LECCE – È tutto pronto per la mostra dell’artista salentino Max Hamlet Sauvage, allestita negli spazi suggestivi dell’ex Chiesa di San Francesco della Scarpa (Complesso convitto dell’edificio Palmieri) di via Benedetto Cairoli numero 15 a Lecce, nella splendida città del Barocco, dal 10 maggio al 3 giugno 2021. Questo nuovo progetto segna una tappa molto importante, sono ben 53 gli anni di militanza artistica contaminati da forme espressive fra le più diverse e contigue: pittura, scultura, disegno, grafica, fotografia che hanno visto protagonista il maestro gallipolino, impegnato in un percorso creativo che ne ha fatto una delle figure più originali e apprezzate (non solo in Italia) del panorama delle arti figurative del secondo Novecento.
Nato a Gallipoli nel 1950, ma formatosi artisticamente a Milano e in Francia, si è fatto sin da subito notare per il suo surrealismo irriverente e provocatorio; per le sue declinazioni pop, per la sua critica alla società opulenta e consumistica che a partire dagli anni del boom economico, ha attraversato le capitali europee dopo aver dilagato nel continente americano. Max Hamlet ha alle spalle un’attività intensa di ricerca e di militanza culturale che si è concretizzata in oltre 90 grandi mostre tenute nei luoghi più prestigiosi: dal Palazzo dei Diamanti di Ferrara presentato dallo storico dell’arte Giorgio Di Genova al Museo Sant’Andrea di Milano presentato da due grandi storici dell’arte: l’ebreo tedesco Arturo Schwarz, a cui si deve l’introduzione in Italia dei maestri del Surrealismo interna- zionale, e il francese Pierre Restany. Tanto per fare qualche citazione. La mostra ha come titolo: “Le metafore mitologiche zoo-antropomorfe metropolitane” e come sottotitolo “L’uomo, icona e mito mediterraneo del nostro tempo” e si compone di ben 150 opere realizzate tra il 1968 e il 2021. Una vera e propria carrellata antologica che mette in scena, è proprio il caso di dirlo, con dipinti, disegni, sculture e fotografie, la rappresentazione di oltre mezzo secolo di vita.
Divisa in sezioni, con i suoi vari cicli e gli attraversamenti socio-antropologici, le iconografie e gli stilemi, le sue visioni e le sue istanze, in questa mostra c’è il Surrealismo con la sua oniricità e con gli innesti stranianti accolti dal mondo zoologico e vegetale; ma c’è anche la Pop-Art di Andy Warhol e Roy Lichtenstein che Max Hamlet elabora in maniera autonoma e personale, rispetto ai due autori americani, conferendo alle sue figure, alle sue narrazioni, una forza critica robusta e una caricata sensualità. Benché molto legato alla sua terra d’origine, Max Hamlet resta un pittore di vocazione internazionale. E questa mostra patrocinata dalla Provincia di Lecce Salento d’Amare, e curata da Maurizio Nocera, Toti Carpentieri, Marina Pizzarelli, lo mostra ad aundantiam.
UN SURREALISTA POP MADE IN ITALY
La vicenda artistica di Max Hamlet è quella di un uomo colto ed emblematico nella storia della pittura italiana contemporanea d’oggi. Max Hamlet è un artista tra i più noti esponenti del surrealismo-pop italiano ed è fortemente esemplato su un’ottica che recupera stilemi tratti dalla cultura pop americana di Roy Lichtenstein e Andy Warhol, se pur con una personalissima carica polemica di smitizzazione dei simboli ed emblemi del potere e della politica (ambienti di un certo status-symbol); la sua semantica si è sposata alla favolistica moderna, così i suoi personaggi, ernstianamente, sono tutti asimilati dagli uccelli; uccelli che, tuttavia, vivono borghesemente e, dall’alta borghesia, condividono i bisogni e i desideri erotici.