BARI/LECCE – Vi sono anche alcuni esponenti della Sacra Corona Unita leccese tra gli indagati nel maxi blitz antimafia condotto dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che all’alba ha arrestato oltre 100 persone, sgominando i clan “Mercante-Diomede” e “Capriati”, operanti tra il capoluogo regionale e la sua provincia.
Le indagini dei carabinieri del Ros di Bari, infatti, avrebbero accertato la partecipazione di alcuni esponenti della Scu leccese durante i riti camorristici di affiliazione, avvenuti nei mesi scorsi nel penitenziario barese.
L’imponente operazione dei militari del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei carabinieri – ribattezzata “Pandora” – ha interessato nel complesso 104 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafiosa, violazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
Al centro delle indagini della DDA di Bari, come detto,, i vertici dei clan “Mercante-Diomede” e “Capriati” attivi in Bari e nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani. L’inchiesta ha evidenziato il crescente e significativo ruolo assunto dai due clan – federati tra loro – nel panorama criminale pugliese, entrambi caratterizzati da una struttura gerarchizzata, in cui sono delineati i ruoli e compiti degli affiliati, dall’imposizione di rigide regole interne e del connesso rispetto delle gerarchie, dal controllo militare del territorio di “influenza”, dall’operatività delle articolazioni presenti in vari comuni della provincia di Bari e Barletta-Andria-Trani nonché dal ricorso ai rituali di affiliazione.
Riti promossi, diretti ed organizzati dai componenti che all’interno del sodalizio rivestono la qualità di “padrini”, a favore dei “figliocci”, questi ultimi tenuti in linea di principio ad eseguire gli ordini e le disposizioni dei primi, rituali distinti in: “battesimo”, con cui veniva conferita la “personalità mafiosa” necessaria per agire nell’ambito del consorzio con pienezza di diritti e doveri; e “movimento” con il quale all’affiliato viene conferita la “dote” ovvero promosso ai vari gradi superiori. Quest’ultimo rito, spesso, eseguito anche con la presenza di soggetti “attivati” di sodalizi alleati, funzionali a stabilire un posizionamento nell’organigramma del clan, entrambe celebrate da un organismo, denominato “capriata”, costituito da soggetti già camorristicamente “attivati”.