LECCE – All’interno del Senato accademico il braccio di ferro tra gli uomini vicini a Laforgia e il rettore Vincenzo Zara non si placa. Il magnifico, supportato dai primi durante le elezioni, oggi è visto come un traditore dai laforgiani, anche perché ha rifiutato di caratterizzare il suo mandato nel segno della continuità. Eppure, Zara lo aveva chiarito durante la sua campagna elettorale: nelle interviste spiegava sempre di non voler essere etichettato come il continuatore di Domenico La Forgia, ma nessuno si sarebbe aspettato una rottura così marcata. Le persone vicine a Zara spiegano che dietro al “divorzio” tra ex rettore e nuovo magnifico ci sia proprio la «volontà di essere presente in tutte le scelte da parte di La Forgia», anche dopo la cessazione dell’incarico. Ora, attraverso Michele Emiliano, che lo ha eletto a capo del Dipartimento regionale dell’Istruzione e Università, l’ex magnifico continua ad essere «presente e influente» in altro modo. La battaglia continua anche all’interno del Senato accademico: il terreno di scontro sono i 50 milioni di euro che rischiano di andare in fumo, anche perché qualcuno si è convinto che sia superfluo mettere in piedi nuovi edifici, visto che gli iscritti sono in calo in alcune Facoltà.
Il 2 marzo 2016 è stata persino presentata alla Camera dei Deputati una interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, avanzata dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia e avente per oggetto le risorse del Piano per il Sud: per qualcuno sono spese superflue, ma quei soldi in realtà sono utili a nuovi laboratori e alla fondamentale manutenzione delle strutture già esistenti. Cresce il numero delle interrogazioni presentate in Senato accademico negli ultimi mesi. Un fatto che suscita curiosità. Il confronto col passato impone innanzitutto di osservare che il Senato ha dallo scorso maggio una nuova composizione, in secondo luogo consente di rilevare una maggiore vivacità del dibattito al suo interno, cominciata col durissimo scontro (che a onor del vero ha coinvolto anche docenti di altre sedi universitarie: Brescia, Bologna, Venezia) relativo alla sostituzione, apparsa forzata ad alcuni protagonisti, di tutti i componenti del precedente nucleo di valutazione (secondo gli i delusi, senza che ai precedenti fosse neppure data la possibilità di “ricandidarsi”).
Senza contare la scottante e non chiarita questione dei fondi relativi al finanziamento del Piano per il sud, che voci molto insistenti prevedono non saranno più disponibili per l’università del Salento, con conseguenze che non sono difficili da immaginare e che coinvolgeranno il territorio salentino e le sue già risicate prospettive di sviluppo. La battaglia si arricchisce di piccoli aneddoti, come la variazione dell’ordine dei ritratti nella galleria degli ex rettori, spiegata in modo non proprio convincente – secondo i laforgiani – con il richiamo, sembra errato, al sessantesimo anno dalla nascita di Unisalento e con il posto d’onore dovuto al primo rettore Codacci Pisanelli. Chi è vicino a Zara ha poi spiegato, in modo informale, che si tratta di un cambio necessario, visto che spiccava solo il ritratto di La Forgia ed era necessario valorizzare il fondatore: il costo dell’operazione sembra che si aggiri sui 20 euro.
I senatori hanno le bocche cucite, tuttavia, trapela la notizia che qualche problema si proflli con riferimento anche a dei fondi destinati all’Isufi e non è un mistero che le acque siano molto agitate anche tra gli studenti. A parte la lamentata presunta interferenza del Rettore nel corso della riunione del primo Consiglio degli studenti e agli strascichi che ne sono derivati, sembra che gli studenti siano gli uni contro gli altri già per alcuni episodi verificatisi durante lo svolgimento della campagna elettorale, anch’essi oggetto di un paio di interrogazioni in senato. Niente, però al confronto con le fratture registrate all’interno di Link, la organizzazione che ha più seguito tra gli studenti, all’indomani dell’elezione del Presidente del Consiglio degli studenti già invitato a dimettersi perché accusato di aver violato un codice di comportamento interno all’associazione (l’assemblea dell’associazione aveva dato indicazioni diverse circa il presidente da eleggere, tradite all’ultimo momento). Un fronte caldissimo, questo, che desta preoccupazione e che promette molte sorprese. Voci, però non confermate, riferiscono anche di due ricorsi elettorali per irregolarità che si sarebbero verificate durante lo spoglio delle schede. Insomma, il clima è avvelenato. Sembra che contrapposizioni e problemi in questo scorcio di metà mandato del rettore si stiano moltiplicando, coinvolgendo docenti, studenti, organismi di ateneo.
L’ex prorettore vicario, prof. Pasimeni, dalle pagine di un quotidiano locale invocava la settima scorsa da parte dell’attuale Rettore un bilancio di metà mandato, anticipando che i segnali non gli sembravano confortanti. Ebbene, la risposta non si è fatta attendere: eppure non è bastata a superare le perplessità. Il Rettore si è dichiarato ottimista circa la sua Unisalento, ma non ha affrontato la questione delle modifiche allo statuto – una bella gatta da pelare che si trascina da anni – delle polemiche relative al piano per il Sud, delle critiche mossegli in sede di approvazione del bilancio – nessuna entrata, nessun investimento, solo spese e fondi appena appena sufficienti a coprirle, almeno per il momento – della scottante questione dei 50 milioni di euro del Piano per il Sud che si rischia di non poter riacciuffare, delle durissime e insolite accuse rivolti dagli studenti riguardo al Consiglio degli studenti, nessun accenno ai sospetti circa l’avvenuta liberazione con una operazione giudicata da alcuni professori dubbia di un nucleo di valutazione che per le sue denunce costituiva una spina nel fianco per tutto l’Ateneo passato allo scandaglio. Il rettore risponde impassibile che le regole sono state rispettate.
Intanto è dell’ultima ora la notizia di una nuova analitica e pungente interrogazione provocata dalla replica del Rettore ad una interrogazione già presentata nei giorni scorsi, di cui abbiamo dato conto. La quaestio disputandi è ancora il piano per il sud. I riflettori sono accesi questa volta sulle accuse di incongruenze tra quanto riferito dal Rettore e alcuni fatti. Si parla con dovizia di dettagli di una delibera del Consiglio di amministrazione che non avrebbe affatto conferito l’incarico di redigere uno studio di fattibilità all’università di Firenze (anzi al contrario), di un crescendo di iniziative interne di alcuni organi periferici dell’ateneo che forse all’insaputa di quelli centrali hanno agito per ostacolare o addirittura per impedire la realizzazione degli interventi previsti dal piano per il sud, di alcune formali richieste di informazioni provocate dall’interrogazione parlamentare dell’onorevole Brescia del Movimento 5 stelle che aveva originato la prima interrogazione e che non sono state portate a conoscenza dei componenti del Senato. Se non è stato il Consiglio di amministrazione a deliberare l’affidamento dell’incarico all’università fiorentina (si riferisce, infatti, di un Consiglio di amministrazione che ha bocciato la proposta del Rettore) – chiede l’interrogante – come si giustifica la spesa di più di oltre dodicimila euro? C’è qualcuno che ha sbagliato? E chi? Si può ipotizzare un danno erariale?
Deve essere chiarita anche la posizione assunta da due dipartimenti dell’ateneo, quello di matematica e fisica, che agendo all’insaputa del Rettore, ha realizzato un proprio studio per chiedere di non dar seguito al piano di interventi edilizi contenuto nel Piano per il sud anche se già deliberato dal CdA, e quello di Giurisprudenza che, dando seguito all’iniziativa del primo, ha proposto una propria rimodulazione dello stesso piano. Il Rettore, però, nella propria risposta aveva affermato di aver stigmatizzato l’iniziativa del dipartimento di matematica e fisica e aveva garantito che essa non aveva avuto seguito. I fatti dicono che le cose sono andate diversamente. A fronte di una decisione di spettanza del Cda, gli altri organi dell’Ateneo avrebbero dovuto rispettarla e non ostacolarla e darsi da fare per rovesciarla. Due organismi periferici, due dipartimenti, avrebbero, invece, tenuto comportamenti in conflitto con altri organi di vertice dell’Ateneo, il Cda e il Rettore. L’interrogante ipotizza, fatti alla mano, che sia in atto un conflitto tra organi e chiede al Rettore di prendere provvedimenti perché ciò venga sanzionato e non si ripeta più.
E si chiede se non sia stato proprio tale conflitto tra organi, che il Rettore non ha risolto per tempo, a provocare i ritardi già denunciati circa la realizzazione degli interventi contenuti nel Piano per il Sud per i quali proprio in extremis, è stata chiesta una proroga. Altro aspetto poco chiaro è perché il Rettore abbia taciuto che l’iniziativa di Brescia (Movimento 5 Stelle) ha avuto un seguito. Egli lo ha negato, ma risulterebbe invece che vi siano state precise ed ufficiali richieste di chiarimenti e documenti all’Università del Salento. Perché questa mancanza di trasparenza – insiste l’interrogazione -? Insomma i contrasti interni e le cose da chiarire aumentano e di pari passo aumenta il numero delle interrogazioni. La nuova fase del mandato del rettore si apre così, tra problemi economici e situazioni conflittuali. Per non perdere i circa 50 milioni per l’edilizia universitaria, l’Università ha dovuto fare una richiesta di proroga, un giorno prima della scadenza: ora si spera di recuperare le somme per importanti interventi strutturali di manutenzione. Per il resto, la pace è ancora lontana.
Garcin