di F.Oli.
LECCE – Il controllo dello spaccio in città per cinque anni. Da settembre 2010 a maggio 2015. In zone diverse. A ridosso di luoghi frequentati a tutte le ore. Sia di giorno che di notte. Cessioni di droga; passaggi di mano di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti; estorsioni consumate, a volte solo tentate ai danni di clienti insolventi dopo l’acquisto di sostanza. C’è tutto questo in un avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Guglielmo Cataldi a conclusione di un’attività investigativa condotta dagli agenti della Squadra mobile di Lecce. Compaiono 18 nomi e le accuse: associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; detenzione e spaccio; tentata e consumata estorsione e detenzione di arma in luogo pubblico.
I nomi: Josè Bruno Acquaviva, 36 anni, di Lecce, già coinvolto nell’indagine “Vele”; Valerio Casarano, 26, di Lecce; Davide Corlianò, detto “pili russu”, 37 anni, di Lecce, detenuto; Angelo Corrado, detto “uomo di mare”, 38 anni, di Frigole, già coinvolto nel blitz “Vele”; Antonio Sebastian Dell’Anna, detto “Sebi”, 25 anni, di San Cesario; Danilo De Tommasi, 29, di Lecce, attualmente detenuto e già coinvolto nell’inchiesta “Vele”; Fernando Elia, detto “Poldo”, 43 anni, di Lecce, attualmente detenuto; Massimiliano Elia, detto “Massimo”, 42 anni, di Lecce, attualmente detenuto e già indagato nell’inchiesta “Vele”; Giuseppe Guido, 28 anni, di Lecce, attualmente detenuto, il cui nome compare sempre nella stessa operazione “Vele”; Cristian Leopizzi, 42 anni, di Lecce; Carmine Mazzotta, detto “carmelo o ruessu”, 45 anni, di Lecce; attualmente detenuto; Salvatore Muscella, 56 anni, di Casarano; Lorenzo Paladini, 33 anni, di Lecce; Nicola Pinto, 31 anni, di Lecce; Stefano Rizzato, 27 anni, di Lecce; Andrea Santoro, 28 anni, di Lecce; Davide Solazzo, 27 anni, di Lequile; Michael Virgulto, 28 anni, di Lecce.
L’ASSOCIAZIONE
Della presunta associazione avrebbero fatto parte Josè Bruno Acquaviva; Valerio Casarano; Angelo Corrado, Davide Corlianò, Danilo De Tommasi; Antonio Sebastian Dell’Anna; Fernando e Massimo Elia, Giuseppe Guido, Cristian Leopizzi, Salvatore Muscella, Lorenzo Paladini, Nicola Pinto e Stefano Rizzato. Il gruppo avrebbe gestito lo spaccio di cocaina, hashish e marijuana e sarebbe stato retto da Massimiliano e Fernando Elia entrambi detenuti. Un ruolo di primo piano sarebbe stato ricoperto da Nicola Pinto che si sarebbe interessato dell’approvvigionamento della droga per poi provvedere alla distribuzione e alla vendita.
Un modus operandi estremamente meticoloso. Così come emerso dalle indagini il gruppo rispettava una rigorosa osservanza della ripartizione dei compiti per tipologia di stupefacente, orari e zone di spaccio che avveniva in abitazioni nel rione San Pio, nel pressi di un noto hotel, di un bar e dell’obelisco. Fondamentale sarebbe stato anche il ruolo di Salvatore Muscella che consentiva, dietro la consegna di denaro o di regali, che gli associati potessero rimanere in costante contatto, anche per telefono, con il loro capo Fernando Elia nel periodo in cui era ristretto presso la Comunità di Carovigno. Gli inquirenti contestano agli indagati l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa. Questo perché la destinazione di parte degli utili consentiva di facilitare l’attività della stessa associazione sia per l’approvvigionamento che per garantirsi la disponibilità delle piazze di spaccio.
LE ESTORSIONI
Le indagini degli agenti della Squadra mobile, coordinati dal vice questore Antonio Miglietta, hanno poi fatto luce su una serie di estorsioni consumate e tentate da parte di alcuni indagati ai danni di clienti insolventi.
Giuseppe Guido e Lorenzo Paladini avrebbero costretto costretto M.D.;. a consegnare loro una Fiat Stilo come risarcimento per il mancato pagamento di un debito di droga il 12 marzo del 2015;
Davide Corlianò e Stefano Rizzato avrebbero obbligato un certo Mino a consegnare un furgone come risarcimento per il mancato pagamento di un debito di droga il 23 aprile del 2015;
Non sarebbe andata a buon fine, invece, l’estorsione tentata da Michael Virgulto. Avrebbe costretto A.S. a pagargli le somme dovute quale corrispettivo per la vendita di sostanza stupefacente con alcuni messaggi con su scritto: “Oggi se non vieni vengo io chiaro per forza. me servono” il 2 febbraio del 2015; “Crai stau a casa toa la sapia iou domani trovatui 300 euro urgenti se no entro a casa tua e tolgo tutto”, il 4 febbraio del 2015; l’8 febbraio: “A bidire tie le botte che prendi”; “statti bene che li paghi tutto bene sai” l’8 marzo del 2015.
POSSESSO DI ARMI
Carmine Mazzotta e Michael Virgulto sono accusati di aver detenuto e portato in luogo pubblico due pistole in origine appartenute a Carmine Mazzotta prelevate dalla sua abitazione dopo l’arresto, poi conservate da Michael Virgulto.
EPISODI DI SPACCIO
Nel corso delle indagini sono stati ricostruite decine e decine di episodi di spaccio. Emblematico il caso contestato ad Angelo Corrado. Avrebbe ceduto a Davide Corlianò e Stefano Rizzato 275 grammi di cocaina poi sequestrata ad entrambi il 4 maggio del 2015. Gli inquirenti contestano in questa circostanza l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa. Questo perché il 38enne (di recente coinvolto nell’inchiesta “Vele”) avrebbe favorito il clan Briganti, cellula della Sacra Corona Unita alla quale Corrado versava parte dei propri introiti.
Gli indagati sono difesi di fiducia dagli avvocati Giuseppe De Luca; Giancarlo Dei Lazzaretti e Raffaele Benfatto e d’ufficio dagli avvocati Cristiano Solinas; Francesca Manta; Barbara Fontò; Giuseppe Minerva e Valeria Priore.