CARMIANO – Tutto comincia venerdì, in un infuocato 24 luglio, nella frazione di Magliano, una donna non risponde più alle sollecitazioni del figlio 14enne: è svenuta, ha la febbre così alta che raggiungerà i 42 gradi. La scena è struggente, l’adolescente è nel panico. Interviene l’auto medica alle 15:30. Si fa fatica a respirare. L’aria sembra fuoco sparato dritto nei polmoni. La paziente è riversa per terra in uno stato comatoso: la temperatura è ancora a 40.4. Non è il primo intervento di questo tipo per i soccorritori del 118, che si muovono dentro pomeriggi infuocati, in una provincia enorme, con pochi mezzi e poco personale. I colpi di calore possono essere fatali per i più fragili, se non si interviene tempestivamente e adeguatamente. Il Pronto soccorso di Lecce scoppia di pazienti con queste problematiche in estate. Un tempo avevamo ospedali in ogni paese, ora abbiamo centralizzato, ma non funziona lo stesso: troppi accessi. Alcuni operatori leccesi avrebbero contestato l’accesso della donna al pronto soccorso leccese: suggerivano di portare la paziente in codice rosso a Scorrano. Ma gli operatori del 118 non hanno ritenuto che fosse giusto perdere altro tempo, fare altri chilometri. La donna è giunta in condizioni disperate alle 17:51 al Fazzi di Lecce. “La paziente è stata gestita all’inizio bagnando il suo lenzuolo e mettendolo in testa – riferisce una delle nostre fonti che si trovava lì in quel momento – Non c’era ancora il ghiaccio”. I medici non ci hanno messo molto a capire che il caso era gravissimo.
I 60 chili di ghiaccio regalati al Fazzi da una nota pescheria leccese per la terapia del freddo non sono stati utilizzati per far scendere la febbre, nonostante in un primo momento si sia parlato di un colpo di calore. È stato frustrante per i soccorritori del 118 vedere la donna coperta con quello che si era portata da casa, morire a 59 anni, dopo la lunga agonia davanti al proprio figlio minorenne. Una febbre di 42 gradi affrontata all’inizio, prima di essere intubata, con un lenzuolo bagnato, perché la paziente non rispondeva ad alcun tipo di farmaco (nemmeno al paracetamolo in vena). Il sistema del 118 non è potenziato: si possono fare solo alcuni esami veloci (pressione, saturazione, ECG, glicemia e temperatura). Il marito era fuori per lavoro: al suo ritorno la 59enne era già morta, si era spenta la notte, prima che fosse trasferita da Lecce nella Rianimazione di Casarano. Gli uomini e le donne del 118 ogni giorno devono coprire un territorio vastissimo, con 2 infermieri a bordo (uno sull’ambulanza e un altro sull’auto medica), un autista e il medico, per servire anche le marine colme di turisti. Notti da incubo per questi eroici lavoratori, piene di tante storie drammatiche, di chiamate inappropriate e di fatica. Tante vite vengono salvate, tante altre sfuggono tra le dita.
AGGIORNAMENTO:
A 24 ore dalla pubblicazione del nostro articolo l’Asl precisa che la donna era “già in coma (come abbiamo scritto nel nostro articolo ndr) ed è deceduta, per arresto cardiaco in ipertermia maligna, la notte tra il 24 e il 25 alle ore 1.17”. “La Signora, ci viene riferito dal Pronto Soccorso del nosocomio, ha ricevuto tutte le cure, rianimatore compreso, in emergenza ma non è fuoriuscita dallo stato di coma in cui era giunta” – precisa la direzione Asl. Evidentemente sono stati fatti ulteriori approfondimenti, perché i primi soccorritori hanno diagnosticato un colpo di calore.