La terra d’origine resta sempre nel cuore. Quel luogo dal quale ognuno proviene e che porta sempre con sé nel comportamento, nei movimenti, nel carattere e nell’impegno al lavoro. Lo sa bene Antonio Conte, salentino di nascita e cresciuto con valori sani che ha poi applicato nella sua professione, quella di calciatore prima e di tecnico dopo. Sebbene abbia da poco rescisso il contratto che lo legava al Chelsea di Roman Abramovich, che ha preferito puntare sull’ex Napoli Maurizio Sarri, il 49enne leccese, cresciuto nella squadra della sua città, è uno degli allenatori più vincenti e coriacei che si sono imposti negli ultimi anni nel calcio internazionale. Rabbioso e grintoso, da buon salentino si è sempre fatto notare per il coraggio, lo spirito di sacrificio e per non arrendersi mai in campo e fuori. Il suo profilo è quello di un vincente che ha bruciato le tappe ed ha fatto la storia in diversi ambienti e in diversi ruoli, iniziando da quando era giovane.
Dall’adolescenza a Lecce alla maturità a Torino
Sebbene la squadra più famosa in Italia a portare come colori sociali il giallo e rosso sia la Roma, il Lecce è probabilmente la più importante nel Meridione a indossare queste tonalità. È proprio nella squadra della sua città che Antonio Conte è nato e cresciuto calcisticamente. Dopo aver militato in tutte le categorie giovanili del Lecce, il centrocampista si è inserito in prima squadra nel 1985 e non ne è più uscito fino al 1991, quando passò dallo stadio di Via del Mare al Delle Alpi dopo esser stato prelevato dalla Juventus, che aveva notato subito le sue doti fuori dal comune. Voluto fortemente da Giovanni Trapattoni, che ne elogiava le caratteristiche fisiche e tattiche, il leccese iniziò ad imporsi poco a poco nella squadra più titolata d’Italia, giocando affianco a campioni del livello di Roberto Maggio, Andres Moeller e Alessandro Del Piero. Con il numero 8 sulle spalle, Conte fece la fortuna della Juventus in anni di rinascita fino a diventarne addirittura il capitano fino all’anno 2004, quando decise finalmente di appendere le scarpe al chiodo. In bianconero il leccese si guadagnò anche la convocazione in nazionale, con la quale realizzò un ottimo europeo nel 2000, quando mise a segno anche un gol contro la Turchia; e proprio con l’Italia sarebbe stato in seguito protagonista sedici anni dopo, sebbene non più in pantaloncini ma in giacca e cravatta.
L’altra rinascita bianconera
Una volta iniziato il percorso da allenatore, Conte aveva cominciato anche a girovagare per tutta la penisola, alla ricerca di una piazza dove potesse farsi le ossa e farsi notare. Dopo una serie di alti e bassi, finalmente nel 2011 il tecnico leccese veniva scelto dalla dirigenza della Juventus per essere l’allenatore di quella che fu la sua squadra per tredici stagioni. La compagine che ora domina la Serie A Tim e che secondo i pronostici delle scommesse sportive disponibili il 31 luglio è la principale candidata alla vittoria della prossima stagione di Serie A con una quota di 2,05, non sarebbe ciò che è ora senza il lavoro di Conte. Il tecnico salentino, che sarebbe poi arrivato sulla panchina della nazionale grazie allo sponsor Puma, si era ritrovato tra le mani una squadra senza né capo né coda ed è stato abilissimo nel motivare un gruppo che poi avrebbe vinto tre Scudetti di fila al suo comando. La leggenda dei sette titoli di fila conquistati dalla Juventus deve dunque molto al tecnico leccese, che nonostante si sia lasciato male con la dirigenza bianconera nell’estate del 2014 ha svolto per la squadra torinese un lavoro eccellente.
L’azzurro e poi il Blue
Uno dei più grandi esponenti del Salento sarebbe in seguito diventato il tecnico della nazionale italiana che preparava l’Europeo del 2016. Come già detto prima, sarebbe stato fondamentale l’aiuto dello sponsor per convincere Conte a guidare gli azzurri. In seguito, però, il tecnico leccese ci avrebbe preso gusto e avrebbe dato tutto sé stesso per comporre un gruppo importante e fatto di calciatori adatti al suo tipo di gioco, un calcio più diretto e fatto di sacrificio che spettacolare. Il raggiungimento dei quarti di finale, dove l’Italia fu sconfitta solo ai rigori dalla favoritissima Germania, sarebbe stato un premio al suo ottimo lavoro.
In seguito, però, lo aspettava il “Blue” del Chelsea, con il quale Conte si sarebbe coronato campione d’Inghilterra alla prima stagione, dando dimostrazione del proprio carattere vincente e approfittando anche dei mancati impegni nelle coppe europee. Adesso, dopo l’esonero, il leccese è stato contattato anche dal Milan, che potrebbe tentarlo con un nuovo progetto. Che sia arrivato il momento di fare finalmente ritorno in Italia, dove tutto ebbe inizio?