MONTERONI (Lecce) – Dovrà affrontare un proccesso Michele Andreini, il 32enne di Monteroni, accusato di aver ucciso alla guida di un Suv “Biondo”, un amato e conosciutissimo cane randagio, in un piazzale di Monteroni il 6 giugno scorso. Il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio (non si celebrerà così alcuna udienza preliminare) e l’inizio dell’istruttoria è fissata davanti al giudice monocratico Annalisa De Benedictis.
La vicenda è nota. Il cane era solito dormire nell’anti-spiazzo del negozio già da tempo ed molto conosciuto in tutta la comunità. Il conducente dell’auto, di proprietà del padre, sarebbe giunto nella zona lentamente e sufficientemente illuminata. Con i fari puntati in direzione dell’animale. Scorrendo le immagini contenute in un video allegato nella denuncia depositata dall’Associazione Improta assistita dall’avvocato Giordano Bacile di Castiglione si vede l’automobilista che, giunto nei pressi del’intersezione tra Corso Umberto e via E.De Filippo, sale sullo scivolo del piazzale investendo con la ruota anteriore sinistra il malcapitato cane randagio. Lo fa con una manovra del tutto repentina per investire l’animale mentre riposa.
Subito dopo innesta e procede in retromarcia, effettuando un’inversione sulla sede stradale, così come segnalato dall’accensione delle luci poste sul retro dell’autovettura. Le immagini di videosorveglianza non lasciano dubbi. L’automobilista aveva il chiaro intento di investire, schiacciare e ammazzare il cane mentre dormiva alla luce della velocità/tempestività con cui svolta dirigendosi verso il suo corpo con un solo, unico fine: ucciderlo.
Una consulenza di parte della locale associazione Oipa Italia Onlus (assistita dall’avvocato Vincenza Raganato), conferma la sequenza delle immagini. Nelle 32 pagine dell’elaborato, a firma dell’ingegnere informatico Luigina Quarta, l’automobilista non poteva essersi accorto di nulla, o scambiare l’animale per un oggetto lasciato per terra. Eppure, giorni dopo l’episodio, il giovane si era presentato in caserma per negare di aver investito deliberatamente il cane e spegnere così le polemiche alimentate dai social dove era stato indicato come un mostro.
Il giovane è difeso dagli avvocati Amilcare Tana e Alessandro Favale.