Strateghi in Puglia: Alfonso Granafei Castriota

Alfonso Granafei Castriota nasce intorno al 1480 da una famiglia di origini albanesi trasferitasi a Napoli. Suo padre aveva giurato fedeltà ai sovrani aragonesi partenopei ed aveva chiamato i suoi figli maschi con i nomi di Alfonso, Ferrante e Giovanni. Nel 1499 convola a nozze con Cassandra Marchese, dalla quale in seguito si separa per unirsi a Giulia de Gaeta. Da questa unione nel 1516 nasce Costantino che per tutta la sua vita lamenterà sempre la sua sorte di figlio naturale e pertanto escluso dalla successione, nonostante fosse divenuto Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta. Nel 1513, intanto, era stato concesso ad Alfonso il titolo di Marchese di Atripalda.

Dopo aver troncato la relazione con la de Gaeta ed avendo ottenuto l’annullamento del precedente matrimonio, il 18 gennaio 1518 convola a nuove nozze con Camilla Gonzaga, stabilendo un’alleanza con i Signori di Mantova che, oltretutto, avevano interessi di natura finanziaria anche nel Regno di Napoli. Da quel momento ha inizio la carriera militare di Alfonso, infatti nell’ottobre dell’anno successivo è nominato Governatore di Terra d’Otranto, titolo triennale che gli verrà più volte rinnovato, mentre nel 1520 riceve il comando di una forza di 500 cavalieri.

Il 19 maggio 1528 la città di Gallipoli, rimasta fedele a Carlo V, chiede aiuto a Don Alfonso contro le incursioni condotte nella provincia dalle forze francesi agli ordini di Odet de Foix Signore di Lautrec. Il Castriota, muovendo le sue armate da Leverano per prestare soccorso ai Gallipolini, viene agganciato accidentalmente dalle armate francesi, provenienti da Avetrana, in contrada detta San Giuliano. Inevitabilmente divampa lo scontro e le forze transalpine riescono in breve tempo ad infrangere lo schieramento nemico, costringendolo ad una rotta disordinata. Lo stesso Alfonso Castriota è costretto a fuggire con soli quattro cavalieri in direzione di Gallipoli, dove preventivamente aveva fatto rifugiare la sua famiglia.

La rivincita tuttavia non tarda ad arrivare, infatti la mattina del 13 luglio le forze gallipoline, che Alfonso pone sotto il comando del nipote Pirro insieme a quelle spagnole di stanza nella cittadina, agganciano i Francesi in contrada Pergolaci, ora detta Madonna della Vittoria proprio in seguito all’esito dello scontro, nelle campagne fra Gallipoli ed Alezio. Questa volta sono gli Spagnoli ad aggredire violentemente lo schieramento francese, infrangendone le linee e costringendole ad una rotta disordinata verso Parabita. Giunti nei pressi della piazza, lo scontro si estende prima all’area circostante, quindi all’interno dell’abitato. Molti Francesi cadono sul campo mentre altri vengono fatti prigionieri. La vittoria dunque arride a Pirro Castriota, che prende possesso di Parabita e la cede a Gallipoli, insieme a quattro pezzi di artiglieria francesi requisiti.

Il successo galvanizza l’umore del Marchese di Atripalda che decide di chiudere definitivamente i conti con i Transalpini nella provincia. Riorganizzate nuovamente le forze vittoriose che hanno preso Parabita, Alfonso Castriota esce da Gallipoli alla loro testa, deciso ad affrontare il nemico prima che abbia il tempo di riorganizzarsi e di sferrare una controffensiva. Il suo piano mira ad una marcia verso nord, aggirando Lecce per puntare verso Squinzano, da dove intende sferrare l’attacco contro Campi, dove è stanziato il quartier generale nemico, sfruttando le alture circostanti, in modo da controbilanciare la superiorità numerica francese. Nel frattempo il Duca di Nardò, Belisario Acquaviva, proveniente da Taranto in suo soccorso, si stanzia in Trepuzzi, dove le due schiere si congiungono e marciano verso le posizioni previste per l’attacco. Il Lautrec, però, ne intuisce le intenzioni e muove le sue forze da Campi, deciso a sbarrare la strada ad Alfonso che, a sua volta, si trova costretto a deviare sulla destra per evitare un attacco dei Francesi sul fianco sinistro. L’aggancio fra le due armate avviene fra Trepuzzi e Squinzano, nella piana in declivio detta di San Luca, dal nome dell’omonima masseria, ancora oggi conosciuta come Monte della Battaglia. L’urto è violento ma le truppe filo spagnole ne escono vittoriose, cacciando le armate del Lautrec dalla provincia.

Alfonso Granafei Castriota trascorrerà gli ultimi anni della sua vita a Napoli dove morirà nel 1544. Tra le sue amicizie vanno annoverati diversi architetti militari come il dell’Acaya, l’Alarcon, l’Escrivà e il Menga.

Cosimo Enrico Marseglia

Nato a Lecce, città in cui vive. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito Italiano in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT presso la cittadella militare Cecchignola in Roma, ed ha prestato servizio come ufficiale dell’Esercito presso il 3° Battaglione Logistico di Manovra in Milano, il Distretto Militare di Lecce ed il Battaglione Logistico della Brigata Pinerolo in Bari. Dopo otto anni in servizio permanente effettivo, ha lasciato la carriera militare, dedicandosi alla musica jazz ed al teatro. Attualmente collabora con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento, come esperto di Storia Militare, e dal 2009 è ufficiale commissario del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Scrive per L’Autiere, organo ufficiale dell’ANAI (Associazione Nazionale Autieri d’Italia), Sallentina Tellus (Rivista dell’Ordine del Santo Sepolcro), per L’Idomeneo (Rivista dell’Associazione di Storia Patria) e per altre testate. Ha già pubblicato Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il Primo Impero vissuti sui campi di battaglia (2007), Il Flagello Militare. L’Arte della Guerra in Giovan Battista Martena, artigliere del XVII secolo (2009), Battaglie e fatti d’arme in Puglia. La regione come teatro di scontro dall’antichità all’età contemporanea (2011), Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini ufficiale medico C.R.I. fra ricerca e grande guerra (2015), Marseglia. Storia di una famiglia attraverso i secoli (2016), Contesa per Napoli. La Puglia ed il Regno di Napoli nelle guerre tra Spagna e Francia fra XV e XVI secolo (2024). per la Edit Santoro, e Attacco a Maruggio. 13 giugno 1637. Cronaca di una giornata di pirateria turca nel contesto politico-sociale europeo (2010) per la Apulus, quest’ultimo insieme al Dott. Tonino Filomena. Ha conseguito il Diploma Universitario in Scienze Strategiche presso l’Università di Modena e Reggio.