Ho evocato questo titolo, che attiene ad un’opera teatrale di Samuel Beckett, perché mi sembra che rappresenti magistralmente quello che è questo teatro dell’assurdo nel quale attualmente vive il Lecce.
Beckett ha rappresentato questa situazione esistenziale in cui si aspetta un avvenimento che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai e che di solito chi l’attende non fa nulla affinché si realizzi. I due protagonisti della commedia, due barboni, si limitano ad aspettare invece di andare incontro a Godot.
Che dire? Spostando tutto sul piano calcistico sembra che si possa parlare del Lecce. Del resto, tutti cosa aspettano? Ma, è ovvio, la promozione del Lecce in serie B, che date le previsioni della vigilia ed i pronostici di tanti illustri addetti ai lavori, da cui invito sempre i lettori a diffidare, è sempre considerata imminente, dato che si dice sempre essere il tasso tecnico elevato. Ma la realtà ci dice che è da tre anni che si attende e non si fa nulla perché questo si realizzi. I titolari dell’azione (Società e Presidenza) si limitano ad aspettare, invece di andare incontro a Godot, sperando che la promozione arrivi per volontà divina.
Fuor di metafora, allo stato attuale il Lecce è fuori dai playoff, ma non perché in testa alla classifica, ma come mi fa notare un caro amico, perché proprio fuori dal lotto della concorrenti. La partita giocata ad Ischia è degna di “Scherzi a parte” con una squadra, fra le big del torneo, che gioca con una delle ultime e passa in vantaggio. Chiunque è portato a pensare di una partita già finita con un risultato archiviato. Ci pensano invece Lopez e Felipe a creare un finale di commedia che, anziché essere lieto, rischia di finire in tragedia (sportiva s’intende!). Il Lecce sta vivendo uno dei periodi peggiori della sua storia perché tutto è basato sugli infingimenti. Come definire, se non una bugia, tutte le dichiarazioni tendenti ad avallare uno spogliatoio compatto? Cosa dire di una società che si ostina ad affermare di non aver bisogno di un bravo ed onesto Direttore sportivo, in quanto i quattrini occorrenti per pagare questa figura sportiva è opportuno che rimangano in famiglia. Ripeto ancora una volta: con i propri soldi si è padroni di fare e comprare ciò che si vuole ma, ci si ricordi, che acquistando una squadra si è obbligati ad acquistarne anche l’”animus” rappresentato dalla tifoseria che, al di là se paghi o meno il biglietto, ha il diritto-dovere di esprimere sempre le proprie opinioni.
Allora come si pensa di modificare questo disastroso momento? Non si sa. Non è il siluramento eventuale di Lerda che potrà modificare la situazione. Sapete che, personalmente dopo Frosinone, non ho condiviso la sua riconferma, visto quanto combinato nel dopo-partita; non si parte con un tecnico squalificato per quattro mesi! Ma comunque, “cosa fatta capo ha”. Credo sia necessario eliminare molte cariatidi, sostituendoli con giovani volenterosi, ripristinando pace e gerarchie nello spogliatoio ed in campo e dubito che il giovane Tesoro sia in grado di risolvere questo enigma ma, credo anche, che sia giunto il momento di andare incontro a Godot con una radicale opera di ristrutturazione.
Si cerchi di decidere senza tergiversare e senza chiedere aiuto ai tifosi la cui pazienza è ormai ai limiti. Qui non bisogna fare né quadrato né cubo, ma bisogna agire con intelligenza e senza presupponenza. Se si vuol fare qualcosa di buono, è necessario lavorare in ottica futura. Vi sembra che abbia un futuro una squadra abbondantemente sopra i trent’anni? Chissà se ci sarà una resipiscenza; visti i precedenti ne dubito ma, comunque, me lo auguro di cuore.
Mario La Mazza