Gli ultimi dati rispetto all’uso dei device digitali in Italia parlano di un incremento esponenziale. Smartphone, gaming, tablet e PC, ormai sono presenti in tutte le famiglie. Di conseguenza è aumentata la fruizione dei video in streaming e on demand.
Ormai i Social Network hanno preso il sopravvento nella nostra vita quotidiana e in questi due anni di pandemia sono stati un punto di riferimento per molti giovani e non solo.
L’età media relativa all’utilizzo si dispositivi e apparecchi è calata considerevolmente e pericolosamente, soprattutto in assenza di una scrupolosa vigilanza da parte dei genitori. Il loro utilizzo dovrebbe essere sempre monitorato da parte degli adulti che non dovrebbero delegare a una macchina il prezioso compito genitoriale. L’assenza di un’educazione e di un limite al loro utilizzo, può addirittura compromettere alcune aspetti della personalità dei ragazzi, come sosteneva il filosofo Karl Popper in “Cattiva maestra televisione”. Un saggio che oggi meriterebbe di essere aggiornato con una lunga lista di apparecchiature e media che accompagnano la quotidianità di molti bambini e adolescenti.
Abbiamo sentito il parere di Luigina Quarta, consulente informatico per diversi tribunali d’Italia, testimone dei più svariati reati informatici, come truffe, furto d’identità, pedofilia o revenge porn.
Ingegnere lei si occupa di reati informatici, è Consulente Tecnico d’Ufficio al tribunale di Lecce e non solo. Quali sono i reati maggiormente diffusi in rete?
Ritengo che la tecnologia sia utile e lo è stata soprattutto in questi due anni ma nasconde molte insidie ed è veicolo di odio e umiliazioni. Tanti ragazzi credono di restare anonimi nell’uso dei loro dispositivi e si sentono liberi di scrivere o accedere anche a siti ritenuti pericolosi. Utilizzano incautamente l’app Tik-Tok per condividere immagini e video di coetanei, spesso in tenera età, non consapevoli di finire sul web.
Inoltre questi ragazzi sono anche messi davanti all’uso inconsapevole di questi apparati, sono a conoscenza del Dark Web e del Deep Web, termini tecnici per definire la parte sommersa della Rete e quella profonda, sebbene spesso siano confusi e usati in modo interscambiabile. In realtà indicano due territori digitali differenti e, nella maggior parte dei casi, sono pericolosi per i ragazzi, spinti da curiosità e inconsapevoli dei rischi a cui vanno incontro. Nel calderone dei contenuti non indicizzati dai motori di ricerca, finisce quasi paradossalmente tutto ciò che del Web usiamo più spesso: i messaggi diretti, le email, e le transazioni bancarie, video ed immagini proprie. Inoltre, fanno parte della categoria, le pagine Internet a cui per accedere è necessario autenticarsi o fare il login. Inconsapevoli del rischio a cui sono sottoposti, tutte le loro informazioni presenti sui dispositivi, viene dirottata in rete. Oltre ai rischi sul piano legale, nel caso di incauti acquisti, il Dark Web espone anche a minacce di altra natura come l’alto rischio di hackeraggio, specie verso gli utenti meno esperti che si avventurano in territori sconosciuti. Alcuni esempi? Webcam hackerata per spiare gli utenti, dati sensibili rubati e materiale compromettente messo a disposizione di minori, anche con adescamento da parte di pedofili pronti al ricatto per video o immagini rubati all’insaputa dei malcapitati.
Si sente spesso parlare di adescamento di minori in rete. Come avviene? Quali sono le contromisure dei genitori per proteggere i figli?
Qual è stato il caso più increscioso e che dal punto di vista umano l’ha colpita di più?
I casi che ho seguito sono tanti, ed ogni volta mi hanno lasciato dispiacere nel cuore. Quello che non riesco ancora oggi a comprendere, è come mai i genitori cadano dalle nuvole quando scoprono che i figli, a notte fonda, navigano in siti pedopornografici o chattano con gruppi di persone fino al mattino. È inconcepibile.
La storia che mi ha rammaricato di più, è stata una delle mie prime perizie, quando ancora non avevo molta esperienza e non capivo quanto di brutto ci fosse dietro questi siti. Vedere certe immagini lascia il segno. Ascoltare l’audio di una violenza su un bambino, condiviso in rete tra pedofili, resta impresso nella memoria. Fu una vicenda relativa ad un comune salentino, uno dei primi casi di adescamento di minori. Un ragazzino veniva filmato dallo zio che abusava di lui e condivideva i video con una rete di pedofili.
L’incubo per il bambino finì quando ebbe il coraggio di filmare con il suo cellulare le violenze dello zio. Solo allora fu creduto.
Quale consiglio si sente di dare ai genitori e di conseguenza ai figli?
I ragazzi non devono mai accettare amicizie di persone che non conoscono o scriversi a siti di dubbia provenienza. Devono, uso l’imperativo, inserire sui propri profili social delle restrizioni ed evitare che il profilo utente risulti ‘pubblico’. I genitori non devono avere limiti d’accesso ai dispositivi dei ragazzi. Password o altre protezioni devono essere eliminate.
Quali saranno le insidie in rete nel prossimo futuro?
Christian Petrelli