Mister Salvatore Nobile, alias Totò Nobile, può essere ribattezzato “l’allenatore dei due mondi”. Infatti, dopo una carriera da calciatore nella quale ha toccato i livelli più alti del calcio italiano ma non solo, ha intrapreso quella da allenatore che l’ha portato ad essere “adottato” dal continente africano. Uomo e professionista dalle più alte qualità morali è risultato quasi decontestualizzato nel calcio-business del vecchio continente. Lui, come tanti ex della sua generazione, ha faticato ad adattare la sua professionalità alle “nuove regole del gioco”. In Africa, invece, ha trovato terreno fertile per insegnare calcio riuscendo ad arricchire la sua bacheca calcistica con ben cinque titoli nazionali, una supercoppa e venendo eletto per ben due volte miglior tecnico del campionato ivoriano. Incredibilmente, invece, in Italia sembra doversi accontentare di un calcio non all’altezza dei galloni conquistati sui campi di almeno due continenti.
Mister cosa l’ha spinta a tornare in Africa?
Non ho mai avuto un procuratore e purtroppo senza, in questo calcio moderno, rimani fuori dai giochi. Mi era stata proposta l’opportunità di allenare in Madagascar e ho subito accettato, nonostante avessi avuto nuovamente offerte dalla Costa d’Avorio.
Come vede questa nuova avventura?
La squadra lavora già da un mese. Aveva mandato il lavoro da svolgere ai miei collaboratori che sono presenti sul posto. Io personalmente sono arrivato da una settimana e onestamente ho trovato un ambiente positivo con un gruppo di ragazzi che si son messi a totale disposizione convinti di poter fare il salto di qualità sotto la mia guida.
Dopo una carriera da calciatore che ha toccato il suo apice con lo Scudetto con l’Inter nel 1988/89 e una da allenatore nella quale ha riempito la sua bacheca di trofei e riconoscimenti, si sarebbe aspettato maggiore attenzione dal calcio italiano?
Purtroppo devo ripetere quello detto pocanzi, senza procuratori è difficile lavorare nel mondo del calcio a prescindere dai meriti che un professionista può avere. Sicuramente mi sarei aspettato di più da direttori sportivi amici di primissimo livello per i quali Totò Nobile c’è sempre stato quando indossava ancora gli scarpini. Ma lo sappiamo bene: nel calcio non esiste riconoscenza.
Il suo Lecce è ripartito dalla B con l’ambizione di risalire subito nella massima serie. Dopo un inizio balbettante sembra aver cambiato marcia. Come giudica i giallorossi e il mercato di Pantaleo Corvino?
Il Lecce è una squadra davvero forte! La scelta dell’allenatore è stata azzeccatissima. Eugenio Corini, oltre ad essere un ottimo allenatore, è un signore che sa usare la testa e dosare le parole. Un connubio raro da trovare nel mondo del calcio ma che si integra bene con l’ambiente salentino. Sono convinto che i giallorossi siano i candidati principali alla vittoria finale. Corvino non si scopre oggi, come sempre riesce a pescare calciatori sconosciuti ai più che riescono a dare il loro contributo sin da subito e acquisire valore nel tempo. È la persona giusta al posto giusto in questo momento; sicuramente il più esperto e navigato nel mondo calcistico nell’intera società salentina.
La pandemia legata al Covid-19 sta condizionando la vita dell’intero pianeta, interessando ovviamente anche il mondo dello sport. Come viene vissuta in Africa?
Qui è vissuta in maniera molto più serena. Forse è aiutata dal clima e dal caldo. In Madagascar ci sono pochissimi casi, fermo restando che il Presidente della Repubblica ha adottato delle misure rigide sui voli in entrata e in uscita.