SALENTO – Scuola in Puglia, didattica a distanza per tutti dal 22 febbraio. Il presidente della Regione Michele Emiliano ha firmato ed emanato il 20 febbraio l’ordinanza sulle ‘Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid – 19’ che dispone da lunedì 22 febbraio e fino a tutto il 5 marzo la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e i Centri professionali istruzione adulti (Cpia).
Quali le motivazioni e le reazioni di tale disposizione, lo abbiamo chiesto al Professore Gilberto Pellegrino, docente di fisica al Liceo Palmieri di Lecce.
Nuova Ordinanza. Cosa è andato storto?
Ancora una volta il Presidente Emiliano, in qualità di massima autorità sanitaria regionale riconosciutagli dal suo ruolo istituzionale, ha pensato di poter affrontare la questione legata alla didattica negli istituti scolastici pubblici e privati della Regione Puglia con un’altra Ordinanza contingibile e urgente (numero 56 del 20.02.2021) in vigore da oggi 22 febbraio 2021 e valevole fino a venerdì 5 marzo.
Con la citata Ordinanza Emiliano, pubblicata nel pomeriggio di sabato 20 febbraio, ha imposto la ddi (didattica digitale integrata) al 100% per ogni ordine e grado di scuola del territorio regionale per “cercare di trovare un punto di equilibrio tra i due diritti costituzionali alla salute e all’istruzione” (sono sue dichiarazioni) e anche per la necessità di realizzare il piano vaccinale nelle scuole.
In realtà, secondo me, le disposizioni di cui alla citata Ordinanza non hanno fatto altro che generare tanta confusione tra gli operatori scolastici e nelle famiglie delle studentesse e degli studenti di Puglia.
In particolare, dopo aver sperimentato sul campo la DOD “didattica on demand” attraverso le precedenti ordinanze ed aver ribaltato la responsabilità della frequenza e quindi della eventuale trasmissione dei contagi del virus ai genitori degli studenti, questa volta ha trasferito tale responsabilità ai dirigenti delle istituzioni scolastiche ai quali è stato delegato il compito di aprire alla presenza, nella misura massima del 50% di ciascuna classe, di quelli alunni che hanno assoluta necessità di frequentare le lezioni in presenza per “ragioni non diversamente affrontabili”.
In questo modo i genitori, ed in particolare i genitori degli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado, gravati dal compito di dover seguire per ben 15 giorni continuativi dal punto di vista della didattica i propri figlioli, proprio grazie a queste “esigenze non diversamente affrontabili” hanno potuto risolvere il problema della frequenza in presenza con la responsabilità tutta a carico dei dirigenti scolastici.
Credo che il Presidente Emiliano, in quanto massima autorità sanitaria e al corrente dei dati effettivi sui contagi in Puglia, avrebbe dovuto disporre egli stesso la chiusura delle scuole, per esigenze sanitarie, senza delegare la responsabilità di tali chiusure sulle famiglie e/o dirigenti scolastici.
Riguardo poi al tempo necessario per l’attuazione del piano vaccinale, sicuramente i quindici giorni di “chiusura” non potranno essere sufficienti in quanto lo stesso Presidente Emiliano nella citata Ordinanza afferma”che la Regione Puglia disporrà di oltre 60.000 dosi del vaccino solo alla fine del mese di febbraio.
Ad oggi, nessun docente conosce il cronoprogramma dei vaccini, né ha ricevuto alcuna comunicazione da parte del Dipartimento della Salute riguardante le operazioni di vaccinazione.
Come hanno reagito i ragazzi?
Durante la settimana che è appena trascorsa, le lezioni nelle scuole secondarie di secondo grado, si sono svolte parzialmente in presenza ed alcuni alunni hanno frequentato regolarmente nel rispetto delle misure di sicurezza che ogni scuola ha adottato sin dall’inizio dell’anno scolastico. Le attività didattiche hanno interessato il gruppo classe in presenza e gli studenti a casa collegati da remoto. Abbiamo dovuto modificare modalità, strategie didattiche, mezzi e strumenti di lavoro in poco tempo ed ora dobbiamo cambiare ancora una volta tutto per tutti.
La confusione negli alunni e negli studenti (la cui fascia di età varia da 6 a 18 anni) è tanta al punto che ci potrebbe essere il rischio di generare ulteriore dispersione scolastica, far allontanare dalla voglia per lo studio i ragazzi che avrebbero bisogno di maggiore attenzione e nello stesso tempo far perdere il piacere di apprendere anche ai più motivati.
Non solo, questo continuo cambiare modalità di apprendere, certamente non aiuta a costruire sani rapporti di socializzazione.
Penso agli alunni che frequentano l’ultimo anno che dovranno affrontare gli esami e che da un anno ormai hanno perso ogni contatto di socializzazione all’interno della scuola, così come a coloro che, iscritti al primo anno, conoscono solo “virtualmente” il proprio compagno di banco.
E i professori?
I professori hanno dimostrato di possedere la massima capacità di adattamento e flessibilità nella loro pratica didattica quotidiana passando da una modalità all’altra (DAD, DDI, DOD, Didattica in presenza) nel massimo rispetto del proprio dovere deontologico della professione docente, con lo spirito di servizio e la passione che da sempre contraddistingue la comunità educante, anche in piena emergenza pandemica, sempre e solo nell’interesse dei discenti. .
DAD e diritto allo studio. Come si può conciliare con il diritto alla salute?
Dall’inizio del corrente anno scolastico, le attività didattiche all’interno di tutte le istituzioni scolastiche si sono svolte nel pieno rispetto delle norme di sicurezza così come dettate dal governo centrale su indicazioni del CTS. Durante tutta l’estate i DD.SS. hanno lavorato per portare a compimento il piano di sicurezza con l’utilizzo ed il rispetto del protocollo di tutte le misure (distanziamento, dispositivi, sanificazione, ecc).
Da parte degli operatori scolastici e degli ambienti scolastici è stato sempre rispettata ogni disposizione per garantire il diritto allo studio e il diritto alla salute all’interno della scuola.
Non basta però osservare le norme di sicurezza solo all’interno della scuola. Occorre maggiore controllo all’esterno, anche durante il resto della giornata in tutti i luoghi di socialità, in primis nei servizi pubblici quali i trasporti.