LECCE – Circa 53 contatti telefonici nella sola giornata del tentato omicidio. Telefonate rifiutate, altre rimaste senza risposta ed altre ancora che, una volta risposte, avevano lo stesso tenore e lo stesso tono: minacce, anche di morte, ripetute, che si sono tramutate in terribile violenza nella tarda serata del 2 ottobre scorso.
Era una vera e propria persecuzione di uno stalker quella che avrebbe preceduto l’agguato a colpi di pistola che ha quasi ucciso Giovanni Doria, il 56enne di Calimera rimasto da allora gravemente invalido. A sparare sarebbe stato Antonio Sebastien Dell’Anna, 30enne di Merine, secondo quanto ricostruito dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Calimera e del Nucleo investigativo e reparto operativo della compagnia di Lecce.
Proprio il giovane arrestato, già detenuto in carcere per altri reati, sarebbe stato l’autore delle minacce telefoniche ricevute dalla vittima nei giorni precedenti e nel corso dello stesso giorno dell’agguato. È quanto emerge dalle pagine dell’ordinanza di misura cautelare in carcere che ha colpito nelle scorse ore Dell’Anna, a firma del gip del Tribunale di Lecce, Giulia Proto.
Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno fatto luce su questa circostanza a partire da alcune dichiarazioni rese da un amico d’infanzia di Doria, a cui quest’ultimo, poche ore prima dell’agguato, avrebbe confidato delle minacce ricevute. Il 56enne gli avrebbe detto che “da circa una settimana, qualcuno lo chiamava per telefono, lo minacciava di ‘spararlo in testa’”.
Sembra, però, che Doria non sapesse di chi si trattava, chi ci fosse dietro la cornetta, almeno a suo dire. “Non capiva chi lo stesse minacciando – prosegue l’amico di Doria – e continuava a dire ‘dice che mi deve parlare!’”.
In un secondo momento è proprio il confidente del 56enne che sente con le sue orecchie le minacce dello “sconosciuto”. Ai militari ha raccontato, infatti, che mentre i due erano insieme, Doria ha ricevuto l’ennesima telefonata da un numero sconosciuto, a cui si è proposto di rispondere al suo posto.
“Appena ho risposto, (una voce maschile dal tono minaccioso) […] scambiandomi per Giovanni, mi diceva ‘Sempre a ddhrai te giri?’. A ciò rispondevo che non mi sarei mosso e l’interlocutore mi diceva: ‘Sta bbegnu’” ha raccontato l’amico del 65enne. Da lì ad un’ora circa si sarebbe consumato l’agguato, in cui Doria ha rischiato di perdere la vita, morendo dissanguato. Circostanza che si è potuta scongiurare solo grazie alla tempestività ed efficacia dei soccorsi e dei successivi interventi.
Dalle ipotesi degli investigatori, a spingere Dell’Anna a compiere il tentato omicidio sarebbero questioni da ricondurre al controllo sulla piazza di spaccio tra Calimera e dintorni. Circostanza anch’essa emersa nel corso delle indagini sull’agguato del 2 ottobre scorso, quando un’amica di Doria ha riferito che l’uomo, da poco uscito dal carcere, trovandosi senza denaro, “aveva intenzione di prendere in mano la situazione a Calimera per iniziare a spacciare”.