COLLEPASSO (Lecce) – Uccise il padre lanciandogli dell’alcol che, con i fornelli accesi, sviluppò una fiammata sul corpo dell’anziano genitore deceduto dopo una lenta ma inesorabile agonia. Inizialmente Vittorio Leo, 48enne di Collepasso, venne arrestato con l’accusa di omicidio volontario successivamente riqualificata dal pubblico ministero Luigi Mastroniani nell’avviso di conclusione e nella richiesta di rinvio a giudizio, poi, in omicidio preterintenzionale. Martedì, al quinto piano del Palazzo di Giustizia, nella stanza del gup Cinzia Vergine, è prevista l’udienza preliminare.
E quale sarà la strategia difensiva? Chiudere la propria vicenda giudiziaria, almeno in primo grado, davanti ad un solo giudice con un rito alternativo (beneficiando di uno sconto di pena) o affidare le proprie sorti ad un collegio di giudici togati e popolari in Corte d’Assise? L’avvocato difensore Francesca Conte non ha dubbi su quale sarà la linea difensiva salvo ripensamenti dell’ultima ora (sempre possibili): “Non chiederemo alcun rito alternativo”, commenta la penalista leccese. “Se non sarà emessa una sentenza di proscioglimento andremo a dibattimento per dimostrare, convinti come siamo, che si sia trattato di un incidente. Il mio assistito non aveva alcuna intenzione di far del male al povero genitore. E dall’eventuale istruttoria emergerà la vera ricostruzione”. Nel corso dell’udienza la figlia della vittima nonché sorella dell’omicida potrà costituirsi parte civile con l’avvocato Elvia Belmonte.
Omicidio preterintenzionale nonostante dopo la notifica dell’avviso con la riqualificazione del reato, il gip Giovanni Gallo avesse confermato il carcere e l’iniziale accusa riportata nell’ordinanza di convalida del fermo. Di certo i rapporti tra padre e figlio si erano logorati da tempo e una convivenza ormai forzata nella stessa abitazione avrebbe alimentato lo stato di tensione. In particolare l’anziano genitore (un insegnate in pensione di 89 anni) rinfacciava al figlio di aver abbandonato gli studi per scegliere la strada dell’agente immobiliare e di non aver mai realizzato una famiglia.
Così, il 29 maggio di un anno fa, il delitto nella casa di famiglia in via don Sturzo si rivelò il “naturale approdo”. Padre e figlio si trovavano in cucina. L’anziano genitore iniziò ad inveire contro il figlio che reagì spruzzandogli dell’alcol addosso. La fiammata alimentatasi dal fornello acceso, avvolse il corpo dell’anziano che in un istintivo tentativo di rimanere in vita raggiunse il bagno cercando invano di spegnerle. Il figlio chiamò solo a distanza di ore i carabinieri. Prima si preparò un piatto di pasta, poi pulì casa e infine si adagiò sul divano con il cadavere del padre in casa. E quando i carabinieri arrivarono nell’abitazione, ormai, per l’anziano padre non c’era più nulla da fare.