ROMA – Sono momenti di grande ribalta nazionale per Barbara Lezzi. La senatrice si gioca tutta la sua carriera politica, ma se i riflettori si dovessero spegnere in fretta e la cacciata dovesse compiersi definitivamente, rischierà l’oblio tipico che dopo un po’ la stampa nazionale fa abbattere sui fuoriusciti. “L’invito al dialogo è sempre aperto ma senza ipocrisie né infingimenti – spiega la battagliera parlamentare (oggi in versione diplomatica) – Non ha alcun senso la comprensione seguita da minacce e ritorsioni. Le mie richieste sono tutte legittimate dalle regole che ci siamo dati, comprese la richiesta di rifare la votazione e la proposta di candidatura al comitato direttivo”. Barbara Lezzi crede davvero che la corrente maggioritaria guidata da Di Maio rifarà la votazione su Rousseau? Davvero pensa che il “verbo” dell’ “elevatissimo” Grillo possa non essere seguito da qualche dissidente? Utopie. Intanto sulla stampa nazionale avanzano le indiscrezioni sul ritorno di Di Pietro e dell’Italia dei Valori: un contenitore accogliente per i transfughi pentastellati.
Vito Crimi, il reggente, non ha lasciato speranze: “Chi ha votato contro la fiducia è fuori: ha deciso di uscire dal partito, perché quel voto determina gli equilibri in Parlamento”. Erano 338 i parlamentari pentastellati a iniziò legislatura: tra cacciate e fuoriuscite oggi ne hanno un centinaio non meno. “Parlerò anche di questo oggi a Mezz’ora ma, soprattutto, di quello che credo serva al Paese in questo difficile momento” – spiega Barbara Lezzi su Facebook. Però dovrebbe sapere, per esperienza diretta, che le cacciate dal Movimento 5 Stelle non sono mai state revocate dai vertici.