PARABITA (LECCE) – Ridurle a semplici “omelie” sarebbe quasi irriconoscente: in questi quattro anni la comunità di Parabita (insieme alla moltitudine di fedeli provenienti dai paesi limitrofi) si è resa edotta, di domenica in domenica, dei pensieri eruditi del giovane rettore Padre Francesco Maria Marino. Nato a Bari, figlio di umili genitori con lunga prole, studioso di teologia ma anche di psicologia, il padre domenicano si è da subito fatto apprezzare per la sua operosità e per la magnanimità con cui ha esposto le sue
“lectio magistralis”, di cui ogni fedele ha nel tempo fatto tesoro. I suoi insegnamenti, da portare a frutto durante i gesti quotidiani, erano sempre intrisi di una retorica e di un’oratoria talmente ricca da far sentire ogni credente realmente grato.
Si è celebrata questa sera l’ultima messa di Padre Francesco Maria Marino, che lascia Parabita perché Dio lo ha posto a guida pastorale di una delle Chiese più centrali di Napoli: la Basilica di San Domenico Maggiore.
Papa Gregorio Magno diceva che la parola cresce con chi la studia (“divina eloquia cum legente crescunt”) e il rettore uscente oggi ha sottolineato che dovremmo sentirci sempre inquieti, sempre scomodi sul cuscino e ha aggiunto: «l’inquietudine eucaristica ci deve spingere costantemente a compiere il bene, a fare di più, non come parte di un rito, di un insieme di gesti meccanici da compiere, che ci faccia sentire con la coscienza pulita, ma al contrario l’eucarestia ci insegna a metterci la faccia. Quando Gesù richiama gli “hypocrites”, si riferisce agli attori che a teatro mettevano la maschera, non rivelando il vero volto. Poi è arrivato Pirandello, che nel Novecento ci ha spiegato che esiste addirittura il “metateatro” e che troppo spesso si nasce recitando. È la recita nella recita. I nostri sono
stati quattro anni in cui abbiamo collaborato e ci siamo sentiti famiglia, in questo santuario, in questa cittadina, Parabita. Io ho cercato sempre di creare una sinergia con l’amministrazione comunale, con la scuola, con l’agenzia educativa – Chiesa, perché solo mettendo insieme le forze si può costruire qualcosa. Quando sono arrivato qui, alla mia prima esperienza, avevo tante paure, mai avrei immaginato di essere all’altezza. Sono partito dalla Parola, come Ministro della Parola, e ci siamo incontrati tutti a metà strada, in questo desiderio di scambio reciproco e fecondo, tra la vostra voglia di mettervi in gioco e la mia voglia di annunciarvi il Vangelo. Ed è tutto questo il bello: che una comunità come la vostra abbia imparato a leggere la Parola di Dio e a tradurla nella vita, che in questo modo si snoda come una matassa e si sbroglia giorno dopo giorno. Questa è la liturgia: “per ritus et preces”».
Al termine della celebrazione, le autorità parabitana hanno tenuto a ringraziare pubblicamente Padre Francesco: il sindaco Stefano Prete gli ha dedicato una lunga lettera e il dirigente dell’istituto scolastico Giannelli, Cosimo Preite, lo ha omaggiato di una pergamena e di un crocefisso realizzato a mano.
In questo duro momento storico, contrassegnato dalla pandemia del coronavirus (a causa della quale, lo ricordiamo, la Basilica della Madonna della Coltura ha purtroppo visto spegnersi Padre Pino, uno dei frati domenicani della Chiesa parabitana), accettare il saluto di Padre Francesco è assai più arduo, ma sapere che ora le messe possono essere viste in streaming tramite i “social” ci fa sentire tutti un po’ meno orfani di Padre Francesco. E magari potremmo recuperare qualche sua omelia da remoto. Che ci abbia tutti nel suo cuore e nelle sue preghiere.