F.Oli.
COPERTINO (Lecce) – Sei anni e dieci giorni di reclusione oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. È questa la condanna inflitta a Luca Politi, il 32enne, di Copertino, arrestato il 28 ottobre scorso dopo aver accoltellato la compagna attesa sotto casa. La sentenza è stata pronunciata dal gup Giovanni Gallo (a fronte di una richiesta di 8 anni invocata dal pm Donatella Palumbo, titolare del fascicolo) al termine del processo che si è celebrato con il giudizio abbreviato, Il giudice ha riconosciuto all’imputato l’attenuante del risarcimento del danno nei confronti della persona offesa (che non si è costituita parte civile e che, da tempo, ha ritirato tutte le querele presentate nei mesi scorsi contro il suo ex fidanzato) equivalente all’aggravante dall’aver agito contro un parente; è stata inoltre esclusa l’aggravante dei futili motivi dettati dalla gelosia sulla scorta della corposa giurisprudenza e delle argomentazioni esposte dalla difesa.
Effettivamente gli avvocati Daniel Viva e Anna Inguscio, oltre a chiedere la riqualificazione del reato in lesioni gravi (sulla base dell’arma utilizzata, un coltello da cucina, il luogo in cui si è consumato il ferimento avvenuto in pieno giorno e non in un posto chiuso) avevano evidenziato con forza come Politi avesse agito per difendere il suo piccolo mondo familiare che stava andando a rotoli. Tanto che il movente si doveva ricondurre nel contenuto del bigliettino prima di tentare il suicidio in cui Politi aveva scritto che non sopportava che il figlio vivesse con un’altra persona. Non un travaso di bile dettato dalla gelosia, dunque, nel concetto estremizzato di dover possedere qualcuno per forza e in maniera morbosa ma una reazione istintiva per paura di perdere la stabilità familiare. Comunque precipitata dopo quella mattina in cui l’uomo aveva dato appuntamento alla sua fidanzata sotto casa in via Iconella.
Politi aveva cercato l’ultimo disperato tentativo di riallacciare la relazione con M.G., di 28 anni, che, nel frattempo, si era trasferita in un vicino paese per convivere con un altro compagno. Appena entrato nell’auto della donna sono volate le prime minacce: “Se non torni con me ti uccido”. A quel punto M.G. è scesa dalla macchina ma è stata raggiunta e ferita con il coltello al fegato e al pancreas. Fortunatamente alcuni testimoni, transitando in quegli istanti in via Iconella, hanno assistito alla scena allertando prontamente l’intervento dei soccorritori e delle forze dell’ordine. Politi è stato bloccato poco dopo dai carabinieri della Tenenza di Copertino guidati dal luogotenente Salvatore Giannuzzi. Si era barricato in casa dopo aver riposto il coltello nell’armadio della camera da letto. Aveva ancora i pantaloni e la camicia intrisi di sangue. E aveva tentato di togliersi la vita lasciando un biglietto con su scritto: “Non sopporto che mio figlio vive con un’altra persona. Ti amo”. Un biglietto, presumibilmente, che aveva il sapore dell’addio e che, stando alle indicazioni emerse dal processo, non era un modo per manifestare la sua gelosia ma l’amore per il figlio.
Trasportata in ospedale la vittima dell’aggressione si è lentamente ripresa. La lama non aveva reciso organi vitali. Tuttavia, a causa della copiosa perdita di sangue, è stato necessario praticarle delle trasfusioni. Nella successiva udienza di convalida, Politi ha poi chiesto perdono per il suo gesto dettato dalla paura di perdere la donna e il figlio nato dalla relazione. Il gip, comunque, convalidò l’arresto applicando la custodia cautelare in carcere dove l’uomo è rimasto fino a marzo quando ha ottenuto i domiciliari che ora sta scontando nell’abitazione dei genitori. Per conoscere se il giudice abbia accolto le tesi difensive bisognerà attendere i prossimi tre mesi.