F.Oli.
NOHA (Lecce) – Il Riesame accoglie nuovamente l’appello della Procura e ripristina il carcere nei confronti di Luciano Coluccia, il 69enne di Noha (frazione di Galatina), condannato di recente a 9 anni e 4 mesi di reclusione nel processo scaturito dall’operazione “Off Side”. La decisione del collegio (Presidente Silvio Piccinno, a latere Antonio Gatto e Pia Verderoa) arriva dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale della Libertà accogliendo il ricorso dell’avvocato Luigi Greco che, per un errore di notifica, non aveva potuto partecipare all’udienza davanti al Riesame il 9 gennaio scorso. La convocazione per discutere il ricorso era stata infatti inoltrata ad un altro Luigi Greco, avvocato suo omonimo.
Nelle scorse ore il Riesame ha accolto il ricorso discusso nella giornata di venerdì dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi che aveva impugnato l’ordinanza del gip Giovanni Gallo che, con l’originaria ordinanza, escludeva al più grande dei Coluccia l’accusa di mafia applicando i domiciliari e rigettando la richiesta del carcere. Depositate le motivazioni la difesa, che aveva depositato una memoria nell’udienza di venerdì, presenterà un nuovo ricorso in Cassazione.
Secondo le indagini, Coluccia avrebbe alterato i risultati di diverse partite della squadra di calcio del Galatina nella scalata per la promozione in Eccellenza nel campionato di promozione 2015-2016. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip aveva rigettato la richiesta della Procura di contestare l’accusa di mafia applicando gli arresti domiciliari per altri reati satellite. La Procura aveva presentato appello al Tribunale del Riesame che aveva disposto il carcere. Misura congelata fino al pronunciamento agli inizi di novembre degli ermellini che avevano stabilito una nuova udienza davanti al Tribunale del Riesame. I giudici avevano nuovamente contestato l’accusa di mafia poi annullata dalla Cassazione. Nel processo di primo grado, in abbreviato, sempre per mafia è stato condannato anche il figlio, Danilo, a 9 anni di reclusione. In tre, invece, sono stati assolti.