F.Oli.
GALATINA (Lecce) – Arriva la sentenza di primo grado nel processo scaturito dall’operazione ribattezzata “Off Side” con cui gli agenti della Squadra mobile hanno stroncato a maggio il tentativo di rinascita del clan Coluccia che, ormai da anni, aveva esteso i propri interessi anche per la squadra del Galatina calcio. Il gup Alcide Maritati, nel processo in abbreviato, ha condannato a 9 anni e 4 mesi il padre Luciano Coluccia e a 9 anni Danilo Pasquale Coluccia, rispettivamente di 69 e 38 anni (il primo in carcere, il secondo ai domiciliari), contestando per entrambi l’associazione a delinquere (che il gip Giovanni Gallo non aveva ravvisato nell’ordinanza di custodia cautelare). C’era poi il filone relativo alla presunta calciopoli con partite combinate per la promozione del Galatina in Eccellenza nel campionato 2015-2016. Un anno di reclusione (pena sospesa) e 500 euro di multa per Antonio Renis, 38 anni, di Copertino, allenatore del Maglie, per la presunta combine di Maglie-Galatina e assolto per la partita Maglie-Avetrana (1 anno e 6 mesi la richiesta della procura)
I tre imputati dovranno risarcire in solido la Figc (costituitasi parte civile) liquidati in complessivi 10mila euro. Per i due Coluccia il gup ha disposto la sanzione accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena. Sempre a padre e figlio, a pena espiata, dovrà essere applicata la misura di sicurezza della sorveglianza speciale per la durata di 2 anni. Altra pena accessoria estesa anche a Renis è quella relativa al divieto di accedere ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive o dove si accettano scommesse sportive per la durata di 1 anno. Non solo condanne e pene accessorie. Il più giovane dei Coluccia, difeso dagli avvocati Luigi Greco e Roberto De Mitri Aymone, è stato condannato per un solo episodio di estorsione ed assolto per tutti gli altri.
Ci sono poi le assoluzioni. In abbreviato condizionato dalla documentazione relativa all’organigramma societario della squadra del Galatone calcio relativa al campionato 2015-2016 è stato giudicato Cosimo Manta, 69, di Tuglie, direttore sportivo del Casarano, accusato di aver convinto i suoi giocatori a perdere la partita con il Galatina in cambio di denaro e altre utilità. Ebbene l’imputato, difeso dall’avvocato Angelo Ninni, è stato assolto con formula piena a fronte di una richiesta di 1 anno di carcere. Stesso verdetto (perchè il fatto non sussiste) per Mauro Giordano, 37enne, di Lecce, giocatore del Maglie, (1 anno e 6 mesi), difeso dagli avvocati Giuseppe Serratì e Fabrizio Marra. Rischiava una condanna a 5 anni di reclusione ma è stato assolto con formula piena perchè il fatto non sussiste Alessio Antico, 37 anni, originario di Nardò, attuale Presidente del Nardò Calcio, difeso dall’avvocato Giuseppe Bonsegna.
Secondo le indagini, aveva delegato il più giovane dei Coluccia a pretendere la somma di 5mila euro da un cittadino nonostante gli spettasse la metà dei soldi. Rispondeva, pertanto, di estorsione e rapina aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa. Il giudice, in attesa del deposito delle motivazioni, avrà tenuto conto dell’ascolto proprio del debitore citato dall’avvocato Bonsegna. Il teste, ascoltato nel processo, aveva prospettato una versione differente rispetto a quanto contestato dall’accusa. “Ho sempre avuto fiducia nella Magistratura”, ha commentato ai nostri microfoni Antico, “fiducioso in questi mesi di poter dimostrare appieno la mia innocenza. I miei contatti con Coluccia? Semplici amicizie come tante”.
Proprio l’esuberanza del rampollo della famiglia Coluccia avrebbe consentito agli investigatori di sgretolare il granitico gruppo mafioso di Noha, la frazione di Galatina consentendo così di delineare un clan 4.0, attento al welfare e al consenso sociali, ma anche determinato, capace di sostituirsi (tanto almeno contestano gli investigatori) all’amministrazione della cosa pubblica “facendola apparire come cosa propria”.
Così il cimitero di Galatina sarebbe diventato una sorta di regno di Luciano Coluccia (andato in pensione da custode, avrebbe continuato a svolgere il ruolo di vero gestore). Un controllo non solo delle attività illecite ma anche di quelle lecite: tentando di imporre il monopolio nel settore commerciale delle pescherie. Al giovane Coluccia, confermando quella sorta di consenso raggiunto dai clan, si sarebbero rivolti anche per l’apertura di sale giochi o per aver un posto per un’attività di ambulante e per ottenere il maltolto dopo un furto. Tutte accuse che i due Coluccia hanno negato nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
Il collegio difensivo è completato dall’avvocato Anna Inguscio. Non appena verranno depositate le motivazioni (attese per i prossimi 90 giorni) la sentenza potrà essere impugnata in Appello.