Sempre meno matrimoni e un divorzio ogni quattro minuti. In Italia, negli ultimi trent’anni i matrimoni sono diminuiti del 32,4%, passando dai 373.784 del 1975 (con un indice pari al 6,7 per mille abitanti) ai 250.974 del 2005 (con un indice del 4,3).
Il mutamento della famiglia patriarcale in famiglia nucleare, una generalizzata disaffezione nei confronti del matrimonio a favore di diverse forme di convivenza, una crisi valoriale che riduce il matrimonio a mero contratto stipulato da due parti. Sono alcuni degli elementi che hanno determinato, oggi, una crisi della famiglia storicamente intesa, aprendo la strada verso la deriva di una istituzione che, colpita alle fondamenta, sta generando nuove emergenze sociali: ed è proprio il consumismo nei sentimenti e la perdita di progettualità nella costruzione delle relazioni, a dire di Maria Giovanna Ruo, avvocato e presidente della camera minorile nazionale Cammino, a determinare la fine in tribunale di 4 matrimoni su 10.
Secondi i dati elaborali dal “Sole 24 Ore”, in Piemonte e in Valle d’Aosta le separazioni sono state 486 su 1.000 nozze. A seguire Lombardia (472), Trentino Alto Adige (447) e Lazio (419). Ed è sempre il Nord del paese, con in testa la Liguria (377 su 1.000 matrimoni), ad aggiudicarsi il primato dei divorzi. Cifre più basse al Sud: le separazioni sono 218 su 1.000 nozze in Campania (che, tra l’altro, è la regione dove ci si sposa di più) e 240 in Puglia, dove vi è una separazione ogni 2 unioni. Una situazione migliore rispetto ad altre ma comunque allarmante, una realtà che sta determinando emergenze prima sconosciute, di tipo economico e sociale. Innanzitutto si sta delineando un nuovo tipo di povertà: in Italia sono 4 milioni i papà separati, 800mila dei quali, per far fronte alle esigenze delle separazione, sono costretti a vivere al di sotto della soglia dell’indigenza. E naturalmente sono i figli – contesi, reclamati, usati, strumentalizzati – le vittime designate di questa nuova realtà.
“La famiglia in crisi – ammette provocatoriamente Antonello De Leonardis (presidente Ge.Se.) facendo riferimento ai casi sempre più numerosi di cronaca nera – uccide più della mafia e della camorra”. Per questo è fondamentale il sostegno e l’intervento delle istituzioni nel fornire strumenti e servizi necessari, aderenti al modello attuale di unione, con una adeguata risposta in termini di politiche sociali.
Maura Corrado