LECCE – Una “cresta” di 239mila euro sull’indennizzo pagato ad una signora, vittima di un grave incidente, e un avvocato leccese e un istituto di credito nazionale vengono trascinati in Tribunale. In questi giorni in un noto studio legale del capoluogo è stata notificata una citazione. Lo stesso atto di causa – sempre per 239mila euro – è stato recapitato anche all’istituto di credito. I due convenuti dovranno presentarsi davanti al giudice del Tribunale Civile il 14 aprile prossimo. E dire che la vicenda si era dipanata anche sul fronte penale ma i termini di prescrizione (6 anni) hanno messo in salvo l’avvocato obbligando la Procura ad alzare bandiera bianca e a chiedere l’archiviazione del procedimento.
Perché, effettivamente, i fatti sono piuttosto datati. Nel lontano 1997 la signora, residente in un comune a pochi chilometri da Lecce, rimane vittima di un gravissimo incidente stradale in cui muore il padre e rimane ferita la figlia. Per le conseguenze del sinistro seguivano 20 giorni di coma e mesi di ospedale e il persistere di gravissime menomazioni fisiche della signora che, proprio per questo, veniva riconosciuta invalida civile. “Provata dal sinistro sia a livello fisico che mentale” – si legge nella citazione – si affidava all’avvocato leccese. Nel 2004 il professionista le proponeva la chiusura della pratica di risarcimento con il pagamento da parte della Compagnia assicurativa di circa 581mila euro. La signora accettava il ristoro alla luce della fiducia riposta e nelle argomentazioni svolte dal difensore sulla appropriatezza del risarcimento.
Nel tempo il legale veniva incaricato di seguire altre pratiche e diventava, a giusto titolo, “l’avvocato della famiglia” della signora. Il vento cambiava solo quando la sfortunata protagonista di questa storia si trovò a dover scegliere un altro legale per curare la sua separazione coniugale: alla luce delle gravissime lesioni riportate, il risarcimento di 581mila euro appariva evidentemente non congruo. Il sospetto cominciava ad insinuarsi nella mente della vittima che non esitava a contattare la banca. Sospetti fondati. Perché, con grande sorpresa, scopriva che il risarcimento pagato dalla Compagnia assicurativa sfiorava i 900mila euro e che da qualche parte si era perso quasi un quarto di milione di euro.
La differenza sembrerebbe sia transitata su un conto intestato a sconosciuti. Lo stesso conto, poi, veniva chiuso pochi mesi dopo l’operazione e i documenti cartacei mandati al macero dalla Banca. Evidentemente l’Istituto è rimasto vittima a sua volta di qualche collaboratore infedele e che al momento, pur volendo, non può ricostruire i fatti. E l’avvocato? Bocca cucita. Non ha voluto rispondere, in nessuna sede, alle richieste di rendiconto da parte della cliente che, asisstita dall’avvocato Egidio Marullo, si è vista costretta a citarlo in giudizio insieme all’Istituto di Credito.