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“Le infiammazioni croniche scatenate dalla cattiva alimentazione, dall’abuso di farmaci, proteine o vitamine ci espongono anche a rischi oncologici e cardiologici”. I consigli del nutrizionista Montinaro

Nutrizionista, dr. Cristiano Montinaro

LECCE – Siamo nell’era delle diete e delle cure fai-da-te: niente di più rischioso per la nostra salute. Il mancato rispetto delle competenze può indurci ad assumere cibi e prodotti che scatenano nel nostro organismo infiammazioni croniche da cui possono scaturire effetti irreparabili. Oggi ne parliamo con un esperto Nutrizionista, il dottore Cristiano Montinaro, operativo anche nel Centro Calabrese di Cavallino.

“Molti pazienti sottovalutano l’infiammazione o ‘Flogosi’: un’azione dannosa provocata  da agenti fisici, chimici e/o biologici. L’organismo si difenderà eliminando la causa del danno cellulare/tissutale e adoperando un processo riparativo. Spesso si tratta di una risposta adattativa di breve durata che vede integrarsi molti segnali complessi tra varie tipologie di cellule e organi. Una importante funzione immunologica viene operata dal microbiota gastrointestinale distribuito dallo stomaco al colon, c’è un vero e proprio scambio di informazioni tra microrganismi gastrointestinali e sistema linfatico tissutale (esposto agli antigeni alimentari sviluppa e stimola il sistema immunitario e l’espressione genica). In caso di malnutrizione calorico-proteica si assiste ad una depressione del sistema immunitario con maggiore sensibilità alle infezioni, al contrario, nel caso di malnutrizione per eccesso, si ha una iperstimolazione del sistema immunitario con aumentato rischio di patologie autoimmuni”.

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Dottore, come si verifica l’esistenza di questa infiammazione?

“Per verificare questa infiammazione si fa il test dei radicali liberi, che sarebbe un prelievo di sangue venoso (valutazione dei radicali liberi), oppure l’esame delle urine (valutando lo scatolo e l’indicano). Questo tipo di infiammazione può dare i problemi più svariati, anche di tipo cardiovascolare. Bisogna stare attenti ai cibi che aumentano l’indice di infiammazione: proteine e sostanze urticanti come il peperoncino e il pepe, ma anche tutto il junk food che riempie l’organismo di radicali liberi, esattamente come il cibo alterato e l’inquinamento. Sul banco degli imputati anche combinazioni di cibo errate che contribuiscono ad aumentare l’infiammazione. Poi mi sento di mettere in guardia tutti quelli che abusano di farmaci e di integratori che alterano il microbiota creando uno squilibrio infiammatorio che può interagire sul pancreas e su vari organi”.

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Molto spesso le persone preferiscono convivere con i propri problemi…

“La valutazione istaminica, che spesso non si fa, può essere fondamentale per studiare il meccanismo infiammatorio. Le persone devono imparare a rispettare le competenze, a rivolgersi al nutrizionista prima di prendere iniziative che riguardano l’assunzione di proteine, integratori, supplementazioni, vitamine e tanto altro.

Alcuni assumono zenzero perché credono che basti per superare un’infiammazione, ma la medicina è sempre personalizzata ed è necessario capire le quantità di cui ha bisogno il nostro organismo e i criteri precisi per assumerlo. Il nuotrizionista ha il ruolo di adattare al nostro microbiota la nostra alimentazione, per tutelarne l’equilibrio e anche per superare squilibri e malattie. Molti tumori partono da uno stadio infiammatorio. Molte tossine prodotte da uno stato infiammatorio, circolando nel nostro corpo, potrebbero sviluppare malattie gravi: ecco perché bisogna stare molto attenti a quello che introduciamo nel nostro corpo. La ricerca oggi e le evidenze scientifiche sono arrivati a concludere che il ruolo della flogosi (infiammazione) tende a iniziazione, progressione e riacutizzazione di malattie cronico-degenerative e nell’obesità. Tra le conseguenze cliniche rientra l’insulinoresistenza”.

Dunque, quello che mangiamo diventa fondamentale, ma anche il cibo che può fare bene deve essere assunto sulla base delle effettive esigenze di un determinato organismo…

“La dieta è uno dei fattori ambientali di maggiore impatto  sui livelli dei markers infiammatori, quindi il calo ponderale è associato ad una riduzione delle concentrazioni plasmatiche di questi indicatori flogistici (markers) che senz’altro annullano il potenziale fattore di rischio. L’assunzione di una dieta seguita e bilanciata in vitamine , minerali, fibra, antiossidanti, folati, flavonoidi, acidi grassi nobili omega 3, riducono sostanzialmente il rischio di sensibilità insulinica, sindrome metabolica, patologia cardio-vascolareNumerose sono state le ricerche per definire le molecole  ad azione antiossidante responsabili di un determinato effetto positivo e curativo sulla salute umana, bisogna pertanto considerare che nessun nutriente assunto isolatamente  può svolgere una funzione protettiva, mentre in sinergia  biochimica sì. La nutrigenomica rientra in questo processo complesso di ‘verifica clinica’, permettendo lo studio di come il cibo  sia in grado di intervenire sul nostro DNA per attivare quei geni impedendo insorgenza di alcune patologie. Concludo dicendo che dal nostro stile alimentare dipende il nostro profilo genetico, immunulogico, metabolico: più riusciremo a preservarlo da rischi, meglio potrà rispondere agli stimoli esterni che ogni giorno noi tutti ci sottoponiamo”.

 

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