LECCE – I veleni su una presunta parentopoli all’interno della Camera di Commercio di Lecce sfociano in un’inchiesta penale e si concretizzano in un avviso di conclusione a carico del noto imprenditore Roberto Fatano e dell’inviato di “Striscia la Notizia” Alessio Giannone, meglio conosciuto come Pinuccio. Sono accusati di diffamazione aggravata così come contestato dal pubblico ministero, in servizio presso la Dda, Giovanna Cannarile nei confronti dell’avvocato Maurizio Siciliano, da anni con incarichi all’interno della Camera di Commercio.
Sotto la lente d’ingrandimento è finito un servizio dal titolo “Un daino per nemico” all’interno del programma satirico di Canale 5 andato in onda il 6 marzo dello scorso anno. Secondo quanto ricostruito nel corso del servizio nell’ambito di una Commissione Tecnica sarebbe emersa una “coincidenza”. Perché sotto esame era finito Carlo Siciliano (dirigente Asl sul banco degli imputati nel processo nato dall’inchiesta su presunti favori con l’ex magistrato Emilio Arnesano). Nella Commissione, denunciarono l’imprenditore e l’inviato di Striscia, era presente il fratello Maurizio.
Nel corso dell’intervista l’imprenditore leccese, Presidente “Laica Associazione delle Imprese e delle Professioni del Salento”, insieme all’inviato barese di Striscia, si sarebbe soffermato su questa coincidenza tra fratelli. “Una contiguità”, si diceva nel corso del servizio, “che lascia pensare” così come poi riportato nell’avviso. Un’allusione, a parere della persona offesa, su una presunta parentopoli. Allentata da Pinuccio con una battuta: “Magari non erano in buoni rapporti”: Da qui la denuncia-querela dell’avvocato, assistito dall’avvocato Cristiano Solinas, contro gli “intervistatori-accusatori” ora raggiunti da un avviso di chiusa inchiesta.
Contattato telefonicamente Pinuccio non ha voluto commentare l’accaduto riservando eventuali repliche al suo studio legale. Così come l’imprenditore Fatano, difeso dall’avvocato Raffaele Fatano. I due indagati potranno controbattere alle accuse nei prossimi 20 giorni depositando memorie difensive o chiedendo di essere interrogati prima che il pm formalizzi l’azione penale.