COPERTINO/SOLETO (Lecce) – Una nuova denuncia-querela contro la residenza sanitaria “La Fontanella” di Soleto al centro di un’inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura di Lecce e per la quale la Regione Puglia ha avviato l’iter per la chiusura. In questo caso a sollecitare gli accertamenti non sono i familiari di una delle oltre 20 vittime al momento accertate ma di un anziano ancora in vita seppur ricoverato in gravi condizioni al Dea di Lecce dal 31 marzo. Si ipotizzano i reati di diffusione colposa di epidemia e di abbandono di persona incapace. E si chiede il sequestro della documentazione medico-sanitaria presente nella Rsa e di quella presente presso il Dipartimento di emergenza ed accettazione reparto infettivi dell’Ospedale “Vito Fazzi”.
Istanze messe nero su bianco dai parenti di un 84enne di Copertino tramite l’avvocato Novella Migletta che, questa mattina, ha depositato la denuncia-querela in Procura. Facile intuire che l’atto confluirà a breve nel fascicolo coordinato dal pubblico ministero Alberto Santacatterina in cui sono stati iscritti nel registro degli indagati i nomi del legale rappresentante don Vittorio Matteo; della responsabile Federica Cantore e del responsabile sanitario Catello Mangione.
Come detto l’anziano è in vita. Le sue condizioni, inizialmente critiche, sono stabili. Si trova sempre ricoverato al Dea e si è anche negativizzato. Ma il 31 marzo si presentò in condizioni pietose. Positivo al Covid-19; disidratato; malnutrito; carente di ossigenazione e privo del supporto farmacologico previsto dalla terapia che quotidianamente gli sarebbe dovuta essere somministrata. Questo quadro clinico fece scattare l’allarme tra i familiari. Anche perché da giorni, in particolare la figlia aveva cercato di avere un contatto con il padre non appena le criticità della struttura vennero segnalate dagli organi di stampa con una serie di articoli. Non senza difficoltà i parenti vennero a conoscenza che l’anziano era stato spostato, insieme ad altri ospiti privi di sintomi, in un’area separata rispetto a chi presentava sintomatologie tipiche del Covid-19.
Non appena il numero dei contagi iniziò a crescere a dismisura (tra il 25 e il 26 marzo e con il concomitante passaggio di consegne della gestione della struttura all’Asl) la figlia dell’anziano inviò alla responsabile della struttura un nuovo messaggio senza più avere notizie sulle condizioni di salute del padre. Solo il 30 marzo riuscì a mettersi in contatto con il dottore Silverio Marchello (nel frattempo subentrato nella gestione della Rsa) che informò la donna di una situazione generale davvero disastrosa e preoccupante chiedendole di informarlo dei farmaci che il padre assumeva poiché, a causa dell’assenza dei gestori e degli operatori messi in quarantena, non era a conoscenza delle condizioni di salute di nessun paziente né delle terapie che dovevano seguire.
Solo il giorno dopo la donna fu informata dell’immediato trasferimento del padre presso il nosocomio leccese a causa delle precarie condizioni di salute. Da qui la denuncia sporta a carico della Rsa che, ora, confluirà nel fascicolo aperto dalla Procura contro i responsabili della struttura. All’interno della residenza sanitaria, attualmente, sono 16 gli ospiti presenti, tutti negativi all’esame del tampone.