Da una parte una squadra blasonata che sino a qualche anno fa è stata la più vincente al mondo, dall’altra un piccolo club alla ricerca della sua giusta dimensione nel massimo campionato. A vederla così sembrerebbe la tipica sfida già decisa prima del fischio d’inizio con i pronostici sbilanciati completamente per la squadra di casa che fa la parte di Golia, contro il piccolo Davide, ma senza lieto fine per quest’ultimo. Ma è veramente una sfida Golia vs Davide? O meglio, Golia è ancora realmente Golia?
Situazione ambientale Milan
Con l’arrivo in società di Boban e Maldini, a monitorare e gestire la parte tecnica, sembrava che finalmente i patemi del Milan e dei suoi tifosi fossero finalmente alle spalle. Due giganti del mondo del calcio che rientrano nel mondo del calcio con un ruolo da dirigenti con la squadra con cui hanno vinto tutto. Sembra l’inizio di una storia che non può non avere un lieto fine. Alla guida tecnica viene chiamato Giampaolo, che negli ultimi anni ha meritato attestati di stima sul campo grazie alla sapiente gestione prima dell’Empoli e poi della Sampdoria. Alla guida dei rossoneri tutti si aspettano il suo definitivo salto di qualità e, soprattutto, di poter godere di un calcio che unisse risultati e bel gioco. In realtà arrivano in maniera stentata i primi e del bel gioco nemmeno l’ombra. Il suo esonero è storia di una settimana fa. Come spesso accade, i tempi del calcio italiano, non accettano di rispettare quelli di una crescita tecnico-tattica fisiologica e intervengono come sempre per dare la “famosa scossa all’ambiente”. Un ambiente che però continua a rimanere instabile ed inevitabilmente molto fragile. Ad aggravare la situazione il passivo di 146 milioni di euro registrato dal Milan del 2019 con una sensibile diminuzione del fatturato.
L'”interista” Pioli
La testa di Marco Giampaolo è stata chiesta e pretesa da Zvone Boban che non riteneva più il tecnico Bellinzonese all’altezza di salvare una nave che stava andando alla deriva. Al suo posto sembrava fatta per Luciano Spalletti, certamente un tecnico in grado di guidare una big fuori dalle acque turbolenti in cui naviga al momento il Milan. L’accordo però è saltato per cause legate alla buona uscita che l’ex tecnico dell’Inter pretendeva dal club nerazzurro. Il nome di Stefano Pioli è apparso così alla ribalta quasi a voler salvare una frittata ormai fatta. Un nome, quello di Stefano Pioli, che già prima che il campo possa parlare per lui ha suscitato malumori tra i tifosi rossoneri, i quali non gli perdonano la sua fede nerazzurra confessata nel 2016/17 quando era alla guida proprio dei cugini interisti. Inoltre, il tecnico parmigiano, nella sua carriera non ha mai dimostrato di meritare la panchina di una big collezionando esoneri e nessun titolo in bacheca. Di conseguenza la scelta dell’ex allenatore della Fiorentina risulta un ripiego, per altro mal riuscito che rischia di fare precipitare ulteriormente la situazione tecnica della squadra.
Un 4-3-3 al servizio di Suso
Il modulo contro cui andrá a confrontarsi il 4-3-1-2 di Liverani è quasi certamente quel 4-3-3 in grado di esaltare le qualità tecniche dell’unico calciatore milanista che al momento sembra poter alzare l’asticella per i rossoneri: Suso. Difatti proprio lo spagnolo è stato forse il peccato originale di Giampaolo, Maldini e Boban. Marco Giampaolo è sempre stato fedele allo stesso modulo caro a Fabio Liverani e che, al pari del tecnico giallorosso, gli ha permesso di esprimere un calcio dall’alto contenuto estetico legato al raggiungimento di discreti risultati. In estate aveva provato proprio Suso nel ruolo di trequartista, costretto poi a dover cambiare modulo appena iniziato il campionato, proprio per favorire il funambolo spagnolo. Evidentemente non è bastato inventarsi cultore del 4-3-3 per invertire la rotta. I numeri del Milan e, nello specifico di Suso e del puntero Piatek, sono impietosi: zero gol e un solo assist per lo spagnolo e solamente tre gol, di cui due su rigore, per il “pistolero” polacco. La speranza è che, un tecnico abituato a quel sistema di gioco, possa far tornare il centravanti il cecchino che l’Italia del calcio ha conosciuto lo scorso anno e, l’esterno spagnolo, il campioncino ammirato nelle ultime stagioni rossonere. Quanto agli interpreti sembra difficile uno stravolgimento degli stessi, con maggiore spazio per i nuovi acquisti Duarte, Bennacer, Krunic e Leao.
In conclusione, sembra quasi paradossale, ma la prima partita sulla panchina del Milan per Stefano Pioli sembra quasi l’ultima chiamata per la squadra di Boban e Maldini. Una mancata vittoria vorrebbe dire un ulteriore fallimento davanti al proprio pubblico, con i fischi di San Siro a fare da colonna sonora del “game over” sulla stagione 2019/20. Per i giallorossi di Liverani, invece, sono pronti gli applausi di oltre tremila salentini che gremiranno il settore ospiti.