LECCE – Troppa gente ammassata e alcuni avvocati abbandonano l’aula per il pericolo di contagio al Covid-19. È accaduto in mattinata nella pur spaziosa aula bunker del carcere di Borgo “San Nicola” nel corso dell’udienza preliminare scaturita dall’operazione antidroga e antimafia “Final Blow” con ben 77 imputati quando il collegio difensivo ha chiesto un rinvio per questioni di sicurezza. La gup Giulia Proto ha rigettato l’istanza e gli avvocati Umberto Leo, Luigi Corvaglia ed Alessandro Stomeo che, a quel punto, hanno abbandonato l’aula. L’udienza è servita cosi alla sola costituzione delle parti ed è stata rigettata una richiesta di incidente probatorio in merito ad una perizia, richiesta dalla difesa, sulle intercettazioni telefoniche (telematiche). Si tornerà in aula il 16 dicembre quando si procederà con le richieste di rito alternativo. Cosa succederà quel giorno a distanza di sole due settimane.
L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce, ha consentito di decapitare i vertici della criminalità locale che aveva messo le mani non solo sugli affari tradizionali quali droga ed estorsioni ma anche sui servizi di guardianìa in occasione di eventi e sulla gestione del Parco di Belloluogo, il polmone di Lecce dove alcuni concerti live avrebbero visto l’ombra della criminalità con tanto di minacce all’assessore comunale Paolo Foresio. Mafia per la Dda sulla scorta delle indagini coordinate dal pubblico ministero Giovanna Cannarile. Lo certificano i cognomi deli imputati finiti alla sbarra (in 13, invece, hanno patteggiato). Lo certificano le migliaia di intercettazioni che hanno rappresentato il nerbo degli elementi probatori acquisiti negli anni. Nessuna ingerenza, nessuna invasione di campo. Ogni capomandamento gestiva la propria fetta di territorio. Con autorità e rigore grazie alla disponibilità di armi e di notevoli quantità di denaro ottenendo di fatto quel consenso sociale da parte dei cittadini indispensabile per portare avanti sottotraccia gli affari sporchi.
Quattro consorterie capeggiate da altrettanti capibastone: Cristian Pepe, dal carcere, avrebbe continuato a tenere le redini dell’omonimo clan attivo su Lecce, Cavallino e Melendugno, con influenza sui territori di Campi Salentina, Salice Salentina, Surbo, Squinzano, Caprarica. Il clan agiva ora di sciabola ora di fioretto. Gli “infami” venivano puniti con pestaggi e aggressioni. E poi gestiva, sottotraccia, il settore dei commercianti ambulanti, il Parco Belloluogo, i servizi di guardiania, l’ affissione dei manifesti elettorali. E teneva rapporti con altri clan operanti nelle province di Lecce (facenti capo rispettivamente a Luigi Vergine, Cengs De Paola, Saulle Politi) e Brindisi (quello riconducibile a Raffaele Martena) nonché con una cosca calabrese. Un nuovo statuto della Scu di cui avrebbe fatto parte anche la frangia di Pasquale Briganti e la cellula del già citato Luigi Vergine per la spartizione dei dei proventi derivanti dal settore del gaming. Saulle Politi, seppur detenuto, avrebbe continuato a capeggiare l’omonimo clan sul territorio di Monteroni, attivo nel traffico di stupefacenti, nel gaming, nella vendita del caffè e di macchinette per la distribuzione di bevande.
Le indagini hanno ricostruito la saga criminale degli ultimi anni: i colpi di pistola esplosi all’indirizzo dell’agenzia funebre “La Sfinge”; l’intimidazione di Andrea Cafiero ai danni dell’abitazione di Pasquale De Vergori per vendicarsi di un affronto subìto in un locale; l’estorsione compiuta da Valentino Nobile e Antonio Pepe ai danni dei gestori di un B&B per consentire una “pacifica” gestione dell’attività di meretricio; l’estorsione di Manuel Gigante all’amministratore di una discoteca di Maglie per ottenere 10 ingressi gratuiti. E ancora la tentata estorsione di Stefano Castrignanò al titolare di un noto bar del centro di Lecce di fargli saltare in aria l’esercizio commerciale se non avesse corrisposto la somma di 10mila euro.
O l’estorsione di Antonio Pepe, conosciuto come “Totti”, al Direttore della sala Bingo di Lecce di via Trinchese per alterare l’esito delle giocate in favore suo e dei familiari. Nell’avviso è confluita anche l’estorsione imbastita da Antonio Cannoletta e Manuele Gigante al titolare di licenza per l’attività di pirotecnico sottoposto ad una condizione di assoggettamento per le insistenti richieste, avanzate con toni perentori e minacciosi. Infine sono stati documentati innumerevoli episodi di spaccio.
A difendere i neo imputati, gli avvocati Pantaleo Cannoletta, Salvatore Rollo, Cosimo D’Agostino, Dario Congedo, Ladislao Massari, Gabriele Valentini, Donata Perrone, Mario Coppola, Alessandro Stomeo, Marco Caiaffa, Giancarlo Dei Lazzaretti, Laura Minosi, Giuseppe De Luca, Fabio Corvino, Paolo Rizzo, Vincenzo Pennetta, Silvio Verri, Giuseppe Presicce, Ilenia Toma, Antonio Savoia, Andrea Capone, Roberto De Mitri Aymone, Lucia Longo, Paola Scarcia, Maria Ciccarese, Luigi Corvaglia, Nicola Leo, Ivan Feola, Anna Inguscio, Benedetto Scippa, Francesco Calabro, Germana Greco, Silvio Giardiniero, Giovanni Valentini, Francesco Stanca, Francesco Fasano, Rita Ciccarese, Carlo Caracuta, Massimo Muci, Paolo Cantelmo, Carlo Sariconi, Giuseppe De Luca, Luigi Rella, Raffaele Benfatto, Maria Scardia e Tommaso Donvito.