Società 10: ho pensato tanto sul perché non avrei dovuto dare il massimo dei voti al Presidente Saverio Sticchi Damiani e ai suoi soci, al Direttore Generale Giuseppe Mercadante, ai colleghi Andrea Ferrante e Dario Sanghez e a tutti gli altri. Ho pensato e ripensato di motivare quel mezzo voto in meno pur di non scrivere 10. Poi ho smesso di pensare e l’ho scritto perché è quello che hanno dimostrato. La Serie A è l’esame più duro e loro l’hanno affrontato con impegno, professionalitá, con signorilità riconosciuta (non a caso il premio Giuseppe Prisco) e dimostrando di essere una società preparatissima che non deve guardare a casa di altri ma anzi è vista come modello dagli altri. La serata finale dopo Lecce – Bologna è la ciliegina di un’annata perfetta. Chapeau!
Direzione tecnica (Corvino – Trincherà) 9: è innegabile che loro veramente hanno dovuto far mangiare la squadra in un ristorante stellato con qualche euro in tasca. Come detto più volte, credo che questo sia il miglior Corvino della sua carriera perché in passato, anche a Lecce, aveva budget importanti per fare mercato; questa volta, invece, ha realizzato dei veri e propri capolavori con quei pochi euro. Ha avuto ragione su tutto o quasi. Innegabile che Bistrovic non fosse quel giocatore che lui stesso si aspettava; innegabile che dietro si sia fatta un po’ di confusione, prima con Cetin e poi con Romagnoli e Ceccheroni passando per Tuia; innegabile, soprattutto, che davanti mancasse il centravanti che, a prescindere dai gol, riuscisse a fare reparto. Detto ciò, però, ha tirato fuori dal cilindro colpi che saranno crack di mercato come Hjulmand, Gonzalez, Gendrey, Baschirotto, Strefezza e Banda spendendo un paio di milioni o poco più e tantissime idee. Corvino come il vino, più invecchia e più migliora.
Baroni 9: a volere la botte piena e la moglie ubriaca quasi sempre si finisce per non avere né l’una né l’altra. Chi si è lamentato del “non gioco” o della sterilità delle idee offensive dovrebbe sforzarsi di prendere i 13-14 “titolari” del Lecce e contare le presenze degli stessi in Serie A. Escludendo Di Francesco, i titolari del Lecce erano tutti esordienti del nostro massimo campionato; la maggior parte dei suoi ragazzi di qualsiasi massimo campionato europeo. Dovrebbe bastare questo dato per capire che impresa titanica ha compiuto Marco Baroni alla guida del Lecce.
Umtiti 10: una delle storie più belle che rimarranno per sempre impresse nella grande storia dell’US Lecce. È arrivato nel Salento piangendo, commosso da tanto affetto per un ragazzo che in pratica non giocava da quasi quattro anni. Certo, un ragazzo che si presentava da campione del Mondo in carica e come uno dei principali artefici di quella coppa riportata in Francia. Ha aspettato, forse anche troppo dal suo punto di vista, ma da quando quel ragazzo è sceso in campo con la maglia numero 93 a strisce giallorosse è esplosa la magia. Altro che giocatore finito, partita dopo partita ha dimostrato di essere uno dei migliori difensori del campionato; ha dimostrato al mondo del calcio che le sue letture tattiche, il suo senso della posizione, l’istinto sull’anticipo, la leadership disarmante esistevano ancora in lui ed erano messe totalmente a disposizione dei suoi compagni e di un intero popolo giallorosso. Gli stessi compagni che gli hanno riservato un abbraccio storico, fermando la partita, contro il Bologna; lo stesso popolo che col suo affetto ha fatto sì che Umtiti piangesse la seconda volta nel suo addio al Salento. E noi, abbiamo pianto insieme a te.
Strefezza 9: il secondo gradino del podio del gruppo squadra non può che andare al capocannoniere dei giallorossi. Dopo la stagione pazzesca dello scorso campionato ha replicato in questa, con la differenza che si trattava di Serie A. Non solo gol e assist ma anche tanto lavoro di sacrificio in fase difensiva, oltre a fungere da “banca” quando serviva mettere in cassaforte il pallone. Stagione della piena maturità calcistica che forse avrebbe meritato anche la soddisfazione di una convocazione azzurra.
Hjulmand 9: “il ragazzo si farà, anche se ha le gambe strette, quest’altro giocherà con la maglia numero 42”, il numero nella canzone però era il 7. È arrivato a Lecce come uno sbarbato ragazzino pagato qualche centinaia di migliaia di euro. Andrà via dal Salento da uomo, con la barba tipica dei guerriere nordici e facendo incassare alla società giallorossa decine di milioni di euro. La sua stagione è un inno al significato più elevato che può avere indossare la fascia di capitano. Ogni partita è sceso in guerra, calcistica si intende, in prima fila sventolando il vessillo giallorosso e suonando la carica. Ogni pallone recuperato un un proiettile sottratto agli avversari per proteggere i suoi compagni e lui, in questo, è stato di gran lunga il migliore della Serie A. Il ragazzo, si è fatto uomo.
Baschirotto 9: parliamoci chiaro, quando è stato annunciato il suo acquisto dall’Ascoli nessuno avrebbe mai lontanamente immaginato una stagione simile. Federico Baschirotto è la dimostrazione che il destino gioca spesso un ruolo determinante nella vita delle persone: preso per alternarsi con Gendrey in qualità di terzino destro ma una serie di infortuni hanno portato Baroni a dirottarlo al centro della difesa. Il suo campionato è quindi iniziato con l’entrata particolarmente maschia su Lautaro Martinez. Da lì in poi il Baschi difensore centrale si è imposto sull’intero campionato di Serie A seppellendo sotto i suoi muscoli attaccante dopo attaccante fino a guadagnarsi la convocazione del ct Mancini. Fata viam invenient, caro Federico.
Falcone 8,5: lui la Serie A l’aveva vissuta per 2 partite nella stagione 2019/20 e per 10 nello scorso campionato. Quest’anno non salta un minuto e si rende protagonista di una stagione da super portiere, tanto da esser convocato per uno stage azzurro a Coverciano. Se il Lecce, sino all’ultima gara col Bologna, era l’unica squadra nei massimi campionati europei ad aver subito massimo 2 reti in una singola partita, tanto lo deve alle sue parate. Se verrà riscattato, il Lecce avrà trovato il suo numero uno per i prossimi anni.
Blin 8: se con Baschirotto il destino si è palesato in maniera del tutto naturale, lui il destino se l’è dovuto andare a prendere per la seconda volta in due stagioni. Come lo scorso anno è partito indietro nelle gerarchie ma la sua presenza in campo si è rivelata man mano indispensabile. Ad un certo punto si è capito che c’era un Lecce con Alexis Blin e uno senza, quello senza mancava della sua seconda imprescindibile anima guerriera.
Gendrey 7,5: dalla staffetta dello scorso anno in B con Calabresi alla titolarità indiscussa di questo campionato. Una stagione ottima nella quale mantiene costantemente il suo rendimento sopra la sufficienza. Non ha picchi verso l’alto ma nemmeno verso il basso, le sue partite sono state sempre una certezza per corsia di destra, soprattutto in fase di non possesso palla. Se migliorerà le scelte negli ultimi trenta metri farà il salto di qualità.
Gonzalez 7,5: impossibile dimenticare i suoi primi tre quarti di stagione nei quali ogni partita fa stropicciare gli occhi a chi lo vede fare il grande tra i grandi, lui che solo qualche mese prima giocava il campionato Primavera. L’ultimo periodo è calato vistosamente pagando dazio per le energie psicofisiche spese correndo ovunque su tutti i campi di Serie A e togliendosi anche la soddisfazione di realizzare un gol e tre assist. Ribadisco quello scritto alla prima in A contro l’Inter: è nata una stella!
Pongracic 7,5: si è parlato troppo poco di lui solo perché gli infortuni si sono accaniti anche su di lui (dopo Dermaku, Cetin e in parte Tuia). Difensore di valore internazionale che quando ha giocato ha dimostrato di non essere inferiore a nessuno. Peccato averne goduto così poco.
Banda 7: il voto, ovviamente, valuta la stagione nella sua interezza e non i colpi che ha mostrato di avere nel suo repertorio. Questi ultimi sono da top player ma deve ancora imparare tanto del gioco del calcio. In tante partite, ad esempio, si è intestardito nel portare palla sbagliando una scelta dopo l’altra. Corvino ha portato nel Salento un diamante grezzo che sicuramente farà tesoro di questa stagione per brillare in maniera abbagliante nella prossima.
Di Francesco 7: l’unico giallorosso (insieme a Pezzella) che la Serie A la poteva considerare casa sua già da inizio stagione. L’esordio contro l’Inter aveva subito fatto capire le sue potenzialità in occasione della giocata che ha mandato in rete Ceesay. Poi un periodo di calo ha spinto Baroni a preferirgli Banda sino al ritorno prepotente del vero Federico Di Francesco, quello capace di ribaltare l’azione giallorossa grazie a strappi e giocate sopraffini. Chiude l’anno con 2 gol, 3 assist e tanti, tanti, tanti ripiegamenti difensivi.
Gallo 7: il giallorosso maggiormente migliorato rispetto alla Serie B dello scorso anno dove non era nemmeno certo del posto tra gli undici iniziali. Una freschezza atletica dirompente che l’ha portato a fornire prestazioni di assoluto valore nella massima serie dove si è dovuto confrontare con attaccanti esterni tra i più forti d’Europa. Quello che ha colpito è stata la crescita anche tecnica mostrando un sinistro davvero interessante.
Oudin 7: il voto, se si considera l’intera stagione, forse è generoso. Devo ammettere, però, di avere un debole per le sue giocate. Una classe, al servizio del suo genio, a tratti ipnotica. Le gare contro la Lazio e il Bologna sono un elogio alla bellezza in senso assoluto. Personalmente spero di poter ammirare ancora la magia del suo mancino in giallorosso.
Ceesay 6,5: al primo anno in Italia ha realizzato 6 gol, giocando per una neo promossa e condividendo la titolarità con Colombo, c’è chi ha fatto molto, molto peggio. Detto ciò, il problema di fondo è la sua scarsissima propensione nel giocare spalle alla porta. Probabilmente, anzi sicuramente, il suo ruolo naturale non è quello di centravanti in grado di catalizzare i palloni che arrivano dietro e far salire la squadra. Nonostante questo ci mette, quasi sempre, grandissimo impegno e spirito di sacrificio, fattori risultati fondamentali nell’economia del gioco giallorosso.
Colombo 6: il voto è cresciuto dopo il calcio d’angolo procurato contro il Monza e il rigore realizzato e scaturito proprio da quel calcio d’angolo. Nel suo bagaglio tecnico ha tutti i mezzi per essere un signor centravanti; nel calcio, però, gli aspetti che fanno fare i vari salti di qualità non risiedono tra i piedi ma nella testa. Sino a quando entrerà in campo svogliato, incapace di trovare stimoli per battagliare contro i difensori avversari, sacrificarsi per la squadra e fare le scelte migliori con la palla tra i piedi, rimarrà un bravo ragazzo che ogni tira fuori il gol da cineteca.
Pezzella 4,5: sarebbe dovuto essere uno dei pochissimi a cui i ragazzini di Baroni si dovevano aggrappare per andare incontro alle tempesta della Serie A; invece è stato lui ad aggrapparsi ai vari Gallo, Gonzalez e Hjulmand. Sono stati loro a doverlo portare a riva. Un vero peccato perché il giocatore che ha dimostrato di essere a Parma e a Bergamo era uno dei più forti esterni sinistri difensivi del campionato. Nel Salento si è presentato un calciatore del tutto involuto, un vero peccato, l’ho già scritto?
Gli altri:
Tuia 6,5
Romagnoli 6
Ceccheroni 6
Dermaku 6
Maleh 5,5
Askildsen 5,5
Helgason 5
Persson 5