LECCE – Dai riflettori del campo a quelli del Fisco. Sotto le luci della Finanza e dell’Agenzia delle Entrate è finito l’ex calciatore del Lecce Mirko Vucinic, 36enne, di origini montenegrine da tempo residente nel capoluogo dove ha trovato casa e famiglia. Su richiesta del pubblico ministero Massimiliano Carducci il gip Sergio Tosi ha disposto il sequestro preventivo per equivalente finalizzato alla confisca di beni mobili e immobili per un valore di 5 milioni e 800mila euro.
Appartamenti e abitazioni varie anche per interposta persona: un villino in Alessandro Magno, a Roma; due abitazioni, in via Caiulo a Lecce; una villa, in via Venosa sempre nel capoluogo salentino. E poi spese sostenute per lavori edili, servizi di vigilanza, incarichi professionali, consulenze fiscali, articoli sportivi, arredamenti, intrattenimento e spese sanitarie. Ci sono anche auto e moto: un Harley Davidso; una Fiat 500 Abarth; due Porsche 911; una Range Rover; una Fiat 600; una Ferrari F12 e una Mercedes classe S. Ci sono anche prestazioni mediche presso la casa di cura “Villa Stuart” di Roma per assistenza fisioterapica, degenza, medicinali, esami diagnostici. Ma anche somme depositate su conti correnti.
Il nome del calciatore anche di Roma e Juventus era stato iscritto nel registro degli indagati sempre dallo stesso pm Carducci già da tempo con l’accusa di dichiarazione infedele al fine di evadere le tasse. Dal 2014 al 2017. Dopo che il calciatore montenegrino, cresciuto nelle giovanili del Lecce, aveva giocato nella Juventus allenata dal leccese Antonio Conte e provare l’esperienza nell’eldorado di Abu Dhabi, capitale dell’Arabia Saudita, un paradiso per molti giocatori giunti al tramonto di una gloriosa carriera, con la casacca di Al-Jazira.
Secondo quanto contestato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria ed Economica delle fiamme gialle, Vucinic non avrebbe ottemperato al pagamento delle imposte sui redditi alti (IRPEF evasa nel periodo di imposta 2014 per 1 milione e 402mila euro, nel 2015 per 1 milione e e 954mila euro; nel 2016 per 1 milione e e 954mila euro e nel 2017 per poco più di 542mila euro. E secondo il decreto legge del 74/2000 ne risponde chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto indica nelle dichiarazioni annuali elementi attivi inferiori a quelli effettivi e/o elementi passivi fittizi.
Interpellato telefonicamente l’avvocato difensore Antonio Savoia non ha inteso rilasciare alcuna dichiarazione.