di Manuela Marzo
ROMA – Un tripudio di gioia e di emozioni, per l’attesa udienza speciale che Papa Francesco ha concesso alle diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca e di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. L’incontro si è tenuto il 1° dicembre alle 12 nell’aula Paolo VI. Una visita di cortesia, fortemente voluta dai rispettivi vescovi Vito Angiuli e Domenico Cornacchia, per ricambiare la visita del Papa ad Alessano e Molfetta, in occasione, il 20 aprile, del 25° anniversario del “dies natalis” del servo di Dio don Tonino Bello.
La notte in viaggio, le prime indelebili emozioni da custodire nel cuore e fissare in una foto. Il bellissimo discorso del Papa. Lo spirito di gruppo nell’appassionante ed entusiastica testimonianza, a caldo, di due nostre salentine, studentesse dell’“Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “Don Tonino Bello” di Lecce, vivamente impegnate in attività parrocchiali, innamorate’ di don Tonino Bello, Mariagrazia Melileo di Acquarica del Capo ed Elisabetta De Matteis di Casarano: «Per noi è stata un’esperienza emozionante, non solo perché è stato ricordato più volte don Tonino Bello, un sacerdote esemplare, essenziale nelle parole, da imitare, ma anche e perché, in quasi 6 mila, ci siamo ritrovati con un unico obiettivo: essere portatori di gioia in nome di Tonino. Nel suo discorso il Santo Padre ha più volte esortato ad essere puri di cuore e gioiosi, non chiacchieroni- “Il chiacchierone, la chiacchierona, ha il cuore triste!” – ed ha invitato tutti noi ad essere una Chiesa del servizio, proprio come testimoniava con la vita il nostro don Tonino».
«Vi ringrazio per essere venuti e per il vostro amore al Papa. Sono grato a Mons. Vito Angiuli e Mons. Domenico Cornacchia per le parole che mi hanno rivolto a nome vostro. Il ricordo di don Tonino Bello ha unito le nostre strade: la mia verso di voi ad aprile e la vostra verso di me in questi giorni. Mi piace allora accogliervi con una frase carica di affetto, che don Tonino pronunciò al termine dell’ultima Messa Crismale, poco prima di vivere la sua Pasqua: “Vorrei dire ad uno ad uno guardandolo negli occhi: Ti voglio bene”», afferma Papa Francesco.
Poi il riferimento alla prima domenica di Avvento: «Cari fratelli e sorelle, stasera comincia un tempo di consolazione e speranza, il tempo di Avvento: inizia un nuovo anno liturgico, che porta con sé la novità del nostro Dio, che è il “Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3). […]. È bello attendere la novità di Dio nella vita: non vivere di attese, che poi magari non si realizzano, ma vivere in attesa, cioè desiderare il Signore che sempre porta novità. Sempre! Lui non si ripete mai. È importante saperlo attendere. Non si attende Dio con le mani in mano, ma attivi nell’amore».
L’augurio del Papa, che i rappresenti delle due nostre diocesi pugliesi hanno portato con sé, stretto e custodito nel loro cuore ‘incantato’, per condividerlo con tutti noi: «Vi auguro di vivere l’Avvento così, come tempo di novità consolante e di attesa gioiosa. […] Ecco il tempo di Avvento. Così ne parlò don Tonino trent’anni fa, commentando il Vangelo che ascolteremo questa domenica con parole che sembrano scritte oggi. Notava che la vita è piena di paure: “paura del proprio simile. Paura del vicino di casa… Paura dell’altro… Paura della violenza… Paura di non farcela. Paura di non essere accettati… Paura che sia inutile impegnarsi. Paura che, tanto, il mondo non possiamo cambiarlo… Paura di non trovare lavoro” (Omelia , 27 novembre 1988). A questo scenario cupo, diceva che l’Avvento risponde con “il Vangelo dell’antipaura”. Perché mentre chi ha paura sta a terra, abbattuto, il Signore con la sua parola risolleva. Lo fa attraverso i “due verbi dell’antipaura, i due verbi tipici dell’Avvento”: alzatevi e levate il capo (cfr Lc 21,28). […] Perché non siamo figli della paura, ma figli di Dio».
La tenerezza nelle parole di congedo di papa Francesco, che ha commosso i presenti: «Voi conoscete bene la bellezza del mare – bello il vostro mare! Vi dico una cosa: è il mare più azzurro che abbia visto nella mia vita. Bello! Questo mare vi abbraccia nella sua grandezza. Guardandolo, potrete pensare al senso della vita: abbracciata da Dio. […] Una vita ‘privata’, priva di rischi e piena di paure, che salvaguarda sé stessa, non è una vita cristiana. È una vita senza fecondità. Non siamo fatti per sonni tranquilli, ma per sogni audaci. Accogliamo allora l’invito del Vangelo, quell’ invito tante volte ripetuto da don Tonino a stare in piedi, ad alzarci. Da dove? Dai divani della vita: dalla comodità che rende pigri, dalla mondanità che fa ammalare dentro, dall’autocommiserazione che incupisce».
In questa prima domenica di Avvento, rispondendo all’invito di papa Francesco, ricordando lo sguardo assetato di Dio di don Tonino Bello, ‘rialziamoci’ tutti in piedi, «leviamo lo sguardo al cielo. Avvertiremo anche il bisogno di aprire le mani al prossimo. E la consolazione che sapremo donare sanerà le nostre paure».