F.Oli.
LEVERANO (Lecce) – Continua il pugno duro del Riesame nell’inchiesta ribattezzata “Battleship” con cui gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Lecce hanno smantellato, all’alba del 27 marzo, un presunto gruppo mafioso attivo a Monteroni. I giudici (Presidente-relatore Silvio Piccinno) hanno confermato la custodia cautelare in carcere per Angelo Calcagnile, 44 anni, di Leverano; Antonio Cordella, 33 anni, di Leverano; Alessandro Iacono, 36 anni, di Monteroni; Cristian Nestola, 34 anni, di Leverano; Andrea Quarta, detto “Bisca”, 37 anni, di Leverano e Piergiorgio De Donno, 33 anni, di Porto Cesareo; Salvatore Conte, 52 anni, di Leverano.
Qualche concessione è stata comunque dai giudici che hanno annullato per Quarta a Calcagnile il capo d’imputazione relativo ai manifesti funebri affissi a Leverano con cui veniva annunciata la prematura scomparsa del fratello di Alessandro Caracciolo (indicato come il presunto capo), maresciallo della Guardia di Finanza, accusato di aver fornito la soffiata ai colleghi per l’arresto di uno dei presunti sodali. Per il solo Quarta (difeso dall’avvocato Cosimo D’Agostino), inoltre, è stata cancellata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Nei giorni scorsi il Riesame aveva confermato la custodia cautelare in carcere al già citato ad Alessandro Caracciolo, detto “Frasola”, 36 anni di Monteroni; per la moglie Maria Antonietta Montenegro, 50 anni; la figlia Simona Caracciolo, di 26 e il genero Mirco Burroni, 26 anni, di San Cesario. Nella stessa inchiesta sono finiti in carcere anche Michele Antonio Ricchello, 43 anni, di Alliste; Massimiliano Lorenzo, 42 anni, di Monteroni. Ai domiciliari, invece, si trova Andrea Ricchello, 32 anni, di Monteroni.
Le indagini, coordinate dalla Procura antimafia e condotte dai militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, sono state avviate nel 2015 con un altro obiettivo: bloccare uno dei canali di importazione dello stupefacente dall’Albania. Scavando, i finanzieri hanno scoperto ulteriori ramificazioni e i rapporti con il clan Caracciolo. Sono stati ricostruiti i metodi, sempre gli stessi: minacce di morte, pestaggi, il “punto” sullo spaccio; imposizione del servizio di guardiania; intimidazioni. In questo modo Caracciolo sarebbe riuscito a mettere le mani su un’ampia fetta di territorio tra Monteroni, Leverano e Porto Cesareo.
Nel collegio difensivo compaiono, tra gli altri, anche gli avvocati Massimo Bellini; Giuseppe Romano; Angelo Vetrugno; Ladislao Massari e Luigi Rella.