SALENTO (Lecce) – Ripresa con un telefonino dalla matrigna mentre veniva violentata dal padre. E un filmati dei rapporti incestuosi inviati al fidanzato della ragazza per interrompere la storia d’amore. Un incubo per una ragazza, residente in comune del Basso Salento, andato avanti per cinque anni. Quando ha trovato il coraggio di presentarsi presso il Commissariato di Gallipoli accompagnata dal fidanzato le si è aperto un mondo. Gli agenti, diretti dal vice questore Monica Sammati, sono diventati i suoi angeli custodi cui la ragazza ha confidato le violenze e i ricatti che, a suo dire, andavano avanti da ormai troppo tempo.
E il padre e la matrigna sono finiti sotto inchiesta con le accuse di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata e revenge porn, reato quest’ultimo contestato anche alla donna. Il 27 ottobre dovranno ora comparire davanti al gup Simona Panzera per l’udienza preliminare anticamera per un eventuale rinvio a giudizio o sede in cui i due imputati, difesi dagli avvocati Riccardo Cuppone e Pasqualina Abate, potranno chiedere di essere giudicati con un rito alternativo.
Gli episodi, ricostruiti dai poliziotti sotto il coordinamento del pm Luigi Mastroniani (in forze nel pool dei magistrati impegnati nei reati contro la persona e le fasce deboli), iniziano nel 2015 quando la persona offesa (ora maggiorenne e che potrà costituirsi parte civile) decise di andare a vivere in casa del padre che, nel frattempo, aveva avviato una relazione con una nuova compagna. E dal genitore sarebbe stata violentata. Più volte. In una circostanza, dopo un accordo con il convivente, la matrigna avrebbe ripreso con un telefonino un rapporto sessuale tra padre e figlia consumato in una stanza, in un seminterrato.
Il video sarebbe stato girato al fidanzato della ragazza per convincerlo ad interrompere la relazione sentimentale. Il giovane, invece, ha supportato la fidanzata. E, insieme, si sono recati in Commissariato. Dopo la denuncia sono scattati gli accertamenti scanditi dagli ascolti a sommarie informazioni e dal sequestro di telefoni e supporti informatici nella disponibilità degli indagati. L’intero materiale è stato poi affidato al consulente informatico Silverio Greco che ne ha scremato il contenuto. E dallo spulcio delle memorie sono emersi i risconti al racconto della ragazza che hanno convinto il pm a chiedere le indagini e ad avanzare richiesta di rinvio a giudizio poi per il padre e la matrigna della ragazza (maggiorenne già nel 2015).