
SCORRANO/SUPERSANO – Morì a soli due anni cadendo in un pozzo privo di protezioni in un terreno alla periferia di Scorrano. A distanza di quasi tredici anni da quella tragedia il proprietario dell’abitazione e della campagna dovrà risarcire il padre e i fratelli della piccola Maria Lucia Macagnino. Il giudice del Tribunale di Lecce, Angelo Rizzo, ha condannato Aldo De Pascalis, 58enne, di Scorrano a corrispondere ai familiari della vittima – assistiti dall’avvocato Giuseppe Gennaccari – quasi mezzo milione di euro così come stabilito con una sentenza depositata giorni fa.
De Pascalis era già stato condannato in sede penale con l’accusa di omicidio colposo. Il 9 aprile del 2003 dinanzi all’allora gip Ercole Aprile patteggiò sei mesi di reclusione – pena sospesa – con l’accusa di omicidio colposo perché “avrebbe omesso di collocare idonee ed opportune protezioni ad un pozzo cisterna”. I familiari della piccola, però, sono andati avanti con la loro battaglia. Hanno avviato un’azione civile citando a giudizio il proprietario dell’abitazione. E l’istruttoria ha stabilito l’esclusiva responsabilità risarcitoria del convenuto proprio “per una grave omissione di ogni cautela posta a tutela del pozzo cisterna”. Sono stati ascoltati diversi militari. In particolare, un maresciallo dei carabinieri di Scorrano ha raccontato di aver raggiunto l’abitazione di De Pascalis subito dopo la tragedia. Dichiarò di aver accertato l’esistenza di un pozzo “che non era recintato e non vi erano protezioni di rete talchè vi si poteva accedere senza problemi”. Eppure la piccola e i suoi tre fratelli venivano ospitati quotidianamente ed erano liberi di muoversi soprattutto in campagna in quella casa colonica dove lavorava la madre della bimba.
La tragedia risale al 15 aprile del 2002. La bimba raggiunge località “Macrini” alla periferia di Scorrano sulla via per Corigliano d’Otranto insieme alla madre e ai fratelli direttamente dal proprio paese di residenza, Supersano. Le due famiglie chiacchierano all’aperto poi la mamma di Maria Lucia si allontana in macchina e affida i figli alla padrona di casa. I fratelli della piccola rientrano a casa mentre Mara Lucia rimane in campagna. La bimba raggiunge il pozzo. Si sporge per guardare il fondo ma precipita all’interno e annega. A nulla serviranno i soccorsi sollecitati da un fratellino di Maria Lucia. E’ lo stesso proprietario di casa a calarsi nella cisterna e a recuperare quel corpicino ormai esanime.
Scattano le indagini. Il pozzo “maledetto” viene sequestrato. Si accertano le cause e le eventuali responsabilità ricadute sul proprietario del pozzo condannato in sede penale e civile per la morte di una bimba vispa e intelligente tanto da meritarsi il nomignolo di “farfallina”.
Francesco Oliva