contesto geografico, sociale e culturale. E poi? Non è soltanto un ‘uomo’, ma è anche il Figlio di Dio, per i cristiani. Certamente i dibattiti su tale argomento, le cosiddette ‘inchieste’ hanno accompagnato, da sempre, la sua ‘esistenza’. La fantasia, l’immaginazione, la ragione per altri, avrebbe l’imbarazzo nella scelta dei titoli da ‘click’: ‘Storia…Controstoria’, ‘Realtà o finzione’, ‘Gesù è davvero esistito?’ Le risposte, storiche e non, potrebbero essere tante, tratteggiate in proposte, raccolte in teorie e ricostruzioni. Certamente tutte le ‘voci’ meritano ascolto.
Ecco un verbo, ‘ascoltare’, in disuso ai nostri tempi. Gesù ci insegna proprio l’ascolto della voce del Padre, un ascolto che avvolge e coinvolge tutto l’uomo, la sua vita, la sue scelte, il suo respiro. Un ascolto che parte dal ‘centro’, il cuore.
Solo così si avrà la risposta alla domanda di Gesù «La gente, chi dice che io sia?». Risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti» (Mt, 13-14).
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?»
Simon Pietro rispose a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Anche Pietro, però, provò ‘imbarazzo’ quando Gesù «cominciò a spiegare […] che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi e venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
«Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» (Mt 16, 22).
Gesù, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16, 23).
Pietro ha continuato a camminare con Gesù, per conoscerlo veramente. Il suo cammino è stato tortuoso, fatto di dubbi e cadute: ad un certo punto lo ha rinnegato, ma poi ha pianto per averlo ‘tradito’, amaramente.
E in quel pianto ha trovato la risposta ‘certa’, ‘sicura’ alla domanda di Gesù, ripetutagli per tre volte, sulla spiaggia di Tiberiade: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
Pietro rispose «Signore tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21, 15-17).
E allora: «seguimi».
Nell’ansia dei ‘preparativi pasquali, nel fervore delle rappresentazioni storico-religiose, nella corsa agli ultimi acquisti, nella scelta delle ‘uova più belle e più grandi’, nell’attesa snervante sul portone della propria ‘chiesa’ per ‘prendere il posto’ in prima fila, per vedere meglio, rimbomba, dopo tanti secoli, quella domanda.
Gesù guarda i nostri occhi e scruta il nostro cuore e chiede a proprio a noi, a me a te:
«Ma voi, chi dite che io sia?»
Penso a Pietro, al suo imbarazzo, alla sua paura, al suo ‘tradire’.
Sento mio quell’imbarazzo, quella paura e quel tradimento.
Non ho più parole: solo il silenzio e il pianto del ‘cuore’.
La risposta? Ad ognuno la sua.
«Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità. E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso. Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione» ( S. Agostino, De vera religione 39, 72).
Manuela Marzo