di Julia Pastore
ROMA / VATICANO – “Non debemus, non possumus, non volumus”: “Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo”, fu la pronta risposta che Pio VII diede nel 1809 all’ufficiale dell’imperatore Napoleone, il quale aveva ordinato al Papa di rinunciare alla sovranità del potere spirituale.
Oggi, più di duecento anni dopo, sembra essersi verificato qualcosa di simile. Qualcosa che probabilmente non s’era visto neppure durante la peggiore dittatura: nella diretta del 26 aprile 2020, il Premier Conte annuncia che, quanto alla fase 2, per le cerimonie religiose “il governo deve ancora continuare a interloquire col comitato tecnico-scientifico”. È di tutta evidenza come la CEI si sia sentita altamente violata con riguardo ai Patti Lateranensi, che impongono una collaborazione alla pari che porti a soluzioni concordate fra lo Stato e la Santa Sede. Per questo motivo la Conferenza Episcopale ha redatto un comunicato in cui ha espresso il disappunto dei Vescovi e in cui si fa riferimento ad una “esclusione arbitraria” da parte del governo.
In vista della stagione estiva, non sarebbe stato neppure difficile pensare a delle misure di precauzione da adottare svolgendo le celebrazioni all’aperto.
Palazzo Chigi ha a sua volta risposto in maniera solerte al comunicato: “troveremo un’intesa con la CEI”. Ma già lo scorso giovedì 23 aprile la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva dichiarato: “Sono allo studio nuove misure per consentire la libertà di culto“. Intanto (e ancora) niente messe aperte al pubblico. Che Dio ci aiuti.